SIRIA. Sotto i colpi di mortaio

Missioni umanitarie in Siria 2014 – 2015

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Dicembre 2023 – Più di 4.360 persone, tra combattenti e civili, sono state uccise nella guerra civile in Siria nel 2023, tredicesimo anno dall’inizio dei combattimenti. Lo rende noto l’Osservatorio siriano per i diritti umani.

Presentando il suo rapporto all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, Paulo Pinheiro, capo della commissione indipendente del Palazzo di Vetro sulla Siria, definisce la guerra nel suo momento peggiore degli ultimi quattro anni. Si trovano in stato di necessità 15 milioni di persone. Turchia, Russia e Stati Uniti, nonché le forze legate alla popolazione curda nel nord-est, continuano a colpire target che comprendono bersagli civili.


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Novembre 2023 – La Francia ha emesso un mandato di arresto internazionale per il presidente siriano Bashar al Assad, accusato di complicità in crimini contro l’umanità per gli attacchi con le armi chimiche, nei sobborghi orientali e meridionali di Damasco, avvenuti nel 2013.
La sezione del tribunale di Parigi che si occupa di crimini contro l’umanità sta indagando sugli attacchi chimici dal 2021. La Francia rivendica la giurisdizione internazionale per i presunti crimini di guerra e contro l’umanità.
L’indagine ha fatto seguito a una denuncia presentata dalla NGO Syrian Centre for Media and freedom of expression (SCM), dall’associazione di avvocati Open Society Justice Initiative (OSJI) e dal Syrian Observatory for Human Rights (SOHR), organizzazione che documenta le violazioni dei diritti umani in Siria.


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Ottobre 2023 – Alta tensione in Medio Oriente. Non solo Israele e Hamas (con Hezbollah, Iran e Qatar sullo sfondo), il conflitto sembra essersi allargato anche alla Siria. Presunti raid aerei israeliani vicino l’aeroporto internazionale di Damasco e nei pressi di quello di Aleppo. I raid aerei avrebbero preso di mira depositi di armi iraniane, custoditi dagli Hezbollah libanesi filo-iraniani presenti in Siria.

Nelle regioni curde del nord, fino al Rojava, le autorità locali denunciano bombardamenti su larga scala da parte dell’esercito turco, sul quartiere di al-Misheirfah, nella città di Hasakah, a Amuda e Qamislo, contro scuole, ospedali, dighe, centrali elettriche, depositi di grano e altre infrastrutture civili. L’Amministrazione autonoma della Siria settentrionale e orientale (AANES) riferisce che le forze turche hanno compiuto raid anche nei pressi del campo profughi di Washokani, nel distretto di Hasakah, che ospita 16mila sfollati dell’operazione militare turca del 2019.
L’offensiva della Turchia contro i curdi di Siria arriva in risposta all’attacco terroristico dell’inizio di ottobre ad Ankara, contro il ministero degli Interni.

Secondo il Syrian Network for Human Rights, il regime siriano è accusato di aver ucciso almeno 15.000 persone, tra cui 190 bambini e 94 donne, sotto tortura nei suoi centri di detenzione da marzo 2011 – mentre sono quasi 136.000 le persone scomparse. Sono Canada e Paesi Bassi a portar avanti il caso presso l’International Court of Justice.


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Settembre 2023 – Dopo più di mezzo secolo dalla loro instaurazione, sono stati aboliti in Siria i tribunali militari di guerra, una istituzione extra-giudiziaria creata nel 1968 per reprimere forme di dissenso politico ostile all’allora nascente regime autoritario dominato dal partito Baath.

Delle 22 milioni di persone che abitavano il Paese mediorientale prima dell’inizio delle ostilità, oggi circa 7,5 milioni sono sfollati interni e altrettanti sono profughi nei Paesi limitrofi, Turchia, Libano, Giordania e non solo.
Il tessuto produttivo è decimato, la disoccupazione ai massimi storici, come l’inflazione.
La maggior parte dei rifugiati non intende tornare perché mancano le condizioni minime di sicurezza, con arresti e sparizioni forzate denunciate anche dall’Ufficio per gli affari umanitari delle Nazioni Unite (OCHA) e dal Syrian Network for Human Rights.
Da settimane le piazze della Siria sono tornate ad animarsi di manifestanti, non solo nell’area ribelle del nord-ovest, dove di fatto non si sono mai interrotte, ma anche nella città di Daraa, periferia di Damasco, e a Sweida.

Secondo un nuovo report pubblicato dal Jusoor Center for Studies, in collaborazione con InformaGene for Data Analysis Foundation, Mosca ha 120 basi militari in Siria, tra cui Latakia e Tartous, ribadendo il suo ruolo di storica alleata del regime di Assad.
Dopo lunghe trattative, è stato raggiunto un accordo con il governo siriano e la Russia per riaprire il principale valico di frontiera dalla Turchia per consentire la consegna di aiuti umanitari. Per i prossimi sei mesi, il valico di frontiera di Bab al-Hawa, che collega la Turchia meridionale alla Siria del nord-ovest, sarà accessibile e consentirà l’assistenza umanitaria.

Il presidente cinese, complice l’invito ad Hangzhou al leader di Damasco per l’inaugurazione dei Giochi asiatici, annuncia un vero asse fra Pechino e Damasco. Attraverso la Belt and Road Initiative, la Cina è disposta a dare un contributo positivo alla pace e allo sviluppo regionale e mondiale, ha dichiarato Xi Jinping, esprimendo il suo sostegno alla sovranità e all’integrità territoriale della Siria, nonché agli sforzi delle capacità antiterrorismo e alla ricerca di una soluzione politica.


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Agosto 2023 – La normalizzazione tra il governo siriano e i paesi arabi procede dopo il ripristino, nei mesi scorsi, dei rapporti diplomatici e politici tra Damasco e i paesi membri della Lega Araba. A Il Cairo, in Egitto, si sono svolti incontro bilaterali di politica estera tra i Paesi membri del cosiddetto Gruppo di Amman (Siria, Giordania, Arabia Saudita, Iraq ed Egitto).

Secondo il portale The Syria Report, il governo siriano ha autorizzato due società di proprietà saudita a investire nei settori dei fosfati, dei fertilizzanti e del cemento, un raro esempio di investimenti sauditi nel paese dall’inizio del conflitto del 2011. Per anni ai ferri corti con Damasco, Riad ha ripristinato i rapporti politici e diplomatici con il governo siriano solo negli ultimi mesi.
Nonostante le sanzioni permangano, gli equilibri geopolitici che interessano la Siria stanno mutando rapidamente. Nazioni fino a poco tempo fa ostili ad Assad, stanno ora aprendo al governo siriano. È il caso degli Emirati Arabi Uniti e, soprattutto, dell’Arabia Saudita. A lungo, sostenitori e finanziatori di gruppi armati siriani ostili al governo con l’obiettivo di farlo cadere, ora i sauditi si sono trasformati nel principale sponsor di Assad. Preso atto del fallimento delle rivolte antigovernative e delle primavere arabe, l’Arabia Saudita ha identificato nel governo siriano l’unico attore in grado di esercitare una statualità su parte del territorio siriano e quindi nel veicolo per tornare a essere presenti economicamente e politicamente in Siria. Riad ha assicurato che farà pressioni sugli Stati Uniti perché rimuovano le sanzioni e ha promesso miliardi di investimenti in Siria.


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Luglio 2023 – Il passaggio di aiuti umanitari dell’ONU dai valichi di confine tra Turchia e Siria sarà controllato dal governo siriano. I valichi in oggetto, in particolare quello di Bab al-Hawa, sono gli unici a consentire l’accesso alle regioni del nord della Siria, controllate dalle milizie curde, dall’Esercito Siriano Libero e dal gruppo militante Hay’at Tahrir Al-Sham. Questa approvazione prima non era necessaria, grazie a una risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (Unscr 2672), risalente al 2014, che consentiva alle associazioni umanitarie il libero passaggio dai valichi. Nelle aree del nord della Siria milioni di persone vivono in condizioni estremamente precarie e l’80% dei bisogni è soddisfatto dagli aiuti internazionali.
La prima bozza di risoluzione, presentata da Brasile e Svizzera, chiedeva una proroga di nove mesi e includeva un paragrafo sull’espansione delle operazioni transfrontaliere, l’aumento dei finanziamenti, il potenziamento delle attività di ricostruzione e un’azione mirata contro le mine. Sebbene 13 dei 15 Paesi in seno al Consiglio abbiano votato a favore della risoluzione, questa è stata respinta dal voto negativo della Russia, uno dei cinque membri permanenti. La Cina, altro membro permanente, si è astenuta.


Giugno 2023 – Il 90% della popolazione siriana vive sotto la soglia di povertà dopo oltre 12 anni di guerra e un terremoto che 4 mesi fa ha devastato la vita di 9 milioni di civili, causando decine di migliaia di vittime. In intere aree del Paese la popolazione è costretta a fare i conti con la mancanza di elettricità o acqua potabile.
Attacchi aerei attribuiti a Israele sopra l’area
sud-occidentale della capitale Damasco, hanno causato gravi danni materiali. Le difese aeree siriane hanno abbattuto alcuni dei missili lanciati da Israele.
La Siria si riappropria del suo seggio in seno alla Lega araba, di cui fu una delle principali fondatrici nel 1945. Ne fu estromessa nel 2011, in seguito alla guerra civile. Come diretta conseguenza della crisi umanitaria, la Lega Araba, composta da 22 nazioni, ha posto fine all’isolamento regionale della Siria.


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Maggio 2023 – Nella dichiarazione finale della riunione tenuta ad Amman dai ministri degli Esteri di Giordania, Arabia Saudita, Egitto, Iraq e Siria è stata sottolineata la priorità di porre fine alla crisi siriana, attraverso una soluzione politica che preservi l’unità, la coesione e la sovranità della Siria, soddisfi le aspirazioni del suo popolo e contribuisca alla promozione di condizioni favorevoli al ritorno volontario e sicuro dei rifugiati, alla partenza di tutte le forze straniere illegali dalla Siria, alla realizzazione degli interessi nazionali e al ripristino della sicurezza, della stabilità e del ruolo della Siria.


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Aprile 2023 – Il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu ha affermato che non ci sarà un ritiro delle truppe turche dal nord della Siria senza un processo per la transizione politica a Damasco.
Intanto il governo siriano ha condannato il nuovo pacchetto di sanzioni economiche imposto dall’Unione Europea. Il Consiglio europeo ha imposto nuove sanzioni a 25 tra individui ed entità siriane accusate da Bruxelles di essere legate alle reti di produzione e traffico di anfetamine che fanno capo al sistema di potere capeggiato da Assad.

Nuove accuse di abusi e violazioni dei diritti umani nei confronti dei rifugiati siriani in Turchia, mentre in Libano si fa sempre più concreto il pericolo di deportazione in un clima di crescente insofferenza. Secondo il rapporto pubblicato da Human Rights Watch le guardie di frontiera turche non esitano a sparare, torturare e usare eccessiva forza contro i siriani che cercano di fuggire da un Paese devastato dalla guerra.


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Marzo 2023 – Il presidente russo ha ospitato a Mosca il leader di Damasco, Bashar al-Assad, per provare a spingerlo verso una riconciliazione con Erdogan. La mediazione di Mosca, approvata dalla Cina, punta a eliminare la presenza americana dal nord della Siria.

Stati Uniti, Francia, Germania e Regno Unito hanno ribadito che non normalizzeranno le relazioni con la Siria fino a quando non ci saranno progressi autentici e duraturi verso una soluzione politica al conflitto.

Data la gravità della crisi umanitaria in Siria, ulteriormente accentuata dal terremoto, lo scorso febbraio l’Unione Europea ha rivisto le sue misure nei confronti della Siria al fine di includervi un’eccezione umanitaria temporanea su larga scala. Per i prossimi sei mesi, l’UE esenterà una serie di organizzazioni umanitarie dall’obbligo di autorizzazione preventiva per effettuare trasferimenti o fornitura di beni a persone ed enti sanzionati, qualora ciò si rivelasse necessario per l’invio di aiuti umanitari.


Febbraio 2023 – Ha superato i 50mila morti e provocato distruzioni enormi in un’area abitata da oltre 23 milioni di persone, il bilancio del devastante sisma che il 6 febbraio ha colpito la regione al confine tra Turchia e Siria.
L’area nord-ovest della città turca di Gaziantep è stata parte dell’epicentro del sisma, con conseguenze disastrose non solo nei centri urbani, ma anche nei paesi e nei villaggi rurali circostanti.

In Siria inoltre si contano più di 13,5 milioni di persone bisognose di assistenza umanitaria dopo 12 anni di guerra. Il 90% delle persone vive sotto la soglia di povertà e molte infrastrutture sono inagibili. Il terremoto ha peggiorato le cose, rendendo ancora più difficile portare aiuto e investire nella ricostruzione.


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Gennaio 2023 – Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha votato all’unanimità un progetto di risoluzione che estende l’autorizzazione del meccanismo di consegna degli aiuti alla Siria per altri 6 mesi. L’autorizzazione consente la fornitura di assistenza umanitaria alla Siria dalla Turchia tramite Bab al-Hawa senza richiedere il consenso del governo siriano.

Nel corso del 2023, a dodici anni dall’inizio del conflitto, in Siria si stima che 15,3 milioni di persone avranno bisogno di assistenza umanitaria, con un aumento di 0,7 milioni rispetto al 2022. Il protrarsi dei combattimenti in diverse parti del Paese e il continuo deterioramento della situazione socioeconomica rendono il quadro sempre più complesso. Il 77% delle famiglie siriane non ha un reddito sufficiente a coprire i bisogni più elementari, mentre quasi il 60% della popolazione ha accesso all’elettricità solo tra le tre e le otto ore al giorno.

Amnesty International ha sollecitato il governo siriano a porre fine al brutale assedio delle aree a maggioranza curda della parte settentrionale della regione di Aleppo, la cui popolazione non riesce ad avere accesso a beni essenziali. Queste aree, che comprendono i quartieri di Shelih Maqsoud e di Ashrafieh, nella zona nord della città di Aleppo, e una cinquantina di villaggi nella zona di Shahba, sono sotto il controllo di consigli locali curdi affiliati all’Amministrazione autonoma del Nord e dell’Est della Siria.


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Dicembre 2022 – Secondo quanto dichiarato dall’Osservatorio siriano per i diritti umani, almeno 3.800 persone sono morte nelle violenze in Siria nel 2022, il bilancio più basso dall’inizio della guerra nel Paese. Dopo anni di combattimenti e bombardamenti mortali in seguito alla brutale repressione delle proteste antigovernative da parte del regime nel 2011, negli ultimi tre anni gli scontri sono praticamente cessati. Si verificano combattimenti occasionali e sporadici, oltre ad attacchi jihadisti soprattutto nella parte orientale del Paese.

Lo Stato Islamico continua ad essere presente e a colpire in Siria e Iraq, favorito anche dalle offensive avviate dalla Turchia nei territori dei due Paesi contro i gruppi armati curdi e dagli attacchi lanciati dall’Iran al confine iracheno. A renderlo noto è il capo del comando centrale degli Stati Uniti (Centcom), il generale Michael Erik Kurilla, in un rapporto sui risultati della Coalizione internazionale contro lo Stato Islamico.

La Turchia ha accettato di ritirare le sue truppe dal Nord della Siria. Decisione a seguito dell’intesa che sarebbe stata raggiunta a Mosca tra i ministri della Difesa di Turchia e Siria.


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Novembre 2022 – Non si arresta l’epidemia di colera in Siria, iniziata lo scorso settembre. Le aree più a rischio di diffusione sono i governatorati nel Nord, al confine con la Turchia. Ma, ad oggi, in tutti i 14 governatorati del Paese sono stati riportati casi di colera. Le ultime cifre segnalano più di 46.000 casi sospetti.
Russia e Stati Uniti collaborano su un fronte comune, quello di fermare l’offensiva di terra del presidente turco nel nord della Siria. Erdogan da mesi prospetta un’operazione militare speciale contro le presenze curdo siriane oltre il confine.
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Ottobre 2022 – Gli effetti della siccità che ha colpito il Paese aggrava la già tragica situazione umanitaria con cui deve fare i conti una popolazione stremata da una guerra, che in più di 10 anni, ha devastato intere città.

Aumentano i problemi per Hayat Tahrir al-Sham, nel nord della Siria. Ai bombardamenti russi su Idlib e alla guerra interna contro le altre milizie alleate della Turchia, si sono aggiunte proteste popolari sempre più diffuse nell’area settentrionale di Aleppo.

Ritrovato a Rastan, nel nord della Siria, un antichissimo mosaico di epoca romana che raffigura la leggendaria guerra di Troia. Un’opera d’arte unica nel suo genere, non solo per via dei soggetti rappresentati, ma anche delle sue incredibili dimensioni.


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Settembre 2022 – Il Parco Archeologico di Ebla, a circa 60 chilometri a sud-ovest di Aleppo, nella Siria meridionale, è stato liberato dal governo di Damasco, in Siria, dopo anni di occupazione da parte delle truppe irregolari di al-Qaeda. Rimangono invece in pericolo nel museo della vicina Iblid, sotto occupazione turca, molti dei tesori di quella che è stata una delle città più importanti e potenti del medio oriente antico tra il 2500 e il 1600 a. C., e in particolare migliaia di preziose tavolette cuneiformi dell’archivio reale del 2350 a.C., testimonianza dell’esistenza nella Siria di 4mila anni fa di un regno avanzato e potente.

Nelle ultime settimane, in concomitanza con i negoziati sul nucleare iraniano, si sono intensificati gli attacchi di Stati Uniti e Israele su postazioni e depositi di armi ritenuti legati all’Iran. Colpito anche l’aeroporto di Aleppo.


Agosto 2022 – Dopo il disimpegno americano che ha aperto le porte a quella che è di fatto un’incursione turca in territorio siriano, con la creazione di una ‘zona cuscinetto’ profonda 30 chilometri, uccisioni e violenze nei confronti della popolazione commesse dalle milizie islamiste cooptate da Ankara ed esodi di massa della popolazione locale, Ankara è tornata a compiere raid sulle città del nord-est siriano a maggioranza curda.

Si terranno il prossimo 18 settembre le elezioni amministrative in Siria. Si andrà al voto nonostante circa la metà dei 20 milioni di siriani si trovi all’estero come profughi fuggiti dalla guerra e senza prospettive di tornare in patria. Si tratta delle seconde elezioni amministrative dall’inizio del conflitto armato scoppiato nel 2011. Le consultazioni locali sono per il rinnovo dei consigli municipali delle località sotto controllo governativo. L’intervento militare russo a fianco delle truppe di al-Assad a partire dalla fine del 2015 ha consentito alle forze lealiste di riprendere il controllo formale di ampie porzioni del territorio nella Siria centrale. Rimangono fuori dal controllo di Damasco le regioni dell’est e del nord-est, in mano a una coalizione di forze guidata dal Partito dei lavoratori curdi (Pkk) sostenuto dagli Stati Uniti, e le regioni del nord-ovest sotto controllo e influenza turchi.


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Luglio 2022 – L’ingresso degli aiuti umanitari in Siria è stato al centro di un’accesa discussione durante il Consiglio di sicurezza dell’ONU. La Russia, storica alleata del regime di Bashar al-Assad, ha infatti posto il veto al rinnovo per un anno della risoluzione 2585, che prevede l’ingresso di convogli umanitari nell’area nord-occidentale, attraverso il valico di Bab al-Hawa, che collega la Turchia alla Siria. Mosca spinge per la gestione esclusiva degli aiuti dal governo di Damasco, impedendo così alle popolazioni nelle zone sotto il controllo delle opposizioni di avere accesso diretto alle forniture di beni di prima necessità.

In attesa del via libera per una vera e propria operazione militare di terra, la Turchia continua a colpire il Rojava dall’alto, danneggiando non solo l’apparato politico della rivoluzione ma anche quello militare. Con ricadute negative anche sulle operazioni anti-terrorismo portate avanti nella regione dalle Forze Democratiche Siriane con il coordinamento americano.

Gli Stati Uniti mettono a segno un nuovo colpo contro l’ISIS. Nell’area di Jindaryis, a pochi chilometri da Aleppo, ucciso Maher al-Agal, capo dell’organizzazione in Siria e uno dei principali leader del Califfato nella regione.


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Giugno 2022 – La vita in Siria sarebbe dovuta migliorare dopo la sconfitta dello Stato Islamico nel 2019 e la riconquista, da parte del regime, di ampie porzioni di territorio controllate dai ribelli. Invece è peggiorata. L’elettricità è più spesso assente che funzionante. La popolazione delle aree sotto il controllo del regime si è dimezzata dall’inizio della ribellione nel 2011. Il 90% di loro vive in povertà e molti sopravvivono grazie agli aiuti stranieri e alle rimesse dall’estero.
Assad si arricchisce anche con il gas, la benzina e l’elettricità. Il presidente rifornisce i power broker libanesi. Ma la fonte di guadagno più redditizia è la droga. Secondo il New lines institute for strategy and policy di Washington, quindici fabbriche all’interno delle sue roccaforti producono il captagon, un’anfetamina. Altre venti aziende più piccole producono la sostanza vicino ai confini con il Libano e la Giordania. Alcune hanno diversificato la produzione, dedicandosi ai cristalli di metanfetamina. Il narcotraffico permette a Assad di garantirsi la fedeltà dei suoi concittadini alawiti, la minoranza religiosa musulmana che da tempo costituisce la base del suo regime.

Ha preso il via a Nur Sultan, capitale del Kazakistan, il 18mo incontro internazionale degli Astana Peace Talks. In qualità di Paesi garanti, le delegazioni di Russia, Turchia e Iran (che hanno avviato il processo di pace di Astana nel gennaio 2017) incontreranno il governo siriano e le forze di opposizione.


Maggio 2022 – Israele ha colpito diversi siti alle porte di Damasco, usando missili lanciati dalle alture del Golan. Il Syrian Observatory for Human Rights ha riferito che gli obiettivi dell’attacco erano basi dell’esercito e delle milizie iraniane in un sobborgo della capitale siriana.

Le forze militari statunitensi stanno ampliando la loro presenza nel nord e nord-est della Siria: a Tabqa, nella regione di Raqqa, e a Manbij, nella regione di Aleppo. La presenza militare russa nella Siria nord-orientale si è estesa invece nella zona di Qamishli e al-Hasakah.

La Siria rimane la più grave crisi mondiale per numero di persone costrette alla fuga. Più di 13 milioni di persone sono fuggite dal Paese o sono sfollate all’interno dei suoi confini. Un quarto di tutti i rifugiati nel mondo sono siriani.
La Turchia continua a ospitare la più vasta popolazione di rifugiati al mondo, compresi 3,7 milioni di siriani, mentre il Libano e la Giordania sono fra i Paesi con il più alto numero di rifugiati pro capite. Più di 6,9 milioni di persone sono ancora sfollate all’interno del territorio siriano e 14,6 milioni di persone necessitano di aiuti umanitari e di altre forme di assistenza. La Giordania accoglie oltre un milione di profughi siriani, arrivati tra il 2011 e il 2016, anno in cui la frontiera è stata chiusa. Solo 700 mila siriani sono registrati all’UNHCR e circa il 20% vive nei campi profughi di Za’atari, nel nord del Paese, o di Azraq, a sud. Gli altri vivono in abitazioni private o in accampamenti di fortuna. Nel 2018 la frontiera giordana è stata riaperta per incoraggiare il ritorno a casa dei rifugiati. Pochi però hanno scelto di tornare.


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Aprile 2022 – La Siria sta ancora vivendo le più gravi conseguenze del conflitto.
I fronti di combattimento più caldi rimangono quelli settentrionali. Qui vige un cessate il fuoco mediato nel gennaio 2020 da Russia e Turchia. Scontri si sono registrati lungo la strada tra la cittadina di Azaz e il valico frontaliero di Bab al-Salama, a nord di Aleppo.

Secondo il Syrian Observatory for Human Rights, gli attacchi aerei russi in Siria sono tornati a salire di intensità contro postazioni ISIS nel triangolo di territorio tra Homs, Raqqa e Deir Ezzor, in un’area dove insorti locali affiliati all’ISIS continuano a condurre attacchi contro militari governativi e jihadisti sciiti filo-iraniani.

Con il blocco delle esportazioni navali, a Damasco arriva sempre meno cibo e lo spettro di una crisi alimentare è dietro l’angolo.


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Marzo 2022 – Nel marzo del 2011 i siriani scendono in piazza a Dara’a, nella Siria meridionale, per un’inedita protesta contro Bashar al-Assad. Un fatto senza precedenti nei 40 anni al potere della famiglia Assad. La reazione delle autorità di Damasco è durissima. Nel sangue vengono represse manifestazioni e cortei pacifisti.
La rivoluzione si trasforma in un lungo e sanguinoso conflitto, la Siria in un campo di battaglia.
In undici anni di guerra sono mezzo milione le persone uccise e identificate. Se si contano anche le persone non identificate il numero sale a 610 mila. Di questi più di 160 mila sono civili, secondo i dati del Syrian Observatory for Human Rights. Il numero totale di bambini uccisi o feriti, dall’inizio della crisi, è di circa 13.000. Mine antiuomo, residuati bellici esplosivi e ordigni inesplosi sono stati la causa principale di questi incidenti.
Circa 12 milioni di persone, il 55% della popolazione, vivono in uno stato di insicurezza alimentare. 2,5 milioni di bambini non vanno a scuola.
Più di 13 milioni di persone sono fuggite dal Paese o sono sfollate all’interno dei suoi confini.


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Febbraio 2022 – Raid antiterrorismo contro il leader dello Stato Islamico, Abu Ibrahim al-Hashimi al-Qurayshi, e funzionari della sua amministrazione, da parte di forze speciali statunitensi.
L’operazione è avvenuta nella provincia di Idlib, nel Nord-Ovest della Siria. Il raid ha colpito un’area densamente popolata vicino alla cittadina di Atmeh, dove decine di migliaia di sfollati dalla guerra siriana vivono in campi improvvisati o in alloggi sovraffollati.
La provincia di Idlib e una fascia di territorio ad essa circostante è in gran parte controllata dal gruppo Hyat Tahrir al-Sham, l’ex Fronte al-Nusra, che ha fatto parte di al-Qaeda fino al 2016. Diverse figure di estremisti stranieri che si sono staccati dal gruppo hanno costituito il gruppo Huras al-Din, designato come organizzazione terroristica straniera, che negli ultimi anni è stato bersaglio di attacchi della coalizione a guida statunitense.


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Gennaio 2022 – Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha riferito nel rapporto presentato al Consiglio di Sicurezza, che il 90% della popolazione siriana vive in uno stato di povertà. Inoltre il 60% dei siriani soffre di insicurezza alimentare, mentre più di 7 milioni di abitanti non possono usufruire di strutture sanitarie che rispondano agli standard internazionali. Almeno 9 milioni di siriani vivono in aree non controllate dal governo di Damasco e, di questi, più di 5 milioni necessitano di aiuti umanitari. Il rapporto è stato elaborato per sostenere la proroga della risoluzione 2585, che regola il meccanismo di trasferimento di aiuti umanitari tramite Bab al-Hawa, valico che collega la Turchia alla regione siriana nord-occidentale di Idlib.

Il 2022 è iniziato con il lancio di attacchi, da parte di aerei da guerra russi, contro diverse zone della siria nord-occidentale, dal capoluogo omonimo di Idlib, alle cittadine di Kansafra e al-Jadida, fino a Jisr al-Shughur. Nel frattempo, le forze dell’esercito siriano, legate al presidente Bashar al-Assad, hanno colpito alcuni villaggi situati nelle aree periferiche meridionali di Idlib e nella periferia ovest di Aleppo. Ad oggi, Idlib rappresenta l’ultima roccaforte controllata, in buona parte, dai gruppi di opposizione, e ospita circa 4 milioni di abitanti, di cui un milione di sfollati interni. All’inizio del 2020, i presidenti di Turchia e Russia, Recep Tayyip Erdogan e Vladimir Putin, hanno raggiunto un accordo di cessate il fuoco nel governatorato, esteso al termine dei colloqui svoltisi a Sochi nel febbraio 2021. L’intesa di Mosca e Ankara ha fatto sì che nessuna delle parti belligeranti lanciasse una più ampia offensiva e ha assicurato una parziale stabilità nella regione.


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Dicembre 2021 – Arrivata in Siria dal Libano, con l’esplosione della guerra, oggi continua il massiccio incremento del traffico di captagon, anfetamina sintetizzata in laboratori clandestini. Originariamente usata per curare il deficit di attenzione e la narcolessia, venne dichiarata illegale nel 1981, quando aveva ormai preso piede negli stati del Golfo Persico.

Secondo l’ultimo report di Amnesty International, decine di migliaia di bambini soprattutto di nazionalità siriana e irachena, rimangono intrappolati nel campo di al-Hoq, nel nord-est della Siria, gestito dall’amministrazione autonoma curda.

In un quadro caratterizzato da un progressivo riavvicinamento, Siria e Giordania hanno riaperto la zona franca al confine tra i due Paesi. Chiusa dal 2015 a causa del deterioramento delle condizioni di sicurezza derivanti dal conflitto siriano, la zona franca è situata in un’area tra Siria e Giordania, adiacente al valico di frontiera Jaber-Nasib, già riaperto lo scorso settembre. Secondo quanto comunicato dal Ministero siriano dell’Economia e del Commercio estero e del Ministero dell’Industria della Giordania, l’obiettivo della riapertura è favorire maggiore movimento commerciale, attrarre investimenti e attivare il settore dei servizi, creando, opportunità di lavoro e perseguendo gli obiettivi di sviluppo economico e sociale di entrambe le parti.


Novembre 2021 – In Siria la carenza di energia, in seguito alla perdita del controllo sui principali giacimenti petroliferi nell’est, viene ricostituita principalmente dall’Iran e attraverso il contrabbando dal Libano e dall’Iraq. Ma in mezzo a un crollo dei prezzi del petrolio, all’aumento delle sanzioni e alla pressione militare sull’Iran, il programma di consegna è stato interrotto. Un altro colpo all’economia siriana è venuto dalla crisi finanziaria in Libano: circa un quarto dei depositi nelle banche libanesi appartiene alle imprese siriane, comprese quelle associate al governo.

Da un punto di vista tattico, la Russia può essere considerata uno dei beneficiari del conflitto. L’operazione militare di successo, a relativamente basso budget, ha trasformato rapidamente Mosca in un attore esterno chiave nel campo siriano.

Nel processo di ricostruzione della Siria, la Cina ha avanzato l’idea di sviluppo dell’iniziativa della ‘Via della Seta’ e della ricostruzione postbellica, opportunità storica per i due Paesi di raggiungere un’interconnessione, nonostante incertezze e rischi per la sicurezza.

In Siria è esplosa la bomba della povertà. Almeno l’80% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà e circa il 60% sperimenta condizioni di insicurezza alimentare. La guerra ha distrutto il Paese, le sue infrastrutture, il patrimonio archeologico, scuole, fabbriche e ospedali, ucciso 400mila persone, causato cinque milioni di rifugiati e otto milioni di sfollati interni, spingendone un milione sulle rotte migratorie verso l’Europa e l’Occidente.


Ottobre 2021 – Continuano i combattimenti tra ciò che rimane dello Stato Islamico e Forze Democratiche Siriane (resistenza siriana anti-Assad), milizie cristiane e curdi YPG (Unità di Protezione Popolare) e il suo braccio femminile YPJ. Il Rojava ospita migliaia di sfollati interni siriani in campi non autorizzati dal governo centrale, per cui nessuna ONG può operare ufficialmente al loro interno. Sono 15mila solo nel campo di Washokani, nel governatorato di al-Hasakeh. La Turchia di Erdogan continua a bombardare i villaggi e le città del Rojava. Se del dramma di Afrin si sa poco, meno ancora si sa delle incursioni militari a Serekaniye.

Le truppe di Assad, con il supporto aereo di Putin, stanno distruggendo, bombardando, uccidendo, annientano i 150mila cittadini di Idlib nel nord-ovest della Siria a pochi chilometri dal confine con la Turchia. Liberata dai curdi due anni fa, Idlib ora è tornata a essere una città contesa, soprattutto dopo che gli americani hanno abbandonato il fronte. Idlib è stata la vera e propria capitale dello Stato Islamico.

La recente apertura delle frontiere con la Giordania e la ripresa dei voli tra Damasco e Amman potrebbero aprire la strada al governo siriano del presidente Bashar Al Assad di essere nuovamente integrato nella Lega Araba. Da qui era stato espulso nel 2011, all’indomani dello scoppio delle proteste, degenerate nella guerra civile ancora in corso. Non è un caso che questa nuova fase politica per la Siria sia iniziata dalla Giordania, forte alleata degli Stati Uniti. L’obiettivo da parte degli USA adesso è evitare che Assad, oramai ben saldo al potere, in futuro non rimanga inserito nell’orbita iraniana.


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Settembre 2021 – Secondo quanto riferito dall’Osservatorio siriano per i diritti umani, l’aviazione israeliana ha attaccato installazioni utilizzate da forze filo-iraniane, nelle località di Barzeh e Jamrya, nell’area di Damasco.

Continua l’assedio dell’esercito siriano e delle milizie iraniane, per gli oltre 50.000 civili a Dara’a Al-Balad, città siriana a sud di Damasco. Peggiorato l’accesso a alimentazione, acqua potabile, cure e medicine. Le autorità di Damasco sembrerebbero disposte a garantire alla popolazione corridoi umanitari sicuri verso Turchia e Giordania.
La storia sembra ripetersi a Dara’a. I cittadini si sono rifiutati di partecipare alle elezioni presidenziali del maggio scorso e hanno organizzato proteste per denunciare il voto-farsa. E così al-Assad, come successe nel 2011, ha ordinato al suo esercito di reprimere le manifestazioni anti-governative, bombardando e uccidendo.

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https://twitter.com/amnesty/status/1431617565726552069?s=19


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Agosto 2021 – Violenti scontri tra forze governative siriane e gruppi antigovernativi sono in corso nei pressi della città di Daraa al-Balad, nella provincia meridionale di Daraa, ritenuta una roccaforte dell’opposizione a Bashar al-Assad. Secondo fonti locali si tratta degli scontri più pesanti da quando la provincia meridionale a maggioranza sunnita, al confine con la Giordania, è passata sotto il controllo del governo. A differenza di altre aree dell’opposizione riconquistate dall’esercito governativo, in base all’accordo di resa del luglio 2018, la maggior parte degli abitanti di Daraa è rimasta nelle proprie case invece di essere evacuata nella provincia di Idlib al confine con la Turchia. Da allora Mosca ha supervisionato il reclutamento dei ribelli in una nuova forza di sicurezza locale il ‘Quinto Corpo’, creata per aiutare i militari nella controffensiva contro lo Stato Islamico. Gli ex ribelli sono riusciti in tal modo a mantenere un certo grado di autonomia.

Secondo quanto riportato dal Syrian Observatory for Human Rights, si contano raid aerei russi nel nord-ovest della Siria, poco lontano da posti di osservazione militari turchi, in una regione controllata da milizie vicine ad Ankara. La zona, intorno alla città di Idlib, è da tre anni sottomessa a un regime di tregua militare tra Turchia e Russia – il nord è sotto il controllo di fatto turco e il sud è sotto quello russo.

Circa i due terzi del totale della popolazione cristiana in Siria ha abbandonato il Paese nell’ultimo decennio, dall’inizio del sanguinoso conflitto nella primavera del 2011. È quanto denuncia la Assyrian Democratic Organization, fazione legata all’amministrazione autonoma curda nel nord-est della Siria, secondo cui si è passati dall’8-10% di prima della guerra civile a un dato odierno attorno al 3%.


Luglio 2021 – La geopolitica in Siria gioca un ruolo anche nella crisi pandemica, con la questione del controllo dei valichi di frontiera da cui entrano gli aiuti umanitari e vaccini, che è stata anche al centro dei colloqui di Astana-16, che si sono conclusi a inizio luglio e in occasione del nuovo Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Non si è ancora arrivati a conclusioni concrete sugli aiuti transfrontalieri.

Nonostante la politica generale anti-siriana dell’Unione Europea, alcuni Stati membri del blocco intendono intensificare i loro legami con Damasco.

Nel 2014 la risoluzione 2165 del Consiglio di Sicurezza aveva autorizzato le agenzie dell’ONU e i loro partner a consegnare aiuti umanitari in Siria attraverso quattro corridoi protetti; nel 2020 l’autorizzazione era stata limitata a un solo punto di passaggio. Quest’anno la Russia minaccia di opporsi al rinnovo annuale.


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Giugno 2021 – Sono più di 600.000 le persone rimaste uccise in Siria in dieci anni di guerra. Lo rileva un nuovo report dell’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani.

A pochi mesi dal decimo anniversario dallo scoppio delle rivolte popolari che nel 2011 chiedevano la fine del governo degli Assad, tra le macerie di un sobborgo di Damasco, Douma, distrutto dai bombardamenti governativi dopo esser stato per anni una roccaforte dell’insurrezione armata anti-regime, ha votato per le elezioni presidenziali il raìs siriano Bashar al Assad. E con il 95.1% dei voti al-Assad è stato rieletto per la quarta volta e per altri sette anni alla presidenza della Siria
Le elezioni erano state duramente criticate da Stati Uniti, Gran Bretagna e Unione Europea che le avevano definite una farsa per l’assenza di veri candidati di opposizione e di verifiche indipendenti sul processo.
Secondo quanto riferito dal presidente del Parlamento di Damasco, Hammoud Sabbagha, 14.2 milioni di cittadini siriani hanno votato, sui 18.1 milioni che ne avevano diritto, ovvero il 76,64%.
I due sfidanti di Assad, Abdallah Salloum Abdallah e Mahmud Marei, avevano uno scarso credito presso l’opposizione e scarsissima visibilità in campagna elettorale ed hanno ottenuto rispettivamente l’1,5% e il 3,3% dei consensi. Dalla competizione elettorale sono state escluse tutte le figure dell’opposizione che negli ultimi dieci anni, sono state costrette all’esilio. La legge elettorale, infatti, impone a tutti i candidati di aver vissuto in Siria per dieci anni consecutivi.


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Maggio 2021 – In vista delle elezioni presidenziali, il presidente della Siria, Bashar al-Assad, ha ordinato con un decreto un’amnistia per i detenuti, rilasciando non solo persone condannate per reati minori, ma anche chi è stato condannato per complicità in atti di terrorismo. Tra questi ultimi, nel gergo del regime siriano, rientrano le attività dei ribelli ma anche degli attivisti contro il governo di Damasco.

Dalle elezioni presidenziali del 26 maggio, le seconde dallo scoppio della guerra civile, non ci si aspettano grandi sorprese e al-Assad appare proiettato senza troppi ostacoli verso un quarto mandato. Sono solo due, tra le decine di potenziali contendenti, i candidati che hanno avuto il via libera della Corte costituzionale siriana per sfidare Bashar al-Assad alle presidenziali. Si tratta del vicecapo di gabinetto, Abdallah Sallum Abdallah, e di Mahmoud Ahmed Marei, guida del National Democratic Front, una coalizione di sei partiti formata nel 2018 e tollerata dal regime. Le elezioni in Siria si svolgono secondo la costituzione del 2012. Quest’ultima è stata approvata unilateralmente ed esclusivamente dall’autorità al potere e mina il principio della separazione dei poteri. Manca un’effettiva influenza dell’autorità giudiziaria. Il regime di al-Assad, controlla il Supreme Judicial Council e la Supreme Constitutional Court. Il controllo dell’autorità esecutiva è in mano allo stesso Presidente della Repubblica. Lo svolgimento delle elezioni presidenziali viola espressamente le risoluzioni 2118 e 2254 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Il dominio e la minaccia dei servizi di sicurezza privano la popolazione siriana della libertà di opinione. Circa il 37% dello stato siriano rimane fuori dal controllo del regime siriano.

La strategia dell’Iran, per espandere la sua presenza in Siria, tocca diversi settori. Sono state lanciate diverse campagne di reclutamento a Dier Ezzor e ad est di Aleppo. Le basi delle milizie pro-Iran a Deir Ezzor recentemente hanno ricevuto nuove armi e alcuni missili a corto e medio raggio. La fornitura è arrivata dall’Iraq, passando da al-Sekak. Il carico è stato destinato ai gruppi nella provincia e a quelli ad est di al-Raqqa. Ad Aleppo, invece, è sorta almeno una nuova base sulla collina di Habbouba e ci sono movimenti logistici. A Homs, infine, è stato istituito un presidio dei gruppi para-militari sciiti nei pressi della base aerea T4.

Nonostante il cessate il fuoco concordato oltre un anno fa, non si fermano gli attacchi alle scuole nella Siria nord-occidentale. Dall’inizio del 2020 si contano 37 attacchi a strutture educative, secondo il Monitoring and Reporting Mechanism for Syria. Attacchi inaccettabili che violano il diritto internazionale e mettono a rischio la sicurezza dei bambini. La guerra in Siria si protrae da oltre 10 anni e milioni di bambini ne subiscono le catastrofiche conseguenze.

La sconfitta militare del Daesh all’interno dei suoi territori metropolitani in Siria e in Iraq e la successiva eliminazione del suo leader, Abu Bakr al-Baghdadi, nasconde una verità amara: l’organizzazione si sta riattivando come logistica e reclutamento.
L’ISIS nei mesi scorsi, è riuscito a espandere il suo controllo su un territorio di oltre 4mila chilometri quadrati in Siria. Gli attentati sono ancora concentrati nelle province di Deir Ezzor (metà dei 131 registrati nel terzo trimestre del 2020) e di al-Raqqa. I jihadisti controllano ancora cinque aree nel deserto siriano, nonostante i continui raid dei caccia russi.

Global Education Cluster – Whole of Syria ‘Attacks on education in Syria’


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Aprile 2021 – Le Nazioni Unite stimano che nel 2021, più di 13 milioni di persone all’interno della Siria avranno bisogno di assistenza umanitaria. Un aumento del 20% rispetto al 2020. E altri 10,5 milioni di rifugiati siriani e comunità di accoglienza nella regione avranno bisogno di sostegno. L’economia siriana è stata devastata e gli impatti del Covid-19 hanno peggiorato le cose. Quasi la metà di tutte le famiglie ha perso la propria fonte di reddito. Il Segretario generale ha affermato che le Nazioni Unite saranno implacabili nel perseguire una soluzione politica negoziata al conflitto, in linea con la risoluzione 2254 del Consiglio di sicurezza, che chiede anche un cessate il fuoco. Il suo inviato speciale per la Siria, Geir Pedersen, ha riferito che sebbene la situazione sul campo sia stata relativamente calma, con linee del fronte stabili da oltre un anno, la pace rimane sfuggente.

Dopo 10 anni di guerra, l’Iran sta cambiando strategia in Siria. Pur continuando a sostenere militarmente il governo di Damasco in cambio di un ritorno anche economico, Teheran sta cercando di infiltrarsi tra la popolazione civile, a maggioranza sunnita, attraverso le conversioni.
L’Iran è stato il primo Paese a schierarsi dalla parte di Bashar al-Assad una volta scoppiata la guerra in Siria. I rapporti tra la dinastia Assad e la Repubblica islamica sono solidi fin dal 1979.


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Marzo 2021 – L’ultimo report dell’International Committee of the Red Cross, segna i dieci anni dall’inizio della guerra in Siria, stimando che circa mezzo milione di persone sono state uccise nel conflitto ancora in corso e che circa metà dei 20 milioni di siriani, che nel 2011 costituiva la popolazione totale, siano stati costretti a lasciare le proprie case come profughi all’estero o sfollati interni.
Raid aereo contro siti utilizzati da miliziani sostenuti dall’Iran nell’est della Siria, vicino al confine con l’Iraq. Zona dove è ancora presente l’ISIS. E zona dove proprio le milizie filo iraniane colpite, ovvero Kait’ib Hezbollah e Kait’ib Sayyid al Shuhad, stanno cercando, in collaborazione con esercito siriano e aviazione russa, di controllare gli attacchi del gruppo terroristico. È la prima azione militare intrapresa dal presidente degli Stati Uniti, Joe Biden.
Un rapporto diffuso dall’International Rescue Committee denuncia l’impatto catastrofico dei combattimenti sulle strutture sanitarie del Paese, sugli operatori sanitari e sui civili. Ospedali e cliniche sono stati presi di mira e distrutti nelle diverse città del Paese. Circa il 70% del personale sanitario è fuggito all’estero, lasciando così un solo medico ogni 10 mila civili. L’ONG Physicians for Human Rights ha documentato 595 attacchi alle strutture sanitarie in Siria dal 2011.
La Commissione d’inchiesta delle Nazioni Unite sulla Siria ha denunciato che decine di migliaia di civili detenuti arbitrariamente risultano ancora scomparsi, mentre a migliaia sono stati sottoposti a tortura e violenza sessuale o sono morti in carcere.


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Febbraio 2021 – Al decimo anniversario del conflitto e della crisi in Siria, la Commissione d’inchiesta dell’ONU ha lanciato oggi un appello per un rilancio degli sforzi internazionali per porre fine al conflitto e mettere il Paese sulla via della pace e della giustizia. I tre membri della Commissione d’inchiesta sulle violazioni dei diritti umani in Siria ricordano che negli ultimi dieci anni le parti in conflitto hanno commesso atroci violazioni del diritto internazionale umanitario e dei diritti umani a scapito della popolazione siriana.

Mentre il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite la scorsa settimana non ha trovato l’accordo per una dichiarazione congiunta sulla Siria, dopo un appello all’unità internazionale, e si attende di capire se la nuova amministrazione Biden cambierà la politica degli Stati Uniti nel Paese, a fine marzo si svolgerà a Bruxelles la Quinta conferenza di Bruxelles promossa dall’UE per sostenere il futuro della Siria e della regione, riunione focalizzata soprattutto sull’assistenza agli sfollati e ai rifugiati siriani in tutta l’area del Medio Oriente.

In quattro mesi il numero di bambini che soffre la fame è aumentato del 35%. Sono i numeri più alti dall’inizio del conflitto. In ginocchio milioni di famiglie.
Save The Children lancia un appello alla comunità internazionale perché venga garantita la disponibilità immediata di alimenti sicuri e nutrienti e chiede l’accesso umanitario illimitato.
Secondo recenti stime 6,2 milioni di bambini in Siria rischiano di rimanere senza cibo, con un aumento del 35% in soli quattro mesi. Save the Children è profondamente preoccupata per il forte aumento della fame nel Paese. I nuovi dati del Programma Alimentare Mondiale, infatti, mostrano che 12,4 milioni di persone in tutta la Siria, circa il 60% della popolazione, stanno ora affrontando una qualche forma di carenza di cibo, che risulta grave per 1,3 milioni di persone.


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Gennaio 2021 – Il capo del dipartimento di emergenza del ministero della Salute siriano, Tawfiq Hasabah ha ribadito che le sanzioni unilaterali imposte da Stati Uniti e Unione Europea contro la Siria hanno avuto un impatto significativo sulle capacità sanitarie del Paese. Le sanzioni hanno svolto un ruolo negativo considerevole per tutti i settori sanitari, dalla fornitura di attrezzature, alla loro manutenzione e acquisizione di medicinali all’aumento del tasso di cambio, che ha avuto un impatto negativo sulla fornitura di servizi medici e l’acquisizione di farmaci.

Nuova offensiva delle SDF (Forze Democratiche Siriane) contro le cellule ISIS nell’est della Siria. Le forze curde hanno catturato miliziani a Tayyeb al-Faall, a nord di Deir Ezzor, e ad al-Hasaka, nord-est del Paese, con un raid a cui ha partecipato anche Inherent Resolve, che ha fornito supporto aereo ravvicinato (CAS).

Intanto, la polizia militare russa ha recentemente inviato rinforzi al governatorato di al-Hasaka, in seguito ad una serie di attacchi compiuti dalle forze armate turche e dai loro miliziani alleati.

Attacco aereo israeliano nell’est della Siria contro obiettivi legati a milizie appoggiate dall’Iran, paese che è alleato del regime siriano di Bashar al Assad. Secondo l’Osservatorio per i diritti umani, organizzazione con sede a Londra che da anni si occupa di monitorare la guerra in Siria, nell’attacco sono stati colpiti decine di obiettivi militari. I bombardamenti sono avvenuti in aree vicine al confine con l’Iraq.


Dicembre 2020 – Intensi scontri armati si sono registrati nella Siria centrale tra forze governative siriane, sostenute dall’esercito russo, e combattenti seguaci dell’ISIS.
La Turchia convoglia tutte le sue forze nel nord della Siria a Zawiya. Gli obiettivi sono bloccare l’avanzata dell’esercito siriano verso Barah e la M4 e la possibile espansione dell’Iran nella provincia.
Intanto, l’esercito bombarda fino a Latakia con l’appoggio dei droni russi.

A Ginevra settimana di colloqui inter-siriani mediati dall’ONU per la modifica alla costituzione del Paese. Si dovrebbe faticosamente aprire la via a nuove elezioni, mentre si confermano divergenze sul piano interno e tra le potenze internazionali coinvolte.

Con l’arrivo dell’inverno si aggravano le condizioni di oltre due milioni di persone nella Siria nord-occidentale. Lo staff di Medici Senza Frontiere é in azione per distribuire kit invernali a circa 14.000 famiglie che vivono in più di 70 campi sfollati della regione.


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Novembre 2020 – I combattimenti in Siria proseguono soprattutto nella zona di Idlib, ultima roccaforte dei gruppi antigovernativi. Qui nelle prime ore di oggi un bombardamento dell’aviazione russa, alleata di Bashar al Assad, ha colpito il campo di addestramento di Jabal al Dweila, sui monti Zawiya. Il campo appartiene a Faylaq al Sham, un gruppo di guerriglia antigovernativo sostenuto dal governo di Ankara.

La Turchia cerca di rafforzare la sua presenza militare sulla M4 nell’Est della Siria. Le Turkish Armed Forces stanno istituendo nuovi check point e installazioni nei villaggi lungo l’autostrada nelle regioni di Serêkaniyê e Tal Tamr. In particolare ad Al-Arbaeen, Laylan, Al-Dabsa e Al-Amiriya.
Il pericolo rappresentato Isis in Iraq e Siria è ancora concreto. Lo afferma l’ultimo rapporto dell’ispettore capo del Dipartimento della Difesa USA al Congresso sulla missione Inherent Resolve. L’ISIS porta avanti una guerriglia di basso livello, ma rimane una minaccia terroristica.

Può essere considerato crimine contro l’umanità il bombardamento di civili nella regione nord-occidentale di Idlib da parte delle aviazioni russa e governativa siriana: è quanto afferma Human Rights Watch nel rapporto ‘Targeting Life in Idlib: Syrian and Russian Strikes on Civilian Infrastructure’.
Dozzine di attacchi aerei e terrestri illegali su ospedali, scuole e mercati hanno ucciso centinaia di civili da aprile 2019 a marzo 2020. Gli attacchi hanno seriamente compromesso anche il diritto alla salute, all’istruzione, al cibo e all’acqua provocando migrazioni di massa.

Secondo quanto riportato nel nono ‘Annual report on violations against females in Syria’, dal Syrian Network for Human Rights, sono 28.405 le donne uccise, 91 quelle torturate e 8.764 le sparizioni forzate.

Human Right Watch ‘Targeting Life in Idlib: Syrian and Russian Strikes on Civilian Infrastructure’


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Ottobre 2020 – Con infrastrutture e servizi di base decimati dal conflitto e 6,2 milioni di sfollati interni, ad oggi sono 11,7 milioni le persone, di cui 4.7 milioni di bambini, che hanno urgente bisogno di assistenza umanitaria. Secondo alcune fonti, tra le 250.000 e le oltre 400.000 persone sono state uccise e molte altre sono rimaste ferite. 5,6 milioni di siriani sono fuggiti dal loro paese e sono rifugiati. Negli ultimi 6 mesi inoltre è salito a 4,6 milioni il numero di minori che combattono contro l’insicurezza alimentare.

Bouthaina Shaaban, consigliera politica e mediatica del presidente siriano Bashar Assad, ha accusato la Turchia di non aver rispettato i suoi impegni nella provincia siriana di Idlib di separare opposizione e terroristi e di effettuare pattugliamenti congiunti.
È improbabile che le imminenti elezioni presidenziali negli Stati Uniti, qualunque sia il risultato, cambierà l’attuale posizione di Washington di mantenere la Siria sotto sanzioni economiche. La Siria è stata soggetta a sanzioni e punizioni americane dal 1979 mai revocate. Nel 2004, Washington ha imposto un nuovo ciclo di sanzioni a Damasco ai sensi del Syria Accountability and Lebanese Sovereignty Restoration Act del 2003. Oltre al congelamento dei beni e al divieto di voli commerciali da e per la Siria, gli Stati Uniti hanno congelato tutte le esportazioni verso il paese del Medio Oriente, ad eccezione degli aiuti umanitari. Nel 2020 è entrato in vigore negli Stati Uniti il Caesar Syria Civilian Protection Act, che prende di mira individui o società che collaborano finanziariamente con il governo di Assad.

Negli ultimi giorni sono cominciate una serie di manovre che coinvolgono tutto il quadrante da Deir Ezzor ad Hasaka. Queste hanno un duplice obiettivo: da una parte neutralizzare le cellule ISIS e le loro reti logistiche e di supporto. Dall’altra fermare i flussi dei jihadisti lungo i confini con l’Iraq. Sul primo fronte le attività si stanno concentrando lungo la Shaddadi Road, da Susah ad Hasaka, passando per Busayrah, Shahil e Dhiban. Sul secondo, sono in corso operazioni insieme a Inherent Resolve lungo la frontiera orientale tra i due Paesi.


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Settembre 2020 – Secondo Avia.Pro, l’aviazione russa sta rafforzando la sua presenza presso la base aerea di Al-Qamishli nel nord-est della Siria. L’esercito russo utilizza la base aerea di Al-Qamishli dal 2019, quando è stato raggiunto un accordo con le forze democratiche siriane (SDF) all’interno dei governatorati di Raqqa e Hasaka.

La zona statunitense di Al-Tanf a sud-est della provincia di Homs è stata nuovamente utilizzata dalle forze di difesa israeliane (IDF) per bombardare la città di al-Safira, a sud di Aleppo.

È iniziata l’offensiva dell’esercito siriano (SAA) contro le milizie a sud di Idlib. L’obiettivo è indebolire le difese delle milizie e limitare la loro libertà di movimento nell’area, in previsione delle manovre dei soldati. Il loro target è conquistare Barah, area strategica in quanto vi passano le strade che dalla provincia portano ad Aleppo e al resto del paese mediorientale. Ankara sta cercando di controllare l’imminente offensiva dell’esercito siriano a Idlib ed evitare che i soldati si spingano troppo a nord verso l’autostrada M4.


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Agosto 2020 – Ripristinata la rete idrica di acqua potabile a Al-Hasaka, dopo un’interruzione di 14 giorni. L’interruzione, provocata da danneggiamenti della centrale idrica di Uluk attribuiti alle forze della Turchia, ha lasciato circa un milione di persone senz’acqua.

L’esercito siriano, affiancato da milizie alleate e forze speciali russe, ha lanciato una maxi operazione contro l’ISIS nel deserto di Badia al-Sham tra Homs e Deir Ezzor. Le manovre si estendono da Al-Sukhnah ad Abu Kamal per fermare gli attacchi dello Stato Islamico nell’area. Daesh da tempo ha lanciato l’operazione ‘Saga of Exaustion’ contro l’esercito siriano e le milizie alleate a Deir Ezzor.

In Siria, secondo informazioni fatte circolare da ambienti dell’esercito russo, nelle immediate vicinanze della zona smilitarizzata accanto a dei distaccamenti di truppe turche starebbero operando dei contractors bielorussi che rispondono direttamente al presidente Lukashenko o al suo più prossimo entourage.

A fine mese sono ripresi gli incontri del Comitato Costituzionale Siriano a Ginevra. Lo ha annunciato l’ufficio dell’inviato speciale dell’ONU, Geir Pedersen, dopo che lunedì scorso la prima riunione del Comitato dopo nove mesi di pausa imposta dalla pandemia legata al virus SARS-CoV-2.

L’aviazione israeliana ha colpito al confine siriano nuovi obiettivi dell’esercito di Damasco nel sud del Paese e lungo le linee armistiziali sul Golan occupato.

Dopo nove anni di guerra, la situazione economica della Siria è tragica e la crisi finanziaria che sta vivendo il Libano, le ha assestato l’ultimo colpo. Negli ultimi decenni le banche del Libano sono state una valvola di sfogo per i pochi investitori siriani. Dopo anni di pressioni dell’opposizione siriana in esilio negli Stati Uniti, lo scorso giugno entra in vigore un testo di legge chiamato Caesar-act, un pacchetto di sanzioni economiche destinato a colpire il governo siriano. La legge, che rientra nel bilancio della difesa statunitense per il 2020, non riguarda solo chi investe in Siria, ma qualunque scambio con quel Paese nei settori delle costruzioni, dell’ingegneria o dell’aviazione militare, colpendo così nel profondo i cittadini siriani.


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Luglio 2020 – Conclusa la IV conferenza di Bruxelles sulla Siria, a cui hanno partecipato 84 delegazioni, tra cui 57 Paesi e dieci organizzazioni regionali e istituzioni finanziarie internazionali, oltre a 17 agenzie delle Nazioni Unite. Secondo la dichiarazione di chiusura, i partecipanti alla conferenza hanno promesso 5,5 miliardi di dollari (equivalenti a 4,9 miliardi di euro) per il 2020 e hanno impegnato 2,2 miliardi di dollari (2 miliardi di euro) per il 2021 e oltre. L’Italia si è impegnata con 45 milioni di euro in attività umanitarie.

Dopo quasi 10 anni di guerra e migrazioni forzate, con oltre 6 milioni di sfollati interni e 5 milioni e mezzo di rifugiati fuori dal Paese, la Siria si trova oggi a dover affrontare la piaga della fame che rende milioni di persone più esposte e vulnerabili al Covid-19, che ha già causato oltre 250 casi registrati ufficialmente.
Oltre 11 milioni di persone hanno bisogno di aiuti e protezione. Sebbene, nel complesso, le ostilità siano diminuite, persistono tensioni e recrudescenze di violenze nel nordovest, nordest e al sud, tra cui la ripresa di aggressioni a opera di gruppi affiliati allo Stato Islamico. 9,3 milioni di siriani si trovano già oggi in una condizione di totale insicurezza alimentare e altri 2 milioni potrebbero aggiungersi, con un incremento del 42% rispetto allo scorso anno.

Nel nord-ovest del Paese il cessate il fuoco concordato tra Russia e Turchia a marzo mostra le sue falle, con combattimenti e bombardamenti aerei ripresi da maggio. Rifugio per oltre 4 milioni di persone, molte delle quali già sfollate in precedenza, i governatorati di Idlib e Aleppo nord rischiano adesso una vera catastrofe umanitaria. Molti vivono in campi informali sovraffollati e fatiscenti, quando non sono costretti a dormire all’aperto, l’acqua scarseggia, le infrastrutture sanitarie e civili decimate.

L’entrata in vigore oggi del Caesar Syria Civilian Protection Act, meglio noto semplicemente come Caesar Act, dallo pseudonimo del disertore che portò fuori dal Paese le prove delle torture e degli abusi, darà probabilmente il colpo di grazia a un’economia siriana già in ginocchio dopo anni di conflitto. Promosso dall’amministrazione statunitense di Donald Trump, il Caesar Act include nuove sanzioni sia contro il governo siriano, innanzitutto il presidente Bashar al Assad, per crimini di guerra sulla popolazione, sia provvedimenti contro singoli individui e società che lo hanno sostenuto economicamente. La vertiginosa svalutazione della moneta nazionale ha contribuito all’innesco di una dinamica inflattiva che ha portato nel giro di un mese i prezzi dei beni di maggior consumo ad aumentare di oltre il 50%.

Médecins Sans Frontières ‘Idlib, le dernier chapitre sans fin de la guerre en Syrie’


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Giugno 2020 – Lo scorso 28 maggio il Consiglio dell’Unione Europea ha prorogato le sanzioni nei confronti del governo siriano di Bashar al-Assad per un altro anno, fino al giugno 2021. Nel comunicato che accompagna questa decisione, l’Unione Europea afferma di aver deciso di mantenere le misure restrittive per punire la repressione contro la popolazione civile. Le sanzioni europee, imposte sin dal 9 maggio 2011, sono oggi uno dei principali strumenti della politica dell’Unione europea in Siria. Il principale destinatario reali delle sanzioni è la popolazione, che già viveva in una situazione precaria prima della guerra.

Le forze curdo-siriane con l’aiuto della Coalizione Internazionale a guida USA, hanno avviato una campagna di sicurezza a evitare atti terroristi, all’interno del più affollato campo profughi nell’est del Paese, il campo di al-Hol, a sud della città di Hasake, dove sono ospitati più di 30mila civili.

La Russia entra in campo contro le milizie filo-turche a Idlib. Il presidente russo Vladimir Putin ha incaricato i ministeri della Difesa e degli Esteri di negoziare con il governo siriano la cessione ai militari russi di ulteriori lotti di terreno e l’utilizzo di basi e acque territoriali. La Turchia, però, sta sfruttando metodi alternativi per cercare di controllare la situazione nel nord della Siria. In particolare, Ankara usa l’arma dell’acqua dell’Eufrate per minacciare la popolazione.

Il rapporto di Amnesty International ‘Nessun luogo è sicuro per noi’ documenta con testimonianze, immagini satellitari e intercettazioni di comunicazioni aeree, 18 attacchi compiuti tra gennaio e febbraio scorsi nel nord-ovest del Paese. Già nell’ottobre scorso il New York Times aveva documentato la campagna di bombardamenti aerei contro gli ospedali della provincia di Idlib, dimostrando il coinvolgimento dell’aeronautica russa: i giornalisti avevano avuto accesso alle registrazioni audio dei piloti oltre che a una serie di testimonianze. Tutti gli obiettivi distrutti facevano parte della cosiddetta deconfliction list, una lista di edifici civili da non colpire che era stata consegnata dalle Nazioni Unite al regime siriano, ai russi, e alla coalizione internazionale a guida americana. Si tratta di gravi violazioni del diritto umanitario internazionale, secondo il quale le parti belligeranti sono tenute a distinguere tra obiettivi militari e combattenti e civili e beni di natura civile e devono indirizzare i propri attacchi solo contro i primi. Il 10 luglio scade di nuovo la risoluzione delle Nazioni Unite che autorizza il passaggio degli aiuti internazionali nella zona di Idlib, una risoluzione che russi e siriani hanno cercato di bloccare già diverse volte, chiedendo che tutti i fondi e gli aiuti esteri passino per il governo di Damasco.

Amnesty International – Syria: ‘Nowhere is safe for us’: unlawful attacks and mass displacement in north-west Syria


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Maggio 2020 – Prima del cessate il fuoco del 5 marzo quasi un milione di siriani, erano stati costretti a lasciare la provincia di Idlib e ancora oggi si trovano in campi e alloggi di fortuna, in condizioni indicibili, nei pressi del confine con la Turchia.
Secondo la direzione sanitaria di Idlib, in questa provincia e in quella di Aleppo, nell’ultimo anno, sono state distrutte almeno 10 strutture mediche e sono stati uccisi decine di operatori sanitari.

La città di Latakia, situata al confine occidentale con la Turchia, è stata bombardata durante un raid dai terroristi di Hayat Tahrir al-Sham (ex Jabhat al-Nusra), che operano nella provincia siriana di Idlib. Un attacco missilistico che ha colpito la periferia nord della città costiera.

Le truppe statunitensi, insieme alle forze democratiche siriane arabo-curde, mantengono il controllo su parti della Siria nord-orientale. L’esercito americano è concentrato attorno ai giacimenti di petrolio e gas nelle province di Al-Hasakah e Deir Ezzor.
Il successore di al Baghdadi alla guida dell’ISIS, Abdullah Qardash, sarebbe stato catturato in Siria. Il nuovo califfo sarebbe stato individuato e arrestato grazie a un’incursione congiunta da parte della coalizione internazionale a guida USA ‘Operazione Inherent Resolve’ e dai combattenti curdo-arabi riuniti nelle Forze Democratiche Siriane.

Per la prima volta da quando l’Iran è entrato in Siria, sta riducendo le sue forze nel Paese e chiudendo le sue basi militari. In verità l’Iran è stato decisivo per mantenere in piedi il presidente Assad e il suo regime. Teheran ha inviato in Siria i suoi migliori specialisti, guidati dal generale Qassem Suleimani, ucciso dagli americani all’inizio dello scorso gennaio. Inoltre ha mobilitato migliaia di combattenti Hezbollah e miliziani di gruppi sciiti dall’Iraq e dall’Afghanistan. Secondo un rapporto di Foreign Policy, Teheran avrebbe avuto fino a 11 basi in Siria, assieme ad altre 9 per le sue milizie nel sud di Aleppo, a Homs e Deir Ezzor. Altre 15 basi apparterrebbero a Hezbollah.


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Aprile 2020 – Il governo siriano ha prolungato oggi fino al 2 maggio le misure restrittive per far fronte alla pandemia di coronavirus nei territori controllati dall’esercito di Damasco.
Ufficialmente in Siria si registrano 33 casi positivi al Covid-19 e due decessi. Ma i dati non sono rappresentativi in un contesto sanitario segnato da nove anni di guerra in un territorio che risulta frammentato dal controllo militare e politico di diversi attori locali e stranieri.
La Cina ha donato 2.016 kit per la diagnosi dell’infezione dal virus SARS-CoV-2 alla Siria, per aiutare il Paese nella lotta contro il coronavirus. I materiali sono stati ricevuti dal viceministro degli esteri siriano, Faisal Mekdad, e dall’ambasciatore cinese in Siria, Feng Biao.

Intanto mentre si entra nel decimo anno di conflitto, i bambini continuano a pagare il prezzo finale di una guerra creata dagli adulti. Nel solo 2019, oltre 900 bambini sono stati uccisi e centinaia mutilati.
Un milione e mezzo di bimbi siriani rischia di restare senza scuola. Soltanto negli ultimi tre mesi di bombardamenti nella Siria nord-occidentale sono state abbandonate 217 scuole. Complessivamente risultano inutilizzabili 570 scuole sulle 1062 totali di Idlib. Altri 74 edifici scolastici sono al momento utilizzati come rifugi per le famiglie che fuggono dal conflitto. Nell’ultimo anno Save the Children e la partner Hurras (Syrian Child Protection Network), hanno registrato 92 attacchi contro istituti scolastici.
L’ultima stima parla di 5,6 i milioni di siriani registrati come rifugiati, la maggior parte di loro nei paesi vicini (Turchia, Libano, Giordania, Iraq ed Egitto), e 6,2 milioni di sfollati interni. Si calcola dunque che oltre 11 milioni di persone, di cui il 40% bambini, non ricevono cure mediche. Più della metà degli ospedali pubblici e dei centri di prima assistenza in Siria è fuori uso, perché danneggiato nei bombardamenti. Le Nazioni Unite hanno calcolato che oltre l’83% della popolazione vive ormai stabilmente in condizioni di grave povertà.

La formazione militante salafita Hayat Tahrir al-Sham sta crescendo nella città di Idlib. Il gruppo, prima ha avviato una guerra alle milizie rivali di Faylaq al-Sham e alle pattuglie joint Russia-Turchia sull’autostrada Aleppo-Latakia M4. Poi, ha annunciato una riorganizzazione interna con l’obiettivo di lanciare una nuova offensiva contro l’esercito siriano. Damasco, comunque, è preparata a una possibile offensiva di Hayat Tahrir al-Sham. Nelle scorse settimane sono stati inviati numerosi rinforzi all’esercito siriano, basato sia a Saraqeb sia nell’area tra il nord di Hama e Idlib. L’obiettivo originale era prevenire possibili riattivazioni dell’operazione Spring Shield turca e lanciare una maxi operazione contro le milizie.


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Marzo 2020 – Il conflitto siriano entra nel suo decimo anno: il 15 marzo 2011 iniziavano le proteste.
Oltre ad aver già provocato 384 mila morti, la guerra in Siria ha anche causato il più gran numero di profughi dalla seconda guerra mondiale, con più della metà della popolazione costretta sia a spostarsi all’interno del Paese sia a fuggire oltre frontiera. Il numero dei rifugiati ha raggiunto quota 5,5 milioni mentre gli sfollati interni sono più di 6 milioni.
La Turchia accoglie 3,6 milioni di profughi siriani. Ma di questi, solo una piccola parte vive nei campi allestiti anche con i soldi dell’Unione Europea.

Secondo l’Unicef, 4,8 milioni di bambini sono nati durante la guerra in Siria da quando il conflitto è iniziato. Un ulteriore milione di bambini sono nati come rifugiati nei Paesi vicini. I numeri di questa emergenza sono drammatici: 7,5 milioni di bambini hanno bisogno di aiuto. Di questi 5 milioni si trovano in Siria e 2,5 nei paesi limitrofi. 2,6 milioni di bambini sono sfollati interni e 2,5 milioni di bambini sono registrati come rifugiati nei paesi limitrofi.
Secondo i dati verificati dal 2014, anno in cui è iniziato il monitoraggio ufficiale, fino al 2019: più di 9.000 bambini sono stati uccisi o feriti nel conflitto, quasi 5.000 bambini sono stati reclutati nei combattimenti, quasi 1.000 strutture scolastiche e mediche sono state attaccate.

L’impatto più ampio di quasi un decennio di conflitto comprende:
– due scuole su cinque non possono essere utilizzate perché distrutte, danneggiate, per dare rifugio alle famiglie sfollate o per scopi militari; oltre la metà di tutte le strutture sanitarie non sono funzionanti
– oltre 2,8 milioni di bambini non frequentano la scuola in Siria e nei Paesi vicini
– oltre due terzi dei bambini con disabilità fisiche o mentali richiedono servizi specializzati che non sono disponibili nella loro zona
– quasi 20.000 bambini sotto i 5 anni sono colpiti da malnutrizione acuta grave e in serio pericolo di vita
– 1 su 3 di tutte le mamme in stato di gravidanza e allattamento nel nord-ovest della Siria sono anemiche
– i prezzi degli articoli di base sono aumentati di 20 volte dall’inizio della guerra.

Nel nord-ovest della Siria, l’escalation del conflitto armato ha imposto un pesante tributo: più di 960.000 persone, tra cui più di 575.000 bambini, sono sfollate dall’inizio dello scorso dicembre.
A causa dell’escalation del conflitto a Idlib, città della Siria occidentale, vicina al confine con la Turchia, quasi un milione di persone, di cui più della metà bambini, sono state costrette a fuggire dalle loro case, abbandonando più del 45% del territorio del governatorato. Aree in cui un terzo delle abitazioni e delle infrastrutture civili sono state distrutte o gravemente danneggiate.

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Febbraio 2020 – Le forze fedeli al presidente siriano Bashar al Assad hanno ripreso il controllo della strada più importante della Siria, la M5, che attraversa per 450 chilometri quasi tutto il Paese: parte dal confine con la Giordania, a sud, e arriva alla città di Aleppo, a nord. La M5 collega le due città più importanti della Siria: Damasco, la capitale amministrativa, e Aleppo, definita la capitale economica del paese. Mentre Damasco è sempre rimasta sotto il controllo di Assad, Aleppo fu in parte conquistata dai ribelli nel 2012, che poi la persero nel dicembre 2016 dopo una battaglia molto lunga e violenta, vinta da Assad solo grazie all’aiuto del gruppo libanese Hezbollah, delle milizie iraniane e dalle milizie sciite irachene, oltre che dei bombardamenti russi.

Le truppe di Damasco sono ormai a pochi chilometri dalla città di Idlib, nel nord della Siria controllata dall’opposizione appoggiata dalla Turchia. E tra Putin e Erdogan l’intesa adesso vacilla. Nella provincia di Idlib, Assad sta intanto consolidando il controllo del centro di Saraqib con il sostegno di Mosca e Teheran. Ankara ha inviato rinforzi verso i 12 check point che gestisce nella zona, con 9.000 militari impegnati.
Con l’avanzata delle forze fedeli al presidente siriano Bashar al Assad nella provincia nordoccidentale di Idlib, ultima enclave dei ribelli nel Paese arabo, è continuato l’esodo dei profughi verso il vicino confine turco, dove già centinaia di migliaia di persone vivono in campi senza né acqua né corrente. L’esercito del regime di Damasco ha appena conquistato Saraqib, città strategica poco a Sud-Est di Idlib, al termine di settimane di bombardamenti e combattimenti contro i gruppi jihadisti e di rivoltosi, provocando numerose vittime anche tra i civili.

Sono oltre 800 mila le persone nella provincia di Idlib, nella Siria nordoccidentale, che dal primo dicembre sono state costrette ad abbandonare le loro abitazioni a causa degli scontri tra ribelli ed esercito siriano. Lo riferisce l’Alto commissariato ONU per i rifugiati (UNHCR), secondo cui i bambini rappresentano il 60% degli sfollati. La crisi umanitaria nella già sovraffollata enclave controllata dal 2012 dai ribelli siriani è aggravata dall’ondata di gelo che ha di recente colpito il nordovest della Siria.


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Gennaio 2020 – Circa 380.000 persone sono state uccise durante i quasi nove anni di guerra in Siria, ha detto l’Osservatorio siriano per i diritti umani. Il bilancio delle vittime comprende civili, soldati del governo, combattenti ribelli e truppe straniere, secondo l’Osservatorio. Un totale di 66.620 soldati governativi, 51.594 combattenti filogovernativi, 8.245 combattenti stranieri filogovernativi e 1.682 combattenti del gruppo libanese Hezbollah sono morti durante la guerra. Il conflitto ha sfollato o mandato in esilio circa 13 milioni di siriani, causando miliardi di dollari di distruzione.

Con il sostegno di Russia e Iran, il presidente siriano Bashar al-Assad è tornato negli ultimi anni a controllare quasi due terzi del Paese. Questo dopo una serie di vittorie contro i ribelli e i jihadisti dal 2015, ma anche dopo che l’anno scorso le sue forze sono state dispiegate in alcune parti del nord-est del Paese in base a un accordo per fermare un’operazione militare turca.

Diverse parti del Paese, tuttavia, rimangono al di fuori della portata del governo di Damasco. Tra queste, l’ultimo grande bastione dell’opposizione di Idlib, una regione che ospita circa tre milioni di persone governata dai jihadisti di Hayyat Tahrir al-Sham. Secondo le Nazioni Unite, nelle ultime settimane la ripresa della violenza in quella regione ha fatto fuggire circa 300.000 persone dalle loro case. La regione di Idlib è l’ultima roccaforte delle forze ribelli ripiegate da Aleppo Est e dalla Ghouta orientale, nella regione di Damasco.
Dopo oltre un mese di offensiva nella regione, le Forze armate russe hanno confermato che un cessate il fuoco è stato raggiunto a Idlib, ultimo fronte aperto nella guerra civile siriana. La tregua è frutto di un accordo fra Russia e Turchia.
Nel nord-est, le truppe turche e i loro alleati controllano una striscia di terra lungo il confine, dopo averla presa ai combattenti curdi all’inizio di quest’anno. Le forze guidate dai curdi controllano l’estremo est della Siria, dove le truppe statunitensi sono state dispiegate vicino a importanti giacimenti di petrolio.

Il defunto generale iraniano Qassem Soleimani, assassinato in un attacco degli USA, era una delle figure militari più conosciute nella guerra siriana. Non c’è dubbio che Soleimani abbia avuto un ruolo importante nella guerra, soprattutto quando le operazioni del governo siriano si basavano su combattenti di fazioni paramilitari musulmane sciite come Liwaa Fatemiyoun, Kata’eb Hezbollah, Kata’eb Al-Imam ‘Ali e Hezbollah siriani e libanesi. Soleimani mobilitava spesso queste fazioni sciite prima delle offensive (ad esempio Aleppo, Dara’a, East Homs).


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Dicembre 2019 – L’avanzata delle truppe governative siriane appoggiate dall’aviazione russa nella provincia di Idlib, unica rimasta nelle mani dei ribelli anti-Assad, prosegue.
Intanto è salito a 70mila sfollati in pochi giorni il numero dei civili siriani che hanno dovuto abbandonare le loro case e i campi profughi del nord-ovest della Siria, a sud-est di Idlib, a causa degli intensi bombardamenti aerei russi e governativi siriani. Lo riferiscono media siriani in contatto con l’Ufficio ONU per il coordinamento umanitario (OCHA).

Migliaia di persone sono in fuga verso la Turchia. A seconda delle fonti le stime variano da 30mila a 80mila. Le Nazioni Unite hanno avvertito del crescente rischio di una catastrofe umanitaria lungo il confine turco e confermano che la metà dei civili di Idlib è già stata sfollata a seguito delle continue notizie di attacchi aerei nella zona.
Dall’11 dicembre più di 130.000 persone, tra cui oltre 60.000 bambini, sono sfollate da Idlib meridionale, da Hama settentrionale e da Aleppo occidentale a causa dell’intensificarsi dei combattimenti.
La Turchia sta trattando con la Russia nel tentativo di raggiungere una nuova tregua nei bombardamenti sulla provincia di Idlib.

Nelle ultime due settimane gli Stati Uniti hanno ricominciato a compiere operazioni militari contro lo Stato Islamico nel nord e nell’est della Siria, nonostante i precedenti annunci di ritiro delle truppe statunitensi pronunciati dal presidente Donald Trump. Le operazioni sono ricominciate con la collaborazione dei curdi siriani, che per anni avevano combattuto l’ISIS insieme agli Stati Uniti.

Le 210 famiglie cristiane dei tre villaggi dell’Oronte, Knayeh, Yacoubieh e Gidaideh, nella zona di Idlib, nord della Siria, controllata dal fronte jihadista Hayat Tahrir al-Sham, filo Al-Qaeda, hanno vissuto un Natale privo di luci e di colori. Qui si sta combattendo, probabilmente, la battaglia finale tra l’esercito del presidente Assad, affiancato da russi e iraniani, e i suoi oppositori armati molti dei quali stranieri. Le truppe siriane stanno bombardando per cercare di prendere il controllo dell’autostrada che collega la capitale Damasco con Aleppo, e quest’ultima con Latakia. Le milizie jihadiste del gruppo Tahrir al-Sham, sostenute dalla Turchia, rispondono al fuoco. A farne le spese ancora una volta la popolazione civile: decine di migliaia i siriani, in maggioranza donne, anziani e bambini, in fuga dopo aver abbandonato le proprie abitazioni.


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Novembre 2019 – La tragedia dei minori in Siria è messa a fuoco da nuovi dati diffusi dall’UNICEF. Tra gennaio e settembre, l’agenzia delle Nazioni Unite ha verificato 1.792 gravi violazioni contro i bambini, tra cui omicidi, ferimenti, reclutamenti e rapimenti. A questo si aggiunge che oltre il 90% degli sfollati interni sono donne e bambini.

Proseguono gli sforzi per arrivare ad una soluzione del conflitto. Si terrà il 10 e 11 dicembre in Kazakistan un nuovo round di colloqui sulla Siria nel quadro del cosiddetto Processo di Astana, promosso da Russia, Turchia e Iran.

In seguito al lancio di razzi verso il Golan da parte di una forza iraniana situata in territorio siriano, Israele ha colpito decine di obiettivi militari in Siria. Durante l’operazione sarebbero stati centrati obiettivi della Forza Quds iraniana e delle forze armate siriane. Il sistema di difesa israeliano Iron Dome ha sventato un attacco lanciato dalla Siria verso le alture del Golan.

L’esercito turco e le milizie filo-jihadiste che sostengono l’offensiva lanciata da Ankara contro i curdi nel nord-est siriano stanno realizzando una vera e propria pulizia etnica, colpendo anche membri di altre minoranze religiose, fra cui i cristiani. È quanto denunciano attivisti e ONG internazionali.
Come denuncia il gruppo Physicians for Human Rights, a dispetto dell’accordo fra Russia e Turchia del 22 ottobre scorso, la situazione resta durissima per i civili. Nell’area si susseguono le violazioni alla tregua. I media statali siriani riferiscono di violenti scontri nella cittadina di frontiera di Ras al Ain, dove Ankara punta a creare una ‘zona sicura’. Il centro abitato è sotto il controllo delle forze guidate dai curdi siriani, sostenuti dai soldati di Bashar al-Assad che da giorni ingaggiano combattimenti con le truppe di Ankara.

Gli Stati Uniti manterranno complessivamente circa 600 soldati in Siria. Lo ha annunciato il capo del Pentagono, Mark Esper. Ha tuttavia precisato che i numeri potrebbero cambiare, se gli alleati europei rafforzeranno la loro presenza in Siria.


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Ottobre 2019 – Ripresa a inizio mese l’offensiva turca nei territori del Rojava, l’enclave autonoma curda nel nord-est siriano.
Ci sono stati bombardamenti a Gire Spi e Serekaniye. Ankara, con la sua contestata operazione ‘Peace Spring’, conquista una città strategica, Ras Al-Ayn e prepara l’offensiva su Tel Abyad. Intanto, dopo l’Olanda, anche la Germania e la Francia, alla vigilia del Consiglio Affari Esteri dell’Ue che dovrà decidere le sanzioni contro la Turchia, hanno sospeso le esportazioni di armi al paese di Erdogan, mentre la Lega Araba ha chiesto alle Nazioni Unite di adottare misure per fermare l’offensiva militare e ritirare immediatamente le forze turche dalla Siria.
Sarebbero ormai quasi 200mila gli sfollati nel nordest della Siria.
Le forze curde in Siria chiedono agli Stati Uniti di assumersi le proprie responsabilità morali e di rispettare le promesse dopo aver accusato Washington di averle abbandonate davanti all’offensiva delle truppe turche.

Il capo dell’ISIS Abu Bakr Al Baghdadi sarebbe morto nel corso di un raid USA nel villaggio di Barisha, nel nord-ovest della Siria. Secondo quanto riferito da fonti del Pentagono ai media USA, al Baghdadi si sarebbe fatto esplodere per evitare la cattura. La CIA avrebbe individuato il nascondiglio di al-Baghdadi nella regione di Idlib, dove era favorito nella sua latitanza da Hayat Tahrir al-Sham, formazione jihadista salafita attiva nella guerra civile siriana.

LiveuaMap https://syria.liveuamap.com/

Al Jazeera ‘US releases footage, provides more detail on al-Baghdadi raid’


Barbed wire is seen laid on a deserted road during restrictions in Srinagar

Settembre 2019 – La Casa Bianca ha diffuso un comunicato per annunciare un cambiamento importante di strategia degli Stati Uniti in Siria: ha detto che ritirerà le proprie forze dal nordest del paese, dove si trovano oggi i curdi siriani, i principali alleati degli statunitensi durante la guerra contro lo Stato Islamico. Il ritiro è stato deciso per evitare che i militari statunitensi si trovino in mezzo a un’operazione militare che farà presto la Turchia proprio in quell’area, con l’obiettivo di prendere il controllo dei territori oggi dei curdi e stabilire una specie di “safe zone”, zona di sicurezza, tra il confine turco e i curdi siriani, che la Turchia considera terroristi e una minaccia alla propria sicurezza nazionale.

ISIS, pressato dalle SDF nell’est della Siria, cerca rifugio a nord. Lo hanno confermato alcuni miliziani, catturati nei giorni scorsi da Jazeera Storm. Jazeera Storm ha sconfitto militarmente lo Stato Islamico cacciandolo dall’est del paese. Inoltre, continua a effettuare operazioni per eliminare le cellule da Deir Ezzor ad Hasaka, passando per Raqqa e Manbij.

Il lancio del Comitato costituzionale siriano porterà alla luce il tema del ritorno della Siria nella Lega araba, ha dichiarato il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov.

Le sanzioni contro la Siria partono da lontano. Nel 1979 gli Usa le ha applicate contro Damasco perché la consideravano uno “sponsor del terrorismo”. Nel 2003 altre sanzioni contro di essa sono state messe in atto sotto la legge Patriot act voluta da George W. Bush, il quale dichiarò la Siria parte dell’asse del male, insieme all’Iraq, all’Iran, alla Libia, alla Corea del Nord e a Cuba.
Le misure economiche restrittive e punitive nei confronti della Siria sono state esponenzialmente ampliate a partire dall’inizio della guerra nel 2011. Occorre sottolineare che le sanzioni contro la Siria non sono state decretate dal Consiglio di sicurezza dell’Onu e quindi sono in flagrante violazione del diritto internazionale. Sono state decise dagli Americani e poi dall’Unione europea. E generalmente il governo americano costringe governi, multinazionali e banche ad aderire e a rispettare l’ordine di sanzionare qualsiasi paese considerato come una minaccia contro la sicurezza degli Stati Uniti d’America.

Le autorità siriane e irachene si sono preparate a lungo per la riapertura del valico di frontiera che collega la città irachena di Al Qaim con la Siria e Abu Kamal. Il valico di frontiera è stato chiuso dal 2014, quando i membri del gruppo terroristico ISIS presero il controllo di questa regione. Da allora, questa città è diventata un importante feudo degli estremisti, ma le forze irachene l’hanno recuperata nel novembre 2017. La città confina con Abu Kamal, nella provincia siriana di Deir Ezzor, l’ultima roccaforte del Daesh in Siria liberata a marzo dall’esercito siriano, sebbene il controllo della provincia sia diviso tra le truppe siriane e le cosiddette forze democratiche siriane, sostenuto dagli Stati Uniti.


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Agosto 2019 – Continuano violenti combattimenti tra forze governative e ribelli nella provincia siriana di Idlib, a est di Khan Sheikhun e diverse località nella provincia di Hama, al confine con la Turchia.
Attacchi e bombardamenti nei governatorati di Idlib meridionale e Hama settentrionale hanno costretto oltre 450.000 persone a fuggire a nord, verso il confine turco, negli ultimi tre mesi e hanno causato un crescente numero di vittime, con centinaia di morti e migliaia di feriti.

Nelle provincie di Idlib e Hama è emergenza umanitaria, da quando Damasco ha avviato un’operazione militare che ha costretto all’assedio milioni di civili. La mancanza di acqua e servizi igienico-sanitari sono le maggiori preoccupazioni per l’organizzazione Syria-American Medical Society, presente sul territorio.
Le Forze democratiche di difesa, hanno annunciato che avvieranno le operazioni di ritiro dalle loro postazioni nel nord della Siria, lungo il confine con la Turchia. Lo confermano fonti interne alla milizia, composta principalmente da combattenti curdi. Anche le forze curde dell’YPG lasceranno il confine con la Turchia. La decisione è giunta in seguito a negoziati tra i leader delle forze curde, la Turchia e gli Stati Uniti. Washington e Ankara hanno infatti convenuto nei giorni scorsi sulla creazione di una zona cuscinetto lungo la frontiera turco-siriana, che soddisfa i timori di Ankara di avere prossima alla propria frontiera un’area militarmente controllata dai curdi, che si estende per tutto il nord-est siriano.

La liberazione del territorio siriano da parte del suo esercito appoggiato dalla Russia non è considerata una violazione di nessuno degli accordi, compresi quelli di Astana e Sochi, poiché escludono gruppi che il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite classifica come terroristi.

Per il terzo anno di fila, la Siria si conferma il Paese più pericoloso al mondo per gli operatori umanitari, rivela un’analisi di Care International. 57 volontari hanno perso la vita dall’inizio dell’anno, 18 dei quali in Siria (il più alto tasso di mortalità per il terzo anno consecutivo), dove la guerra imperversa dal 2011. Un nuovo report pubblicato da Humanitarian Outcomes, un’organizzazione di ricerca indipendente che fornisce dati globali sulla sicurezza degli operatori umanitari, mostra che gli operatori umanitari nazionali continuano a subire le conseguenze della violenza più dei loro colleghi internazionali.


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Luglio 2019 – All’inizio di luglio, l’Esercito Arabo Siriano e i ribelli jihadisti hanno avviato delle offensive nella campagna nord-occidentale del Governatorato di Hama.

Turchia e Russia hanno cercato di negoziare la pacificazione a Idlib, in quattro sessioni di negoziati di Astana e Sochi, ma questi dialoghi hanno sempre dimostrato un fallimento causato da Tahrir al-Sham Hayat, il gruppo più forte della città, erede di al-Qaeda in Siria.
Evacuata nell’aprile del 2018, dopo Aleppo Est, anche l’enclave ribelle a ridosso di Damasco della Ghouta orientale, tutta l’opposizione al regime siriano è confinata nell’ultima provincia ribelle. Liquidata con la caduta di Baghuz lo scorso marzo, l’ultima roccaforte del Califfato, la regione di Idlib è così l’ultima ridotta dell’opposizione armata: due milioni di sfollati interni, quasi il 50% di tutta la popolazione della regione, sono quel che resta della Primavera siriana.

Secondo i dati dell’UNICEF, dall’inizio dell’anno sono stati uccisi più di 140 bambini. Ed è sempre più compromesso il diritto all’istruzione: a causa della guerra, una scuola su quattro non può più essere utilizzata. Sono inoltre molte le famiglie che non possono mandare i propri figli a scuola. Secondo stime riferite al 2018, almeno 2 milioni e 800 mila i bambini non hanno ricevuto istruzione.

Il commissario ONU per i diritti umani Michelle Bachelet ha dichiarato che nell’apparente indifferenza della comunità internazionale, aumenta del numero di vittime civili causato da raid a Idlib e in altre zone nel Nord-Ovest della Siria. Nonostante i ripetuti appelli delle Nazioni Unite a rispettare il principio di precauzione e distinzione nel corso delle ostilità, quest’ultima incessante campagna di attacchi aerei da parte del governo e dei suoi alleati ha continuato a colpire strutture mediche, scuole e altre infrastrutture civili come mercati e panetterie.

Faccia a faccia fra l’inviato speciale delle Nazioni Unite Geir Pedersen e il ministero siriano degli Esteri Walid Muallem, al fine di raggiungere un accordo per la nascita di un comitato chiamato a discutere della nuova ‘Costituzione’.


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Giugno 2019 – La pressione degli Stati Uniti sulla Giordania ha costretto il Paese a vietare le importazioni siriane, che ha avuto un forte impatto sugli scambi commerciali tra i vicini paesi levantini. Gli Stati Uniti stanno facendo pressioni sulla Giordania per chiudere gli valichi di confine tra Nassib e Jaber con la Siria.

Attualmente gli scontri più violenti si registrano nella parte nord-occidentale del paese, soprattutto nell’area compresa tra le città di Idlib e Hama, controllata dai miliziani islamici che si oppongono al governo di Damasco.

Nuovo raid delle SDF a Deir Ezzor contro le cellule ISIS. Le truppe di Jazeera Storm stanno conducendo manovre mirate all’interno di Dhiban, città della provincia siriana che si trova vicino l’Eufrate. L’obiettivo delle forze arabo-curde è neutralizzare un gruppo di miliziani dello Stato Islamico, che si sarebbe infiltrato nell’area dopo aver attraversato il fiume.

Continuano gli attacchi da parte di Israele su postazioni militari nel sud della Siria, sulle colline di al-Harra. L’attacco israeliano ha preso di mira batterie di missili di milizie lealiste e filo-iraniane vicino alla linea dell’armistizio tra Israele e Siria del 1974.

Washington attende risposte da Roma alla richiesta di inviare truppe italiane in Siria. da alcune settimane è in corso un pressing discreto ma intenso da parte degli Stati Uniti per indurre il governo italiano a inviare un contingente militare nei territori siriani orientali occupati dalle Forze Democratiche Siriane (FDS), milizie curdo arabe sostenute dalla Coalizione. In quei territori erano presenti circa 2mila militari USA in fase di dimezzamento e vi sono contingenti britannici e francesi. Il ministro degli Esteri, Moavero Milanesi, ha fatto presente che tale missione (anche se limitata a forze d’addestramento per le milizie curde siriane) potrebbe non essere opportuna tenuto conto che Roma schiera 1.100 uomini col casco blu in testa nel vicino Libano.

Intanto, il rappresentante di Pechino ha confermato che il suo Paese continuerà a sostenere la Siria e manterrà il suo interesse a sviluppare e rafforzare le relazioni bilaterali in vari campi. La Cina ratifica il suo impegno per la sovranità, l’indipendenza e l’integrità territoriale della Siria.


Yannis Behrakis, award-winning Reuters photographer, dies aged 58

Maggio 2019 – Continuano colpi di artiglieria e i missili lanciati da milizie ribelli sulla cittadina siriana di Al-Sqaylabiyeh, nel governatorato di Hama, abitata in maggioranza da cristiani ortodossi. I colpi di mortaio su Al-Sqaylabiyeh fanno parte della nuova escalation del conflitto siriano, ora concentrata nella provincia nord-occidentale di Idlib, intorno alle aree ancora controllate da milizie islamiste e dal Free Syrian Army.

Israele ha attaccato all’alba posizioni militari siriane nel sud -ovest del Paese. L’attacco ha colpito posizioni militari nella regione meridionale di Quneitra, nei pressi del Golan. Le Alture del Golan sono state conquistate da Israele nel 1967 e annesse ufficialmente nel 1980. La Siria, come del resto la comunità internazionale, non ha mai riconosciuto l’annessione e rivendica l’intero territorio, fino alla sponda del lago Tiberiade.
Inoltre l’esercito israeliano ha colpito una base aerea militare della provincia di Homs, nella parte occidentale della Siria.

Circa 800 persone, tra cui donne e bambini, ma soprattutto uomini sospettati di avere legami con l’ISIS, torneranno all’inizio di giugno nelle loro città di origine grazie a un accordo raggiunto tra forze curdo-siriane filo-USA e tribù arabe della Siria settentrionale. Le 800 persone fanno parte delle circa 75mila ammassate nel campo profughi di Al Hol, al confine con l’Iraq.

Russia e Stati Uniti discuteranno una road map in cui gli Stati Uniti e i loro alleati offriranno incentivi a Mosca in Siria, come ripristinare la legittimità del presidente siriano Bashar al-Assad e revocare le sanzioni, in cambio dell’impegno della Russia a contenere il ruolo dell’Iran nel Paese.

Da settimane il regime siriano di Bashar al Assad e le milizie sue alleate hanno iniziato un’offensiva militare contro la provincia di Idlib, l’unica ancora in mano ai ribelli e da tempo controllata da gruppi radicali e jihadisti. Assad aveva puntato Idlib già da tempo, come parte del suo piano di riconquistare tutta la Siria, ma un accordo tra Russia (alleata del regime siriano) e Turchia (vicina ai ribelli) aveva bloccato qualsiasi iniziativa militare massiccia. Una vittoria nella provincia di Idlib aiuterà Assad e i suoi alleati, Russia e Iran, a consolidare quella che sembra sempre di più una vittoria assicurata della guerra civile in corso da otto anni.
Sono circa 240 mila i civili sfollati nel nord-ovest della Siria a seguito dell’offensiva militare governativa e russa nella zona di Idlib sotto controllo di milizie anti-regime vicine alla Turchia.

Secondo l’ultimo report diffuso da UNICEF mesi di violenze sempre più intense nel nord-ovest della Siria, hanno provocato dall’inizio dell’anno almeno la morte di 134 bambini e più di 125.000 sfollati.


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Aprile 2019 – Secondo il ministro degli Esteri russo, nonostante i vari problemi e la situazione più o meno stabile in Siria, la Commissione costituente del paese arabo deve essere formata nel prossimo futuro.
I curdi, sostenuti militarmente dagli Stati Uniti, hanno sotto il loro controllo la maggior parte del nord-est della Siria e vogliono l’autonomia di queste regioni.
Il governo siriano da parte sua sostiene che i curdi debbano abbandonare ogni idea di autonomia se vogliono sviluppare colloqui con Damasco. Le autorità siriane affermano che l’unione con i curdi non solo avvantaggerebbe gli interessi nazionali, ma garantirebbe anche la sicurezza del paese contro i nemici esterni.

Secondo fonti di intelligence turche e siriane, un convoglio che trasportava ufficialmente aiuti umanitari per i campi profughi di Rukban, al confine tra Giordania e Siria, e di Al-Hol nella provincia siriana di Al-Hasakah, avrebbe in realtà trasportato una importante consegna di armi destinate ai combattenti curdi delle SDF (Syrian Democratic Forces).

La tragedia della guerra in Siria continua a causare centinaia di vittime anche tra i bambini: stando a quanto reso noto dall’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani oltre 250 minori hanno perso la vita negli ultimi tre mesi. Molti sono neonati deceduti a causa di malattie e stenti in un affollato campo profughi nell’est della Siria al confine con l’Iraq.

Diverse persone detenute dai gruppi di opposizione e dal regime sono state reciprocamente e simultaneamente rilasciate in Siria. Lo rende noto il ministero degli esteri turco, spiegando che lo scambio di prigionieri è avvenuto con la mediazione del ‘Gruppo di lavoro sul rilascio dei detenuti/rapiti, la consegna dei corpi e l’identificazione degli scomparsi’, composto da Turchia, Russia e Iran (il ‘terzetto di Astana) e dalle Nazioni Unite.


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Marzo 2019 – Da quando Hafez al Assad, padre di Bashar, prese il potere 48 anni fa, la Siria è stata uno dei buchi neri dell’informazione mondiale.
Alla vigilia dell’ottavo anniversario dall’inizio della crisi siriana, siamo di fronte a una delle più gravi emergenze umanitarie del secondo dopoguerra: oltre l’80% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà, 11,7 milioni di persone in questo momento dipendono dagli aiuti umanitari per andare avanti un giorno dopo l’altro.
Tra i dati più allarmanti ne emerge uno su tutti: l’85% della popolazione (15.5 milioni di siriani su 18.2) non ha quasi nessun accesso a fonti d’acqua pulita e a servizi igienico sanitari, tra cui oltre 6 milioni di persone ormai allo stremo.

La maggior parte dei combattimenti in Siria ora si è spostata nelle province settentrionali di Idlib, Hama e Aleppo.
Mentre il mese è iniziato relativamente calmo rispetto a febbraio, è poi finito con l’esercito arabo siriano e Jaysh Al-Izza – Hay’at Tahrir Al-Sham scambiarsi attacchi costanti lungo l’asse Hama-Idlib.
Il mese di marzo ha visto anche, la prima volta quest’anno, l’aeronautica russa che ha lanciato attacchi aerei sul capoluogo di provincia di Idlib. In risposta, i ribelli jihadisti hanno lanciato diversi missili verso le città di Latakia e Tartous.
Le cellule dormienti dell’Esercito Libero Siriano sono emerse nelle province meridionali di Daraa e Al-Quneitra e hanno ripetutamente attaccato le posizioni dell’esercito arabo siriano nel sud della Siria.
Il più grande cambiamento territoriale che si è verificato a marzo è stato nella Siria occidentale con le forze democratiche siriane che sono riuscite a conquistare le ultime posizioni dello Stato islamico nell’area di Baghouz. Sostenute da forti attacchi aerei della Coalizione statunitense e dei loro partner, le forze democratiche siriane sono state impegnate in numerose feroci battaglie con lo Stato islamico nella campagna di Baghouz e nei suoi dintorni.


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Febbraio 2019 – Più di 370.000 rifugiati sono tornati in Siria dal settembre 2015 e due milioni di siriani che attualmente vivono in altri paesi hanno dichiarato di voler tornare, secondo quanto riferito ieri dall’ambasciatore russo dell’ONU Vasily Nebenzya durante una sessione del Consiglio di sicurezza dell’ONU sulla Siria.
Più di 7mila civili hanno abbandonato le loro case nelle ultime tre settimane in seguito a raid aerei governativi nella Siria nord-occidentale, nel distretto di Khan Shaykhun, pesantemente bombardato dalle forze governative.

Le forze curdo-siriane sostenute dagli USA hanno preso il controllo stamani dell’ultima roccaforte dell’Isis, nella Siria sud-orientale. Lo riferisce l’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani, secondo cui le forze curde sono entrate a Baghuz, cittadina sulla sponda orientale dell’Eufrate e da settimane luogo dove si sono asserragliati centinaia di miliziani tra i civili. La Russia e il governo di Damasco hanno creato due corridoi umanitari, passanti per Jleb e Jabal al-Ghurabal, al confine con la zona di Al-Tanf, controllata dagli USA, per consentire ai profughi di lasciare il campo di Rukban. Circa 3.600 persone, tra cui 470 jihadisti, sono state evacuate dall’accampamento dell’ISIS nella Siria sud-orientale.

Intanto il presidente siriano, Bashar al Assad, si è recato in visita a Teheran dove è stato ricevuto dall’ayatollah Ali Khamenei, Guida suprema della Repubblica islamica. Si tratta della prima visita di Assad in Iran dall’inizio della guerra nel suo Paese. Assad ha espresso gratitudine all’Iran per il suo ruolo nel conflitto siriano.

A Sochi, in Russia, si è riunito, il 14 febbraio scorso, il quarto vertice del gruppo di Astana per la promozione del processo di pacificazione siriano, con l’incontro dei tre capi di Stato di Russia, Turchia e Iran. Ovvero l’altra faccia del conflitto siriano, quella che sostiene ufficialmente il governo del presidente siriano Bashar al-Assad.


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Gennaio 2019 – Almeno 29 tra bambini e neonati sono morti per ipotermia in un campo profughi nel nord-est della Siria nelle ultime otto settimane. A renderlo noto è l’Organizzazione Mondiale della Sanità, secondo cui negli ultimi due mesi circa 23mila persone in fuga dalla città di Deir Ezzor sono arrivate nel campo di al-Hol, a ridosso del confine iracheno.

L’esercito israeliano ha bombardato diversi obiettivi militari iraniani in Siria: ha colpito soprattutto le forze al-Quds, una unità di élite delle Guardie rivoluzionarie iraniane, e ha ucciso diversi soldati siriani.

Continuano gli scontri a fuoco tra artiglieria turca dispiegata nelle zone occupate della Siria e le posizioni delle forze di autodifesa curde siriane (YPG). Non esiste ancora alcun “piano concreto e accettabile” per l’istituzione della “zona di sicurezza” proposta dal presidente statunitense Donald Trump nel nord della Siria. Sin dalla seconda metà dello scorso anno, il presidente turco ha minacciato il lancio di una nuova offensiva militare nell’area, la terza negli ultimi due anni, stavolta con l’obiettivo di attaccare i militanti curdi delle YPG nei territori a est del fiume Eufrate. Data l’affiliazione al Partito curdo dei lavoratori (PKK), Ankara considera infatti le YPG un’organizzazione terroristica e una minaccia diretta alla propria sicurezza nazionale. Gli Stati Uniti, che nelle stesse YPG hanno trovato nel recente passato un prezioso alleato contro lo Stato islamico, si sono opposti con determinazione a un tale scenario e, nell’annunciare il ritiro delle proprie forze dalla Siria, hanno anche cercato una soluzione che contenesse i propositi bellicosi della Turchia offrendo a quest’ultima delle garanzie di sicurezza.

L’agenzia ONU per i rifugiati ha chiesto alle forze curdo-siriane e agli Stati Uniti, che guidano la coalizione anti-Isis nell’est della Siria, di assicurare un passaggio sicuro alle decine di migliaia di civili, per lo più donne e bambini, intrappolati nella Siria orientale in condizioni umanitarie disperate.


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Dicembre 2018 – Gli Stati Uniti hanno annunciato il ritiro delle loro truppe dal nord-est della Siria.
Il contingente statunitense, dopo l’annuncio del ritiro dalla Siria da parte del presidente Donald Trump, si trasferirà nel vicino Iraq, dove sono già operative 5000 truppe statunitensi. In particolare, spiegano le fonti militari, il Comando Centrale degli Stati Uniti prevede di istituire vicino al confine siriano-iracheno un comando che può entrare nel territorio siriano in qualsiasi momento per effettuare missioni speciali.
Dopo l’annuncio del ritiro Usa dal teatro siriano gli altri attori in campo stanno muovendo le loro pedine. In primis la Turchia, che in queste ore sta trasferendo verso il confine siriano colonne di mezzi corazzati e di carri armati Leopard 2A4. Il presidente Recep Tayyp Erdogan sembra intenzionato ad attuare un’imponente operazione militare nel nord-est del paese con l’obiettivo principale di allontanare i curdi siriani delle Syrian Democratic Forces (Sdf) e delle milizie Ypg dai confini e creare una zona cuscinetto tra la Siria nord-orientale e la Turchia meridionale. Per riempire il vuoto che si avrà dopo il ritiro degli Usa, le Sdf si stanno accordando con Damasco. Secondo fonti locali diverse truppe e mezzi delle forze governative siriane si stanno posizionando nei pressi della città di Manbij, primo obiettivo delle forze filo turche e della possibile offensiva di Ankara.

Il mondo arabo sta per riabilitare il presidente siriano Bashar al-Assad, valutando la riammissione della Repubblica Araba Siriana nella Lega Araba da cui fu estromessa nel novembre 2011 a causa della violenta repressione di proteste popolari.

Le SDF a Deir Ezzor hanno cacciato Isis anche da Abu Hassan. Le truppe di Operation Round Up (Jazeera Storn) hanno lanciato un’offensiva su vasta scala nella città, liberandola dallo Stato Islamico. Intanto, la Coalizione Internazionale continua a effettuare bombardamenti mirati sulle postazioni Daesh nel quadrante, fino a Susah, fornendo parallelamente supporto aereo ravvicinato alle forze arabo-curde sul terreno. Peraltro, le SDF hanno anche avviato un attacco mirato a Sha’Fah.

È tempo di ricostruzione ad Aleppo, a due anni dal cessate il fuoco, da quando il governo siriano ha riconquistato la città. L’UNESCO, in un suo rapporto alcuni giorni fa, aveva parlato di danni irreparabili per il 10% dei suoi monumenti storici.

Time “With one tweet, Trump may have given Assad a path to victory in Syria”


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Novembre 2018 – La provincia di Idlib, si sa, è uno degli ultimi macigni da superare sulla difficile strada della pacificazione siriana. Situata nel nord ovest del paese è stata, fin dal 2011, una delle prime zone occupate dai ribelli penetrati dal confine turco con l’appoggio di Ankara. Tra il 2013 e il 2015 il sito qatariota Madid Ahl al-Sham ha raccolto apertamente fondi destinati all’acquisto di armi per Jabhat Al Nusra senza che il governo trovasse nulla da obiettare.

Le Forze Democratiche Siriane (SDF) a Deir Ezzor sono penetrate all’interno di Hajin e stanno combattendo l’ISIS nei quartieri più periferici della città. Le truppe di Operation Round Up (Jazeera Storm) hanno sfondato le linee di difesa dello Stato Islamico a nord della roccaforte, riuscendo a conquistare alcune postazioni strategiche nei quartieri più periferici.

L’esercito siriano ha annuncia che l’area di al-Safa, nella provincia di al-Sweida, è stata liberata dalla presenza dal gruppo terroristico ISIS. Damasco ha così ripreso il controllo del paese dopo quasi 8 anni.

Oltre alle infrastrutture, le fabbriche, gli ospedali, gli impianti elettrici e di estrazione del gas e del petrolio, sono distrutte città come Homs e Raqqa al 90% o Aleppo al 45%. Secondo l’ONU, almeno il 40% del Paese va ricostruito con un investimento di 388 miliardi di dollari. L’Unione Europea al momento è bloccata dalle sanzioni al regime siriano, che per aggirare l’ostacolo starebbe creando società off-shore con rappresentanti fittizi da coinvolgere nella ricostruzione. L’Iran, alleato di ferro di Damasco, ha già stanziato 8 miliardi di dollari per la ricostruzione ottenendo in cambio la licenza per la terza rete telefonica mobile. Imprese turche sono già impegnate nelle aree sotto la tutela delle truppe di Ankara come al-Bab, ma Erdogan punta a ricostruire Aleppo. L’Arabia Saudita e gli Emirati hanno stanziato 100 milioni di dollari per rimettere in piedi al-Raqqa, l’ex capitale dello Stato Islamico, distrutta dai bombardamenti USA e sotto controllo curdo.

In dichiarazioni rese alla Terza Commissione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite (UNGA), Bashar al-Jaafari, rappresentante siriano alle Nazioni Unite, ha respinto una risoluzione da parte del regime saudita sulla situazione dei diritti umani in Siria, definendola una misura per coprire i loro crimini nello Yemen.

Si inizia a parlare sempre più insistentemente di un presunto riavvicinamento tra regime siriano e monarchie del Golfo, in particolare Emirati Arabi Uniti (EAU) e Arabia Saudita. La cornice di tale riavvicinamento geopolitico sarebbe una nuova alleanza contro la Fratellanza Musulmana internazionale, geopoliticamente incarnata da Qatar e Turchia. Quest’ultima è diventata da circa un anno e mezzo il principale sponsor dell’opposizione siriana, occupando anche territori nel nord del Paese. Arabia Saudita ed EAU conducono da metà 2017 una intensa campagna politico-diplomatica contro il Qatar, accusato di sostenere gruppi islamisti e di mirare all’egemonia regionale, alla quale Doha è finora riuscita a fare fronte soprattutto grazie all’appoggio della Turchia e, indirettamente, dell’Iran. Damasco andrebbe così a inserirsi in questa relativamente nuova divisione intra-sunnita, schierandosi con Riyadh e EAU contro quei paesi che oggi sono i principali sostenitori della sua opposizione interna.


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Ottobre 2018 – Dopo l’accordo raggiunto il 17 settembre 2018 tra Russia e Turchia per evitare un attacco armato contro la roccaforte ribelle di Idlib, nel nord ovest della Siria, sembra che la guerra abbia raggiunto una nuova impasse.
L’accordo prevedeva la creazione di una zona demilitarizzata intorno a Idlib profonda 15-20 chilometri lungo la linea di contatto tra l’opposizione e le truppe governative entro il 15 ottobre e l’allontanamento dell’area dei militanti islamici, compresi quelli del Fronte al-Nusra.

Dopo essere stato rinviato il mese scorso, si terrà infine il 27 ottobre a Istanbul l’incontro sulla crisi siriana a cui parteciperanno Russia, Francia e Germania su invito della Turchia. Un formato finora inedito, nei 7 anni di sforzi diplomatici per trovare una soluzione politica al conflitto in Siria, che segnala un potenziale punto di svolta nella gestione della crisi.
Il processo negoziale di Ginevra guidato dall’ONU resta solo formalmente il principale forum internazionale, ma di fatto è da tempo congelato e privo di una reale incisività. Fin dalla fine del 2016, la vera gestione del conflitto è in realtà affidata al processo di Astana, attraverso il quale Russia e Iran da un lato e Turchia dall’altro hanno cercato di bilanciare i rispettivi interessi, con Ankara nel ruolo di garante di parte consistente delle opposizioni a Bashar al-Assad.

Il 15 ottobre 2018 sono state riaperte le frontiere con Giordania, Iraq e Israele. La mossa non ha solo importanti risvolti economici, ma è anche un chiaro riconoscimento da parte dei paesi limitrofi (e della comunità internazionale) della vittoria di Assad.

La provincia di Idlib, nella parte nord-ovest del paese, è l’ultima forte roccaforte ancora in mano ai gruppi ribelli e jihadisti che hanno cercato di rovesciare Assad negli ultimi sette anni.
Dopo aver ripreso il controllo di Aleppo, della regione del Ghouta orientale, di Douma e di Daraa, Idlib è l’ultimo territorio in cui Assad non è riuscito a sconfiggere i ribelli.
Il governo ha di recente ripreso il controllo del sud del paese, togliendo ai ribelli i territori di Quneitra e di Daraa, al confine con Israele e Giordania. Quneitra in particolare si trova nella zona delle Alture del Golan, un territorio occupato da Israele nella Guerra dei sei giorni del 1967 e tuttora conteso con la Siria.
Il nord del Paese invece è controllato dalle forze curde, mentre l’Isis continua a imperversare nel cuore della Siria, tra Palmira e Deir Ezzor.

Alla sessantesima Fiera Internazionale di Damasco, conclusa di recente, la Cina si è messa in evidenza, sottolineando come il Paese non solo miri a ricostruire la Siria, ma anche a investire in iniziative che darebbero direttamente un contributo alla concretizzazione di una nuova economia. I piani della Cina includono acciaierie e impianti di produzione automobilistica nella provincia di Homs.


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Settembre 2018 – Nella notte tra il 7 e l’8 settembre 2018 sono ripresi gli attacchi russi contro la provincia siriana di Idlib, l’ultima roccaforte ancora in mano ai ribelli che si oppone al governo di Bashar al-Assad.
Il 7 settembre 2018 si è tenuto a Teheran, in Iran, un incontro trilaterale tra Iran, Russia e Turchia per trovare un punto di incontro. Il summit tuttavia non ha dato gli esiti sperati. Il presidente russo Vladimir Putin infatti ha respinto le richieste della Turchia di una tregua nel nord della Siria. L’intenzione della Russia resta quindi quella di continuare la sua lotta contro i terroristi nella provincia di Idlib e il presidente russo ha ribadito il diritto di Bashar al-Assad a riconquistare tutto il Paese.
Raid aerei russi e governativi siriani continuano nella Siria occidentale, al confine tra le regioni di Idlib e Hama, in zone fuori dal controllo delle forze di Damasco ma sotto influenza turca.
Rappresentanti di Russia, Germania, Francia e Turchia si riuniranno venerdì a Istanbul per un confronto preliminare sull’organizzazione di un summit sulla Siria con i leader dei quattro Paesi.

Nelle sue fasi iniziali della guerra molte attività commerciali, industriali e artigianali sono rimaste distrutte, molti macchinari rubati dai gruppi armati e rivenduti in Turchia, oltre al fatto che molta manodopera ha dovuto lasciare le varie zone con l’avanzare del conflitto.
Un rapporto dell’agenzia delle nazioni arabe dell’ONU, ESCWA, ha indicato che il volume di distruzione del capitale fisico della Siria e la sua distribuzione settoriale hanno superato i 388 miliardi di dollari.

Una prigione segreta, di 30 mila metri quadri, accanto alla base americana di Ain Issa, nella Siria settentrionale. È la destinazione finale dei combattenti stranieri dell’ISIS catturati dai curdi delle Forze democratiche siriane (SDF). Una prigione gestita soltanto da personale militare statunitense, come quelle in Iraq subito dopo la guerra del 2003.


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Agosto 2018 – Iniziata l’offensiva delle SDF (Forze democratiche siriane), coalizione arabo-curda che ha combattuto contro l’estremismo islamico con il sostegno degli Stati Uniti, contro l’ISIS ad Hajin. Gli aerei della Coalizione Internazionale hanno lanciato leaflets sulla città della provincia di Deir Ezzor, esortando i civili a lasciare immediatamente le zone sotto il controllo dello Stato Islamico. Non solo nella roccaforte, ma anche a Sousa e nelle altre aree in cui è presente l’ISIS. Il messaggio è chiaro: l’Operazione Round Up (Jazeera Storm) si appresta a lanciare le manovre per liberare il quadrante dai jihadisti.

L’Osservatorio siriano per i diritti umani, ha reso noto di un attacco aereo dell’aviazione siriana in un’area della provincia di Idlib, nel nord del paese, che teoricamente avrebbe dovuto essere di de-escalation, come da accordi raggiunti fra Turchia, Iran e Russia.
L’offensiva ribattezzata “Ramoscello d’Ulivo” lanciata dalla Turchia nel nord della Siria ad inizio anno, che ha avuto come esito la conquista del cantone di Afrin controllato in precedenza dalle milizie curde, ha reso palese gli obbiettivi ambiziosi di Erdogan: l’allargamento della sfera di influenza turca nella regione.

Dopo il fallimento dei negoziati con la Russia, le SDF hanno detto che sono pronti anche a loro a negoziare con lo Stato islamico per salvare la vita degli ostaggi. Attualmente i cosiddetti ribelli controllano meno del 3% della Siria.

Secondo la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova, i dati delle Nazioni Unite mostrano che circa un milione di persone potrebbe tornare in Siria nei prossimi mesi. Citati come esempi le città di al-Rastan e Talbiseh, nel governatorato di Homs, dove negli ultimi tre mesi sono tornate quasi 9 mila persone.


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Luglio 2018 – L’aviazione israeliana ha colpito tre postazioni dell’esercito siriano vicino alle Alture del Golan, nella provincia di Quneitra.

Intanto, l’operazione per la liberazione della Siria sud-occidentale dai militanti è entrata nella sua fase finale. Le truppe siriane hanno issato la bandiera a Daraa, culla della rivolta del 2011, dopo la resa dei ribelli e l’ingresso in città. Daraa è stata tra i luoghi più devastati dalla guerra civile e dalla guerra contro l’ISIS, che hanno provocato almeno 400mila morti e 11 milioni di sfollati.

L’avanzata delle truppe governative verso le aree in mano ai ribelli nella zona di Daraa, al confine con la Giordania, ha spinto decine di migliaia di persone a lasciare le case per allontanarsi dai combattimenti. Secondo le Nazioni Unite, gli sfollati sono almeno 270mila.

L’OPAC (Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche) dice nel suo rapporto preliminare di non aver rinvenuto prove di attacchi chimici con gas nervino da parte dell’esercito regolare siriano contro la città di Douma, alla periferia di Damasco. Si fa solo riferimento al possibile e tutto da dimostrare uso del cloro.

Le SDF a Deir Ezzor avanzano contro Isis nella Middle Euphrates Valley (MERV), puntando al villaggio di Bab al-Khayr. Le forze dell’operazione Round Up (Jazzera Storm) procedono in direzione sud lungo il confine tra Siria e Iraq, cacciando i miliziani dello Stato Islamico dal quadrante.


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Giugno 2018 – L’esercito siriano, fedele al presidente Bashar al-Assad, ha dichiarato di aver preso il pieno controllo di tutte le aree intorno alla capitale, Damasco, per la prima volta dal 2012.

Inoltre le Forze Democratiche Siriane (SDF) a Deir Ezzor hanno cominciato l’operazione contro l’ISIS da Dashisha. La seconda fase dell’operazione Round-Up. Le forze arabo-curde hanno tolto al DAESH altri due villaggi: Derwish e Amiriyah, stringendo ulteriormente il cerchio sulla roccaforte dello Stato Islamico nella Middle Euphrates Valley.

I combattenti curdi dello YPG si ritireranno dalla città siriana di Manbij, che avevano liberato dall’Isis nell’agosto del 2016. Il ritiro è stato deciso in base agli accordi conclusi ieri a Washington fra la Turchia e gli Stati Uniti, che sostengono i curdi all’interno della coalizione delle Forze democratiche siriane.

Secondo le analisi di laboratorio dell’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (OPCW), il 24 e il 25 marzo 2017 in Siria ci furono due attacchi con armi chimiche. Nel primo attacco, avvenuto a sud di al Lataminah, nel nord-ovest della Siria, è molto probabile che fu usato il sarin, secondo l’OPCW; nel secondo, che colpì l’ospedale di al Lataminah e la zona circostante, il cloro.

La formazione della Commissione costituzionale siriana è al centro dei colloqui che l’inviato speciale dell’ONU per la Siria a fine giugno discute con rappresentanti di Russia, Turchia e Iran, le tre potenze dei colloqui di Astana.

La Siria ha ratificato la Convenzione dell’UNIDROIT sul traffico illecito di oggetti d’arte, seconda convenzione che ratificata dallo scoppio della guerra (l’altra sul doping nello sport), e questo avrà un impatto a livello internazionale, poiché potrà richiedere indietro quei beni che ad oggi vengono utilizzati per finanziare il terrorismo, beni che talvolta vengono veicolati, attraverso siti web e operatori del mercato dell’arte, anche se scambiati in buona fede.

Militari italiani assegnati all’operazione “Prima Parthica” sarebbero impegnati in Siria nell’offensiva della Coalizione internazionale a guida USA contro lo Stato Islamico presso al-Hasakah, capoluogo del governatorato omonimo nella Siria nord-orientale. Lo ha riferito ieri l’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani, organizzazione non governativa con sede a Londra. Reparti italiani, francesi e statunitensi sarebbero impegnati al fianco delle SDF composte da milizie arabe e soprattutto curde, nelle operazioni tese a liberare dall’ISIS gli ultimi lembi di territorio siriano orientale. Lo Stato Maggiore della Difesa italiano, ha tuttavia smentito categoricamente quanto affermato.


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Maggio 2018 – Dal 2013 fino allo scorso settembre, Deir-Ezzor è stata assediata da miliziani jihadisti e dell’ISIS. Poi la svolta nell’estate scorsa, l’avanzata delle forze fedeli al presidente al-Assad e la fine dell’assedio. Oggi, a quasi nove mesi da quegli eventi, la città il ritorno dell’elettricità, primo passo verso la normalità.

Le forze armate di Israele hanno condotto un raid missilistico contro una base militare siriana vicino a Damasco, nel distretto di Kissweh. Il raid è avvenuto dopo che il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha annunciato il ritiro degli USA dall’accordo sul nucleare con l’Iran.

Il rapporto dell’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opac), pubblicato il 15 maggio, con i risultati degli esperti della missione sui fatti sul presunto ‘attacco chimico’ a Sarakib, nella provincia di Idlib, “provoca una profonda perplessità”. Nel suo rapporto il più autorevole organo internazionale che proibisce le armi chimiche dichiara segni di avvelenamento da cloro tra alcuni residenti colpiti a Sarakib.
La provincia di Idlib è una zona strategica nell’orrore della guerra civile siriana. Controllata da un mix di forze ribelli e qaediste, secondo diversi osservatori potrebbe essere l’obiettivo della prossima offensiva di terra delle forze governative dopo la riconquista di diverse aree intorno a Damasco, compresa la Ghouta orientale.

I colloqui di pace sulla Siria nel formato di Astana, al loro nono round, si sono chiusi con un nulla di fatto e un appuntamento a luglio a Sochi in cui tentare nuovamente di sbloccare la situazione, mentre i negoziati di Ginevra sotto l’egida Onu restano in stallo.

L’Esercito turco, assieme alle milizie ribelli FSA (Free Syrian Army), ha invaso il nord della Siria nell’estate del 2016 occupando il triangolo fra Jarablus, Azaz e al-Bab (Operation Euphrates Shield). L’obiettivo era rimuovere l’ISIS dai propri confini e soprattutto impedire alle forze curde YPG (People’s Protection Units) di ottenere una continuità territoriale che spaziasse dall’estremo oriente siriano, governatorato di al-Hasakah, al distretto più occidentale, quello di Afrin. La seconda grande operazione militare, denominata “Operation Olive Branch” è stata quella lanciata nel gennaio scorso nel distretto di Afrin.
Dopo due mesi di offensiva, le forze turche e gli alleati ribelli hanno strappato Afrin ai soldati curdi e alle LDF (Local Defence Forces), volontari fedeli al governo di Bashar al-Assad. La regione nord-occidentale è ora de-facto controllata dai militari turchi e dalle milizie/istituzioni locali fedeli.


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Aprile 2018 – Nella notte tra venerdì 13 e sabato 14 aprile gli Stati Uniti, il Regno Unito e la Francia hanno bombardato tre obiettivi militari in Siria in risposta al presunto uso di armi chimiche sui civili a Douma da parte del regime del presidente siriano Bashar al-Assad, durante i raid tra sabato 07 aprile e lunedì 09 aprile.
Gli obiettivi nel mirino erano tre: un centro di ricerca a Damasco sospettato di essere legato alla produzione di armi chimiche, un deposito di armi chimiche e una base militare, entrambi vicino alla città di Homs.
Il presidente russo Vladimir Putin ha parlato di ‘un atto di aggressione contro una nazione sovrana’, mentre secondo al-Assad ‘l’aggressione renderà la Siria e il popolo siriano più determinati’. Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha bocciato una bozza di risoluzione proposta dalla Russia che condannava l’aggressione contro la Siria.
Gli esperti dell’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (OPAC) è già in Siria per svolgere le indagini di rito.

Contro ogni aspettativa, 4,9 milioni di bambini siriani continuano ad avere accesso all’istruzione nonostante una guerra lunga ormai oltre sette anni, violenze e sfollamento.


Children watch as an aid convoy of Syrian Arab Red Crescent drives through the besieged town of Douma

Marzo 2018 – Era il 15 marzo del 2011 quando a Damasco si svolse il primo inedito corteo di protesta contro il regime. I poteri dello Stato repressivo reagirono con violenza e lo scontro degenerò in una spirale inarrestabile.
Difficile dire quanti siano stati i morti in questi sette anni. L’Osservatorio nazionale per i diritti umani (ONDUS), parla di almeno 350mila vittime.
I combattimenti sono ripresi se possibile ancora più furiosi di prima negli ultimi mesi, dopo essere diminuiti in seguito ad un accordo nel maggio del 2017 tra Russia, Turchia e Iran per creare zone di de-escalation. Mentre una risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU approvata il 24 febbraio febbraio scorso all’unanimità, dopo che la Russia aveva posto il veto ad altre 11 precedenti, e che chiedeva una tregua umanitaria di 30 giorni in tutto il Paese, non è stata applicata nemmeno per un minuto.

Migliaia di civili in fuga dalla regione della Ghouta orientale. Si tratta del più grande esodo dall’enclave alle porte di Damasco, ancora in parte controllata dagli insorti, dove continua l’avanzata delle truppe governative siriane. Un’area che da mesi è teatro di massacri di civili, con offensive e massicci bombardamenti che, a partire dal 18 febbraio, hanno causato oltre 1.200 morti, secondo i dati raccolti dall’Osservatorio nazionale per i diritti umani.

Il Parlamento europeo ha chiesto alla Turchia di ritirare le sue truppe dalla Siria, esprimendo “grave preoccupazione sulla spirale di violenza” contro l’enclave curdo-siriana di Afrin, in corso da 55 giorni.


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Febbraio 2018 – Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha approvato sabato, con il consenso della Russia, una risoluzione per l’inizio della tregua nella Ghouta orientale. La tregua raggiunta però non è mai stata implementata: dalla Ghouta (Damasco) alla città curda di Afrin e al centro jihadista di Idlib (a nord) fino ad est ad Deir Ezzor si continua a combattere e a morire.
E non servirà a niente la “pausa umanitaria” di cinque ore al giorno annunciata dal presidente russo Putin nella Ghouta, il sobborgo della capitale siriana controllato dai qaedisti dell’ex Fronte an-Nusra.

L’esercito siriano avrebbe accettato di entrare ad Afrin a sostegno delle unità di difesa popolari curde YPG. A renderlo noto sono gli stessi combattenti del cantone di Rojava, il più occidentale, dal 20 gennaio sotto le bombe turche dell’operazione “Ramo d’Ulivo”.
Dopo l’inizio dell’offensiva Afrin aveva chiesto a Damasco di intervenire, vista la violazione di sovranità dello Stato siriano compiuta dal vicino.

Si è chiuso il Congresso per il dialogo siriano di Sochi con un’intesa sulla formazione di un comitato che dovrà riscrivere la costituzione siriana e con l’ennesimo invito a indire nuove elezioni.
A salutare con favore l’accordo sul comitato costituzionale (che sarà formato da 50 membri il cui compito sarà quello di scrivere la nuova costituzione) sono stati Russia, Turchia e Iran, i tre paesi di Astana e ideatori delle “zone a riduzione del conflitto”, e l’ONU che ha rimarcato come spetterà alle Nazioni Unite il controllo sulle procedure dell’ente (criteri di selezione dei suoi componenti e mandato).


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Gennaio 2018 – Almeno 10.000 civili hanno perso la vita durante il 2017 in Siria, secondo i dati del Syrian Network for Human Rights. Di questi più di 2000 sono bambini.

Il segretario di Stato americano Rex Tillerson ha confermato che la missione nel Nord-Est della Siria non si concluderà con la sconfitta dell’ISIS.
La Turchia ha ordinato ai suoi soldati che si trovano al confine turco-siriano di aumentare le misure di sicurezza , in vista di una possibile operazione militare per prendere il controllo di Afrin, una città del nord-ovest della Siria da tempo sotto il controllo dei curdi.

L’escalation dei combattimenti nella parte meridionale di Idlib ha dato luogo a uno dei più gravi spostamenti di massa ai quali si è assistito in Siria dall’inizio del conflitto. A denunciarlo Save the Children. I combattimenti hanno costretto circa 200.000 persone, il 54% delle quali rappresentato da bambini, a fuggire verso nord, mentre i bombardamenti hanno condotto alla chiusura centinaia di scuole e raso al suolo case e ospedali.
Da qualche giorno il regime siriano di Bashar al Assad e i suoi alleati hanno intensificato una grande operazione militare già in corso nella provincia occidentale di Idlib, controllata per lo più dal gruppo di miliziani erede della divisione siriana di al Qaida, Tahrir al-Sham.

Nei primi 14 giorni del 2018 più di 30 bambini sono stati uccisi in Siria in un’escalation di violenza nella zona orientale di Ghouta, dove si stima che 200.000 bambini siano rimasti intrappolati sotto assedio dal 2013. A Idlib, nel nord-ovest del Paese, si parla di gravi violenze avvenute nelle ultime settimane, con decine di bambini e donne rimasti uccisi e feriti e circa 100.000 civili sfollati.


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Dicembre 2017 – Secondo i dati del Syrian Observatory for Human Rights, il numero di civili uccisi in Siria ha sfiorati i 500.000, durante gli 81 mesi di conflitto armato.
Nuovi negoziati tra il regime di Damasco, spalleggiato da Russia e Iran, e i ribelli siriani, sostenuti dalla Turchia, si sono aperti ad Astana, in Kazakistan, allo scopo di contribuire alla soluzione del conflitto con progressi concreti, visto il perdurare dello stallo del processo politico di Ginevra. La sorte di ostaggi e prigionieri, la consegna di aiuti umanitari e il funzionamento delle cosiddette aree di ‘de-escalation’ saranno i dossier affrontati. Si tratta dell’ottavo ciclo di negoziati tra regime e ribelli ad Astana, dove il processo di pace si concentra sulle questioni militari e tecniche e si svolge in parallelo a quello, politico e sotto l’egida dell’Onu, di Ginevra.

I gruppi ribelli siriani intanto hanno respinto la conferenza di pace di Sochi sulla Siria, promossa dalla Russia per il 29-30 gennaio, sostenendo che Mosca sta cercando di aggirare il processo di pace delle Nazioni Unite a Ginevra.

Ora che l’appoggio dell’Iran e della Russia ha permesso al suo regime di riprendere il controllo di quasi due terzi del territorio siriano, Bashar al Assad pensa di aver vinto la guerra e di non aver più bisogno di negoziare se non per ottenere al massimo l’appoggio della comunità internazionale per nuove elezioni che confermerebbero il suo dominio.

Intanto continua a pieno ritmo l’offensiva delle Forze Democratiche Siriane (SDF) spalleggiate dalla Coalizione Internazionale contro lo Stato Islamico nei pressi di Hajin, a sud di Deir Ezzor.
Le violenze hanno causato lo sfollamento di quasi la metà della popolazione di Daraa est e si evidenziano gravi difficoltà di accesso alle cure per donne e bambini. Anche i tassi di vaccinazione destano preoccupazione, tanto che il 60% dei bambini al di sotto dei 5 anni non ha ricevuto tutte le dosi di vaccino necessarie per le malattie prevenibili. Più di 13 milioni sono i siriani in necessità di aiuti umanitari, tra cui 6 milioni di sfollati interni e 3 milioni di abitanti delle aree assediate.


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Novembre 2017 – Tre anni fa lo Stato Islamico invase ampi territori, circa 100.000 chilometri quadrati, nel nord-est della Siria e nel nord-ovest dell’Iraq. Reclutò decine di migliaia di foreign fighters da 120 paesi.
L’esercito siriano ha vinto la battaglia di Deir Ezzor liberando tutta la città sull’Eufrate dalla presenza degli uomini dello Stato islamico.Già ieri varie fonti avevano riferito dell’avanzata decisiva delle forze siriane contro i jihadisti nel capoluogo dell’omonima provincia ricca di petrolio situata al confine con l’Iraq. Negli ultimi giorni l’esercito siriano aveva già preso il controllo dei distretti di al Hamidiya, Sheikh Yassin, al Ardhi e al Rashidia.
Il comando dell’esercito siriano ha comunicato inoltre di avere liberato Albu Kamal, l’ultima roccaforte dell’ISIS a sud della provincia di Deir Ezzor, al confine orientale della Siria.

E’ di oltre un centinaio di morti il bilancio di un attentato dell’ISIS compiuto sabato in un campo profughi sulla riva orientale dell’Eufrate in Siria. A renderlo noto è stato un portavoce delle cosiddette Forze Democratiche Siriane, a predominanza curda, legate alla coalizione a guida USA.

Ad oggi la Siria non ha alcun piano di recupero o programma di sviluppo come invece il regime di Assad e i media pro-russi e iraniani cercano di far credere. Il presidente russo Vladimir Putin è in procinto di trovare soluzioni che soddisfino i suoi obiettivi economici e politici. Per quanto riguarda gli iraniani, essi vedono nella ricostruzione della Siria l’occasione per eliminare la presenza degli arabi sunniti e il reinsediamento degli sciiti in alcune zone e siti di Damasco.

In un nuovo rapporto sulla Siria, Amnesty International ha denunciato che, a seguito degli accordi di riconciliazione tra il governo siriano e i gruppi armati di opposizione, intere popolazioni, dopo aver subito terribili assedi e intensi bombardamenti, non hanno avuto altra scelta che lasciare le loro zone o morire. La campagna governativa di assedi, bombardamenti e sfollamenti forzati, che ha costretto migliaia di civili a sopravvivere in condizioni durissime a Daraya, Aleppo est, al-Waer, Madaya, Kefraya e Foua, costituisce una serie di crimini contro l’umanità.


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Ottobre 2017 – La milizia curda YPG, a capo delle forze democratiche siriane, ha annunciato che la battaglia per la liberazione, dallo Stato Islamico, della città di al-Raqqa, nella Siria nord-orientale, è entrata nella sua fase finale.
Si calcola che siano quasi 1500 le persone ancora intrappolate nella città assediata, considerata da sempre la ‘capitale’ dell’ISIS, rinchiuse nell’ospedale nazionale e nello stadio, nei quartieri nord-occidentali, circondate dalle forze curdo arabe.
Con la caduta di al-Raqqa, nelle mani dell’Isis non rimane che una parte della provincia orientale siriana Deir-Ezzor, dove le forze del regime di Damasco sostenute dall’aviazione russa sono riuscite a spingere sempre più i jihadisti verso le aree desertiche ad est del capoluogo a ridosso della frontiera irachena.

L’esercito siriano e le milizie sue alleate, con il sostegno di Russia e Iran, ha strappato all’ISIS la città di Mayadin, nell’est della provincia di Deir-Ezzor.

Convogli dell’esercito turco sono entrati nella provincia siriana di Idlib, dal varco di Bab al-Hawa. L’operazione dell’esercito turco rientra nell’ambito dell’accordo di spartizione raggiunto il mese scorso con Russia e Iran nell’incontro di Astana. L’obiettivo è quello di creare un’altra zona cuscinetto nella parte nordoccidentale del paese, teatro di scontri tra i gruppi ribelli, alcuni dei quali appoggiati dalla Turchia, ed il governo siriano, che può contare invece sull’appoggio di Russia ed Iran.
Sul tavolo di Astana, alla fine del mese, Ankara intende portare la richiesta di una quinta zona di de-escalation, Afrin, uno dei tre cantoni oggi fisicamente diviso da quelli di Kobane e Jazira (dove per de-escalation si intenda non una zona franca dagli scontri armati ma un vero e proprio assedio della comunità kurda).

730.000 bambini siriani rifugiati nei Paesi limitrofi vengono esclusi dall’educazione e sempre più esposti al lavoro minorile e ai matrimoni precoci, secondo la denuncia di Save the Children.


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Settembre 2017 – L’esercito siriano ha rotto l’assedio dello Stato Islamico sulla città orientale di Deir Ezzor.
A Deir Ezzor hanno vissuto dal 2014, sotto assedio islamista, circa 93mila civili insieme a forze governative rimaste dentro la comunità dopo l’occupazione. E per la prima volta, l’esercito ha rotto le linee di difesa islamiste che circondavano la zona ovest.
Le Forze Democratiche Siriane, sostenute dagli Stati Uniti, hanno annunciato di aver conquistato la città vecchia di al-Raqqa, portando i militari vicini all’ultima linea difensiva dell’ISIS nella città, ritenuta la capitale del Califfato in Siria.

Secondo il Syrian Network for Human Rights, dal 2011 le sparizioni forzate nel Paese sfiorano 75.000.

Un portavoce dell’esercito siriano ha comunicato l’attacco di Israele verso una base militare delle forze legate al dittatore siriano Bashar al-Assad nei pressi della città di Masyaf, nell’ovest del Paese, nei pressi di Hama. L’attacco sarebbe stato condotto con alcuni missili lanciati dallo spazio aereo libanese, producendo gravi danni alla base, centro di ricerche militari e di armi chimiche.
Risalgono ormai a due anni fa, i colloqui fra il presidente russo Putin e il leader israeliano Netanyahu secondo cui Israele avrebbe dato il via libera ad una presenza russa in Siria pro-Assad, la Russia in cambio avrebbe garantito che Hezbollah non usasse armi letali contro lo Stato Ebraico.
La Commissione ONU per i crimini di guerra in Siria si dice fortemente preoccupata dall’impatto dei raid della Coalizione a guida USA sui civili. Ancora aperte le indagini su alcuni episodi a Aleppo e al-Raqqa.

Una nuova zona di ‘de-escalation’ russa, che si aggiunge a quelle già previste dagli accordi di Astana del maggio scorso, è stata creata nel distretto di Tell Rifaat, tra Aleppo e l’enclave curda di Afrin, in un’area controllata dalle forze curde vicine sia alla Russia che agli Stati Uniti. La polizia militare russa sarà dunque dispiegata nell’area come già successo per le altre zone di de-escalation nel sud della Siria, attorno a Damasco, e tra Homs e Hama nella Siria centrale.
Secondo il presidente siriano, la Siria non ha permesso ai Fratelli Musulmani di prendere il potere nel paese, principale obiettivo dell’insurrezione.

“La mia presenza era diventata un alibi. Né in Rwanda, né nell’ex-Jugoslavia ho mai visto cose così gravi come quelle che stanno accadendo in Siria: è una grande tragedia, non esiste ancora un tribunale”. Con queste amare considerazioni, il magistrato svizzero, Carla Del Ponte ha annunciato la sua decisione di lasciare la commissione d’inchiesta ONU sulla Siria.

Due spedizioni, dalla Corea del Nord alla Siria, destinate all’agenzia governativa responsabile del programma di armi chimiche. Lo rivela un rapporto di un gruppo di esperti indipendenti dell’ONU, che si occupa delle violazioni delle sanzioni imposte dalle Nazioni Unite a Pyongyang.


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Agosto 2017 – L’esercito siriano e le forze alleate hanno circondato e serrato i ranghi attorno alla città di Al-Sukhna. La città è l’ultimo avamposto dell’ISIS nell’avanzata dell’esercito siriano verso la città di Deir Ezzor. Deir Ezzor è completamente circondata dai jihadisti da più di tre anni.

Le Forze Democratiche Siriane a al-Raqqa, dopo la conquista a sorpresa da parte dell’ISIS di al-Karim, nel governatorato di Hama, hanno intensificato gli scontri nel quadrante ovest. Le SDF stanno avanzando contro ISIS in sette quartieri a al-Raqqa: Rawda, la Città Vecchia, Hisham bin Abdulmalik, Shahada, al-Deriyah, Nahdah e al-Bared. Nella roccaforte Daesh rimangono tra i 10.000 e i 25.000 abitanti.

La coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti avrebbe compiuto un raid con testate al fosforo contro un ospedale a al-Raqqa.

Rappresentanti del ministero della Difesa russo e dell’opposizione siriana hanno raggiunto un accordo, durante un incontro al Cairo avvenuto a fine luglio, sul funzionamento di una terza zona di de-escalation a nord della città di Homs, dove si contano 84 centri abitati e vivono più di 147.000 persone.

Entra nella fase operativa l’accordo stipulato tra il gruppo libanese sciita Hezbollah e i combattenti siriani sunniti del Fronte Al-Nusra per l’evacuazione di quasi 8.000 miliziani e civili dal Libano verso la Siria. Autobus hanno attraversato i posti di controllo di Hezbollah e raggiungeranno la città siriana di Flita prima di arrivare nelle province di Aleppo e di Idlib, controllate dai combattenti ostili a Bashar al-Assad, il cui regime è invece appoggiato dagli sciiti di Hezbollah.

Nena News Agency “MEDIO ORIENTE. Da rifugiate a spose bambine” di Federica Iezzi


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Luglio 2017 – Sono quasi 450 mila gli sfollati all’interno del Paese ritornati nelle aree controllate dal governo siriano. Circa 31 mila sono, invece, gli sfollati che hanno deciso di trovare riparo all’estero. Il dato arriva direttamente dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR). Dal 2011, anno di inizio del conflitto, sono circa 5,5 milioni i siriani rifugiati all’estero, mentre 6,3 milioni sono gli sfollati all’interno del Paese. Un conflitto che ha provocato circa 300 mila morti, anche se alcune stime parlano di mezzo milione di vittime e di altrettanti feriti.

Scattato il cessate il fuoco, per il quale si sono accordati USA, Russia e Giordania, e che è stato annunciato dopo il faccia a faccia fra Donald Trump e Vladimir Putin a margine del G20 di Amburgo. L’opposizione siriana intende estendere la tregua in corso, nel sud-ovest a tutto il Paese. Nel primo giorno di entrata in vigore dell’accordo tra Stati Uniti e Russia a Daraa, Quneitra e Suwaida il cessate il fuoco sembra reggere.
La Siria è diventata il fronte più caldo della nuova guerra fredda. Da una parte i russi, schierati con il regime di Damasco. Dall’altra gli americani, affiancati alle brigate curde e arabe.

Con l’arrivo della delegazione del governo di Damasco al Palazzo dell’ONU a Ginevra, ha preso il via un nuovo round dei colloqui di pace sulla Siria sotto l’egida delle Nazioni Unite.

Le Forze Democratiche Siriane (SDF), la coalizione di arabi e curdi alleata agli Stati Uniti, hanno raggiunto le mura della città vecchia di Raqqa, in Siria, ancora controllata dallo Stato Islamico. Le SDF, con l’appoggio della coalizione anti-ISIS guidata dagli Stati Uniti, hanno circondato completamente lo Stato Islamico, bloccando qualsiasi via di fuga da Raqqa.


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Giugno 2017 – Mentre le Syrian Democratic Forces e le forze speciali USA entrano alla periferia di al-Raqqa, l’esercito siriano dilaga a sud ovest dell’autoproclamata capitale del Califfato, raggiungendo la città romana di Resafa.
Con l’ISIS in ritirata da al-Raqqa, si è aperta la competizione fra SDF e forze armate siriane. Se l’assedio a al-Raqqa da parte delle forze curdo arabe appoggiate dagli USA era previsto da mesi, non era stato invece calcolato il rapido progresso delle truppe di al-Assad lungo la direttrice sud-est di Aleppo.
Due importanti episodi sono entrati nella storia del conflitto siriano. Un aereo statunitense ha abbattuto un aereo del regime siriano di Bashar al-Assad vicino a al-Raqqa. L’Iran ha lanciato dal suo territorio dei missili a medio raggio che hanno colpito alcune posizioni dello Stato Islamico nella Siria orientale.
Le autorità di Teheran hanno inviato in Siria migliaia di miliziani perché combattessero al fianco dell’esercito di Damasco. Inoltre hanno fornito ad al-Assad un finanziamento da nove miliardi di dollari. Nel calcolo strategico iraniano, la Siria è un paese fondamentale, punto di raccordo con Hezbollah, palestinesi e Mediterraneo. Anche il governo iracheno supporta il governo di Damasco, anche se non militarmente e con molta più prudenza rispetto ad Iran e Russia. Lo spazio aereo iracheno è aperto ai velivoli militari di Teheran e Baghdad fornisce anche petrolio e combustibile diesel alla Siria.
La posizione della maggiore potenza mondiale, gli Stati Uniti d’America, sulla crisi siriana è molto particolare. Infatti, gli USA in Siria combattono due nemici, paradossalmente avversari fra di loro: l’ISIS e il governo di Damasco. Dopo un’iniziale posizione prudente, nel 2012 l’amministrazione Obama dava mandato alla CIA di addestrare, armare e finanziare i gruppi ribelli siriani, mentre nel 2014 creava una coalizione militare anti-ISIS, che ha effettuato numerosi raid aerei ed operazioni di forze speciali sul territorio siriano, soprattutto nella zona di al-Raqqa.
Anche con l’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca la contraddittoria politica di Washington non è cambiata. Da un lato si sono moltiplicati i raid anti-ISIS dell’aviazione a stelle e strisce sul territorio siriano, dall’altro lo scorso aprile 59 missili Tomahawk sono stati lanciati per ordine della Casa Bianca su una base dell’aviazione siriana, dopo che le forze governative di al-Assad avrebbero usato gas tossici per attaccare un villaggio controllato dai ribelli nella provincia di Idlib. Per quanto riguarda altre potenze regionali, Qatar e Arabia Saudita sono grandi finanziatori dei ribelli anti-Asad e la Turchia di Erdogan vorrebbe anch’essa vedere detronizzato il rais di Damasco, anche se guarda con apprensione alle ambizioni di autonomia dei curdi siriani, protagonisti della lotta sia contro l’ISIS che contro l’esercito regolare siriano.

Primo ritorno della poliomielite in Siria dal 2014 che ha colpito soprattutto bambini al di sotto dei 5 anni a al-Raqqa, la capitale dello Stato Islamico, e l’area di Mayadin nella provincia di Deir Ezzor, controllata in gran parte dalle milizie jihadiste. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ritiene che lo sviluppo dell’epidemia sia dovuto a un basso livello di immunizzazione. Si sta pianificando di vaccinare 90mila bambini sotto i 5 anni.


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Maggio 2017 – 2786 persone hanno perso la vita nel mese di aprile nel conflitto siriano, tra cui 291 bambini.

Entrato i vigore l’accordo che istituisce quattro safe zone. L’intesa fra Russia, Turchia e Iran, ha avuto l’assenso, diretto e indiretto, delle altre potenze internazionali e regionali.
Le safe zone coprono la provincia di Idlib e parte di quelle di Lattakia, Aleppo e Hama, piccole aree della provincia centrale di Homs, i sobborghi orientali di Damasco e le province meridionali di Daraa e Quneitra. L’obiettivo dichiarato è quello di garantire le condizioni per il ritorno sicuro e volontario dei rifugiati e di permettere l’invio di aiuti umanitari.
La decisione non prevede una riduzione degli sforzi militari della Russia contro l’ISIS e l’ex fronte di al-Nusra, oggi Hayat al-Tahrir al-Sham.
Questi i risultati del quarto incontro tra delegazioni russe, statunitensi, turche e iraniane in merito alla risoluzione del contenzioso siriano nella capitale kazaka di Astana.

Intanto continua l’evacuazione di civili dal quartiere di al-Wa’er, a Homs. Secondo i dati dell’Osservatorio siriano per i diritti umani (SOHR), dovrebbero essere 2.000, tra cui 400-500 miliziani armati, le persone che saranno portate solo in questa prima fase fuori da al-Waer, quartiere assediato dalle forze lealiste dal 2013. Altri convogli dovrebbero essere organizzati nelle prossime settimane. I civili e i miliziani evacuati saranno trasferiti a Jarablus, località vicina al confine con la Turchia controllata da forze ribelli fedeli ad Ankara.

Al-Jazeera “Syria’s civil war explained from the beginning”


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Aprile 2017 – Missili Tomahowk lanciati dal Mediterraneo orientale, da parte degli Stati Uniti, hanno colpito un aeroporto nei pressi di Homs (base aerea di Shayrat), uccidendo 6 avieri e 9 civili e distruggendo aerei da combattimento e installazioni dell’aviazione siriana. Russia e Iran condannano l’attacco americano. Turchia, Israele, Arabia Saudita e opposizione siriana appoggiano la decisione di Donald Trump. Intanto la Russia ha sospeso il memorandum con la coalizione a guida americana per la prevenzione degli incidenti e sulla garanzia della sicurezza dei voli durante le operazioni militari in Siria.

Nello scorso mese di marzo 1134 civili hanno perso la vita durante il conflitto siriano. Ormai un quarto della popolazione siriana è stata costretta a varcare le frontiere per sfuggire agli orrori della guerra. Sono cinque milioni i civili, secondo i dati dell’UNHCR, che dal 2011 sono registrati nei Paesi vicini come rifugiati e ormai nemmeno intravedono più la possibilità di far ritorno a casa.

Ancora bombardamenti nella provincia di Idlib, nelle zone della Siria nordoccidentale sotto il controllo dei ribelli, e di ora in ora si aggrava il bilancio dell’attacco aereo con gas chimici nel villaggio di Khan Sheikhun.

Mentre i combattimenti si intensificano nel nord della Siria, ordigni esplosivi e mine stanno avendo un impatto devastante sui civili. Lo denuncia in un rapporto Medici Senza Frontiere in un rapporto diffuso.

L’escalation delle violenze in Siria sta impedendo ad aiuti vitali di raggiungere 2,5 milioni di bambini in difficoltà estrema. E’ l’allarme lanciato da Save the Children. Negli ultimi 3 mesi, i convogli di aiuti hanno potuto raggiungere solo il 9% delle 4,6 milioni di persone, per più della metà bambini, che si trovano sotto assedio o in aree difficili da raggiungere. Più di 4 milioni di persone non sono mai state raggiunte dagli aiuti quest’anno, e sono sempre più disperate per la mancanza di cibo e medicine.

Impedire l’assistenza sanitaria è un’arma di guerra. Lo dichiara la prima inchiesta indipendente sulla condizione del personale medico in Siria istituita dalla rivista scientifica The Lancet.

Team del Comitato Internazionale della Croce Rossa sono entrati nelle zone di al-Houleh e Horbnafsah, nella provincia di Homs, per consegnare aiuti umanitari a 89.000 civili.

I combattimenti tra Free Syrian Army e ISIS hanno permesso la riconquista di almeno 250 villaggi nella provincia di Aleppo, a favore del governo siriano.

Razionalizzato l’accesso alle fonti idriche di Damasco, a causa del blocco della fonte di Wadi el-Barada. Nell’ultimo periodo, le fazioni in guerra hanno bloccato i flussi sull’Eufrate, tra al-Raqqa e Aleppo, negando l’accesso all’acqua ad oltre due milioni di persone.


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Marzo 2017 – In quasi sei anni di conflitto in Siria si contano 400 mila morti, di questi 20 mila sono bambini. 11,5 milioni di civili hanno lasciato il Paese e più di sei milioni sono gli sfollati interni. Un totale di 12.987 civili hanno perso la vita a causa di torture.

La situazione rifugiati siriani ad oggi è la seguente: 78.000 sono bloccati al confine con la Giordania, centinaia di migliaia sono stati respinti alla frontiera con la Turchia, oltre 1 milione è nei campi informali libanesi, oltre 2.9 milioni di persone si trova in Turchia, più di 650mila in Giordania (di sui solo il 21% accolti in campi ufficiali), 230mila in Iraq, 115mila in Egitto, 29mila negli altri Paesi del Nord Africa. E 640.000 sono rimasti in Siria sotto assedio militare.

Si è chiuso il 3 marzo a Ginevra il quarto round di negoziati per trovare una soluzione alla crisi siriana, che sta entrando nel sesto anno. I punti all’ordine del giorno di Ginevra IV erano la ricerca di una soluzione di stabilizzazione duratura della crisi siriana, una verosimile prospettiva politica futura, la bozza di una costituzione siriana, la data di possibili elezioni.
I rapporti di forza, con il progredire delle dinamiche militari sul terreno, vedono ora il regime di Assad in una posizione di vantaggio. Assad controlla ormai buona parte del territorio occidentale della Siria, fatta eccezione per la città di Idlib, nel nord-ovest del Paese, e per l’area circostante Daraa, a sud della Siria. La parte settentrionale della Siria è per buona parte in mano ai curdi siriani dell’YPG (Unità di Protezione Popolare) che costituiscono la componente maggioritaria delle SDF (Syrian Democratic Forces), formazione costituita per iniziativa degli Stati Uniti a metà 2016. La città di al-Raqqa è la roccaforte dell’ISIS, il cui controllo sul territorio è limitato ormai a una striscia centrale, lungo il corso dell’Eufrate, che comprende, anche la città di Deir-Ezzor.
Le prossime sessioni negoziali sono previste il 23 marzo a Ginevra e il 14 aprile ad Astana.

Il cessate il fuoco, ufficialmente in vigore dal dicembre del 2016, è stato più volte violato, secondo il Syrian Network for Human Rights, solo nella settimana di apertura del vertice di Ginevra sono rimaste uccise 413 persone, di cui 54 bambini.


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Febbraio 2017 – Ricominciano i colloqui di pace sulla Siria ad Astana, in Kazakhistan. Dopo una serie di rinvii, l’opposizione siriana ha accettato di partecipare, al capitolo riguardante la tregua. Per i ribelli è ancora inaccettabile la permanenza di Bashar al-Assad al potere, invece sostenuto da Russia e Iran.

La battaglia più feroce è in corso nella città di al-Bab, vicino alla frontiera con la Turchia, dove sono impegnate truppe speciali turche, ribelli moderati e combattenti curdi dell’YPG contro i jihadisti dell’ISIS.

Sei ospedali bombardati, che servivano 300 mila civili, nella provincia di Daraa, nel sud della Siria: è questo l’esito degli oltre 60 raid condotti dall’aviazione governativa siriana e dall’alleata Russia.
Dopo sei anni di guerra sono 14 milioni le persone bisognose di aiuto: 11,5 milioni non hanno accesso alle cure, il 40% sono bambini. La riduzione della speranza di vita è di 15 anni per gli uomini e 10 per le donne: di queste ultime, oltre 300 mila in gravidanza non possono usufruire dell’assistenza necessaria per il parto. Il 58% degli ospedali locali è chiuso o danneggiato dai bombardamenti, le strutture depredate, gli ambulatori rasi al suolo. Anche il personale medico si è ridotto drasticamente: la maggior parte è fuggito, certo, ma non va dimenticato che sono circa 660 le persone che lavoravano nelle strutture rimaste uccise dai colpi di mortaio o da proiettili volanti.

Il Pentagono ha ufficialmente confermato l’impiego del munizionamento all’uranio impoverito contro obiettivi dello Stato islamico, in Siria, alla fine del 2015.
In cinque anni sono state circa 13mila le persone impiccate, in segreto, in un carcere militare siriano. A denunciare la ‘politica di sterminio’ del regime di Assad è Amnesty International, secondo cui tra il 2011 e il 2015, in un istituto del governo vicino Damasco, è stata portata avanti una ‘campagna mostruosa di atrocità’.


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Gennaio 2017 – Il mese di dicembre del sesto anno di guerra civile in Siria, si chiude con 3117 morti, tra cui 247 bambini, secondo il Syrian Observatory of Human Rights.

A causa del mancato rispetto della tregua (iniziata il 30 dicembre scorso) da parte del regime di al-Assad, nelle aree di Wadi Baraba e Ghouta, una dozzina di gruppi ribelli in Siria ha annunciato il congelamento dei colloqui di pace del piano Russo-Turco, avallato dall’Iran, in programma ad Astana, in Kazakistan.

Continua a rimanere senza acqua la capitale Damasco, interrotta l’erogazione di acqua dall’acquedotto di Win al-Fijah presso il villaggio di Wadi Barada.

Scontri tra esercito governativo e combattenti dello Stati Islamico nella T4 airbase, nell’area est di Homs, l’obiettivo dell’esercito di al-Assad è riguadagnare terreno per il controllo di Palmira.

Il Manifesto 12/01/2017 “La speranza di Aleppo” di Federica Iezzi

Nena News Agency “FOTOREPORTAGE. Dentro l’Aleppo della tregua” di Federica Iezzi

Nena News Agency “SIRIA. Riapre una parte delle scuole ad Aleppo Est” di Federica Iezzi


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Dicembre 2016 – Tra fragili tregue e bombardamenti, l’esercito siriano ha dichiarato Aleppo libera dai combattenti di Jabhat Fatah al-Sham, ex al-Nusra, dopo l’uscita degli ultimi ribelli dalla zona est della città.
Civili e combattenti feriti sono passati attraverso i corridoi umanitari concordati nelle direzioni che hanno scelto volontariamente, inclusi quelli in direzione di Idlib, la provincia roccaforte anti-Assad.
Sarebbero non più di 3mila i miliziani e i loro familiari ancora presenti nei quartieri orientali. E mentre i primi osservatori ONU si preparano ad iniziare l’attività di monitoraggio, sale a 37.500 il numero totale degli evacuati dalla città. Circa la metà, fanno sapere le Nazioni Unite, quelli già arrivati a Idlib, enclave islamista su cui pesano i dubbi sull’accordo di tregua.

Palmira, l’antica città siriana, liberata lo scorso marzo dall’esercito governativo, è ritornata nelle mani dei jihadisti dello Stato Islamico.

I ministri degli esteri russo, turco e iraniano ne sono stati gli attori insieme alla presentazione di un documento comune, battezzato ‘Dichiarazione di Mosca‘, con cui i tre Paesi, tra i più coinvolti sul campo di battaglia, si impegnano a spingere per la soluzione politica al conflitto.
Esponenti militari di Russia, Iran e Turchia si presenteranno come ‘garanti’ del cessate il fuoco in Siria, nella capitale del Kazakistan, Astana. Non ancora ufficializzata la data.

Nena News Agency “SIRIA. Ospedali al collasso ad Aleppo Est” di Federica Iezzi


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Novembre 2016 – La Russia ha dato il via a un imponente bombardamento nella Siria nord occidentale, a Homs e Idlib. L’obiettivo dichiarato è quello di colpire i gruppi estremisti.
L’offensiva russa arriva poche ore dopo la telefonata tra il presidente russo Vladimir Putin e Donald Trump, pronto a insediarsi alla Casa Bianca. Trump, già in campagna elettorale, aveva detto di voler costruire un rapporto franco con la Russia di Putin per affrontare con efficacia la guerra siriana operando sulla sponda di Assad, per poi esportare il modello in altri teatri di crisi del pianeta.
Finora i rapporti tra Stati Uniti e Russia per quel che riguarda lo scacchiere siriano si sono svolti sul filo della tensione, e Obama ha lavorato per mesi per il raggiungimento di un cessate il fuoco umanitario ad Aleppo, città al centro dello scontro tra le forze filogovernative, a ovest, e i ribelli anti Assad, nell’area orientale. Dopo più di quindici giorni di relativa distensione, con Mosca che aveva fermato i bombardamenti, oggi tornano le bombe.

Uccisi decine di civili tra Aleppo e Idlib, dalla furia della nuova offensiva aerea russo-governativa siriana. Colpito l’ospedale pediatrico Bayan e un centro trasfusionale ad Aleppo est. 21 le vittime, tra cui 5 bambini.

Intanto l’ISIS sembra vicino alla sconfitta, ma il futuro resta incerto per Siria e Iraq, con Al Qaeda nell’ombra. Lo Stato Islamico sembra destinato a crollare soprattutto grazie alla battaglia ancora in corso, proprio in questi giorni, a Mosul.
Ha perso roccaforti importanti come Ramadi e Falluja in Iraq e l’antica città siriana di Palmyra. Allo stesso tempo non vi è più alcuna sua bandiera al confine con la Turchia. I militanti jihadisti in Libia sono stati sconfitti ed estromessi, già da questa estate, dalla loro base a Sirte. Raqqa, in Siria, dunque rimane l’ultimo forte da difendere.


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Ottobre 2016 – Secondo i dati del Syrian Observatory of Human Rights 3686 persone, di cui 267 bambini, sono state uccise nel mese di settembre durante il conflitto siriano.

Dopo l’annuncio di Washington della sospensione dei negoziati bilaterali, proseguono i raid aerei russi e governativi sui quartieri orientali di Aleppo, controllati dai jihadisti di al-Nusra.
Dal cessate il fuoco concordato a Ginevra, con l’impegno diretto di Washington e Mosca, e crollato lo scorso 19 settembre, almeno 320 persone, tra cui circa 100 bambini, sono stati uccisi ad Aleppo, secondo i dati resi noti dall’UNICEF.

I combattimenti paralizzano l’attività medica ad Aleppo, in particolare nella zona est dove vivono oltre 200mila civili. Secondo un rapporto del gruppo statunitense Physicians for Human Rights, tra il giugno 2012 e l’aprile 2016, le forze aeree governative e russe avrebbero condotto almeno 50 attacchi aerei contro strutture mediche all’interno della città di Aleppo.

Scontri tra forze jihadiste e forze governative nelle aree di al-Mzeraa and al-Satheiat, a sudest di Hama. Raid aerei governativi su al-Salehia, a nord di Deir Ezzor, su Talisa e Nahia al-Hamra, nella provincia di Hama, sul campo profughi nei pressi del villaggio di al-Khwyn, nella provincia di Idlib.

Nena News Agency “Aleppo, ospedali in ginocchio” di Federica Iezzi


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Settembre 2016 – Stati Uniti e Russia non sono riusciti a raggiungere un accordo per dare via a un credibile e urgente cessate il fuoco in Siria. Dunque, dopo cinque anni di guerra civile, ed oltre 270mila morti, la polveriera siriana continua a mietere vittime.

Esplosioni si sono verificate in contemporanea in aree sotto il controllo governativo a Homs, Tartous (secondo porto siriano e nelle sue vicinanze ospita l’unica base navale russa sul Mediterraneo), nel Rif di Damasco. Due attentati hanno colpito anche due aree sotto il controllo delle YPG nelle città nordorientali di al-Hasakah e al-Qamishli. Sono almeno 70 i morti e i feriti.

La Turchia ha aperto un nuovo fronte dell’operazione militare “Scudo dell’Eufrate” in Siria e invia tank nel villaggio di al-Rai nell’ambito dell’offensiva contro i jihadisti dello Stato Islamico. Dall’inizio dell’operazione, le forze armate hanno liberato circa 600 km quadrati di territorio siriano dalle milizie dell’ISIS e di quelle a maggioranza curda delle Forze Democratiche Siriane.


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Agosto 2016 – Secondo i dati del Syrian Observatory for Human Rights, il mese di luglio la Siria ha contato 4794 decessi legati alla guerra, inclusi 199 bambini.

Una coalizione di forze arabo-curde anti Assad, appoggiate dai raid aerei USA, hanno conquistato la cittadina di Manbij, roccaforte dell’ISIS in Siria a 120 km a nord-ovest della capitale del sedicente califfato, al-Raqqa, portando a termine un’operazione iniziata lo scorso maggio. Attualmente centinaia di famiglie si sono raccolte nell’area di Abu Qalqal, controllata dalle Syria Democratic Forces.

Forze ribelli siriane hanno preso il controllo di un’importante base militare a sud della città di Aleppo. Intanto continuano gli scontri tra forze di regime e ribelli nella zona dell’al-Akrad mount, in provincia di Latakia.

Bombardamenti aerei dell’esercito di al-Assad sui villaggi di al-Dana, Saraqib, Khan Shekhon e Ma’arrat al-Na’asan, nella provincia di Idlib, sul villaggio di Briqa, nella provincia di al-Quneitra e sul villaggio di Rastan, nella provincia di Homs.

Lanci aerei di aiuti alimentari nell’area di Deir-Ezzor e ingresso di aiuti umanitari da parte della Croce Rossa Internazionale nell’area di al-Houla, a nord di Homs.

Si allunga la lista delle strutture mediche bersagliate dalle parti in guerra. L’ennesima struttura sanitaria colpita, sostenuta da Medici Senza Frontiere a Millis, nella provincia di Idlib, serviva una popolazione di 70.000 persone. I morti sono tredici.

Si allargano in Siria gli scontri nella regione nord-orientale di al-Hasakah fra le truppe governative e le milizie curde dell’YPG. E’ un nuovo fronte di guerra in un Paese già martoriato, quello che si è aperto a al-Hasakah, controllata dalle forze curde, sostenute dagli Stati Uniti, ritenute le più efficaci nella lotta allo Stato Islamico.

L’esercito siriano ha distrutto alcune postazioni utilizzate dai ribelli nei quartieri meridionali di Daraya. Distrutto anche l’unico ospedale dell’area.

Nena News Agency “SIRIA. Manbij è finalmente libera” di Federica Iezzi


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Luglio 2016 – Uccisi 1138 civili nel mese del Ramadan, inclusi almeno 400 bambini, durante il conflitto che continua a mietere vittime in Siria.

Nuovi raid dell’aeronautica militare francese contro le postazioni dell’ISIS sono stati effettuati in Siria e in Iraq, dopo il massacro del 14 luglio a Nizza, in cui il franco-tunisino Mohamed Lahouaiej Bouhlel ha provocato 84 vittime e 74 feriti.

L’esercito governativo, i combattenti libanesi di Hezbollah e altre milizie alleate hanno preso il controllo dell’ultima strada di collegamento, la “Strada del Castello”, per il settore orientale di Aleppo, dal 2012 nelle mani di jihadisti e ribelli. Vuol dire che lo schieramento anti-Assad ha perduto l’unico canale che aveva ancora disponibile per i rifornimenti di armi e generi di prima necessità. Sono più di 900 le vittime ad Aleppo, dall’inizio dei combattimenti dello scorso febbraio.

Nella capitale siriana i giornali governativi descrivono il fallito colpo di stato contro Erdogan, nemico del presidente Bashar Assad, come un complotto organizzato dallo stesso leader turco, per regolare i conti con le sue Forze Armate. I riflessi del fallito golpe turco si faranno sentire presto anche nella guerra civile che da cinque anni devasta la Siria. A Damasco (e in altre capitali arabe) pensano che Erdogan, almeno per un certo periodo, sarà occupato con le vicende interne del suo Paese e, quindi, meno impegnato con i gruppi armati anti-Assad che ha finanziato e armato nei passati cinque anni.

Continuano i combattimenti tra forze ribelli di Jabhat al-Nusra e forze di regime nelle aree di Hama, Homs, Daraa e al-Quneitra. Intanto, un convoglio umanitario della MezzaLuna Rossa Siriana entra nel quartiere di al-Waer, a Homs, assediato dalle forze di regime.

Il 15 luglio, il ministro degli Esteri russo Lavrov e il segretario di Stato americano Kerry, nella sua visita in Russia, hanno avuto uno scambio di vedute sulla tregua e sull’andamento della transizione politica in Siria. I due ministri si sono detti convinti della necessità di continuare a promuovere a Ginevra le trattative sulla questione siriana.

Una clinica ostetrica gestita da Save the Children e Syria Relief a Kafar Takharim, nella provincia di Idlib, è stata colpita e gravemente danneggiata in un bombardamento aereo.

Il Manifesto “L’ISIS non regala misericordia” di Federica Iezzi

Nena News Agency “REPORTAGE. L’ISIS non regala misericordia” di Federica Iezzi

Il Manifesto Global “ISIS does not show mercy” di Federica Iezzi


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Giugno 2016 – Le vittime continuano ad aumentare. La guerra siriana ha ucciso in poco più di cinque anni 282.283 persone: questo bilancio include 81.436 civili, di cui 14.040 bambini e 9.106 donne, ha dichiarato l’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani.

La tregua in Siria fa fatica ad imporsi. Già da alcuni giorni sono ripartiti i bombardamenti aerei di Mosca. Le tregue stipulate dallo scorso febbraio sono durate poche settimane, i combattimenti si sono subito riaccesi nella provincia di Latakia, nella piana di Al-Ghaab, nel sud-ovest della provincia di Aleppo e nel nord di Hama. E gli ospedali sono tra i bersagli più colpiti. Nell’ultimo raid russo 200 civili sono rimasti feriti, 60 hanno perso la vita. Ad affermarlo il ministero degli Esteri della Turchia secondo cui una decina di bombardamenti aerei sono stati compiuti nell’area di Idlib, nel nord-ovest della Siria, in una zona fuori dal controllo governativo.

I ministri della Difesa iraniano, russo e siriano a inizio mese si sono incontrati a Teheran per fare il punto “sugli ultimi sviluppi regionali”, in territorio siriano.

Vittoria strategica per i ribelli siriani contro l’ISIS al confine con la Turchia. Le forze paramilitari hanno infatti conquistato due villaggi nella zona, Marea e Azaz, fondamentali per aprire una rotta di rifornimento destinata alle forze di opposizione, che combattono nell’area settentrionale della provincia di Aleppo.
Un successo nell’offensiva delle forze siriane democratiche guidate dai curdi sulla città siriana di Manbij potrebbe liberare fino a 40mila persone dallo Stato Islamico.

Il governo di Damasco ha autorizzato il passaggio e la consegna di aiuti umanitari con convogli terrestri verso 12 città assediate nel corso del mese di giugno. Secondo l’ONU, circa 600mila persone vivono in diciannove zone o località in Siria circondate dalle fazioni in guerra, soprattutto dal regime, e circa quattro milioni di civili in zone di difficile accesso.
Tra le aree in cui sarà consentito l’accesso vi sono le città di Kafr Batna, Saqba, Hammura, Jisrein, Zabadin, Harasta orientale, Zamalka, Madaya, Foua, Kefraya e Yarmouk. L’ONU precisa che Damasco ha anche accettato di inviare un numero limitato di aiuti in altre tre zone controllate dai ribelli e sotto l’assedio delle forze governative, tra cui Daraya e Douma, ma avrebbe rifiutato di consentire l’accesso di convogli in altre due aree in mano ai ribelli. Intanto l’ONU chiederà alla Siria la possibilità di lanciare aiuti umanitari per via aerea nelle zone sotto assedio impossibilitate a ricevere aiuti via terra.

Si intensificano le controffensive su Raqqa in Siria e Fallujah in Iraq. Raid di governo e opposizioni su Aleppo, mentre la Turchia bombarda il PKK. Le truppe siriane, sostenute dall’aviazione russa, hanno conquistato il villaggio strategicamente importante di Abu al-Ilyadzh e stanno avanzato verso Al-Tabka e al-Raqqa, roccaforte dell’ISIS in Siria. Almeno 300 mila persone in fuga verso le zone di Bab, Manbij, Jarabulus e Cobanbey a nord di Aleppo e Deir Ezzor a sud.
L’ISIS aveva occupato il 30% di Siria e Iraq, attualmente i territori occupati sono appena il 15%, dunque riconquistato metà del territorio precedentemente perso.

Nel quartiere curdo di Sheikh Maksoud, nel nord della città di Aleppo, è in corso una feroce battaglia, portata avanti dai gruppi jihadisti al-Nusra e Ahrar al-Sham.


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Maggio 2016 – Colpito da raid aerei l’ospedale al-Quds, supportato da Medici Senza Frontiere, principale punto di riferimento pediatrico della città di Aleppo. La sala operatoria e il laboratorio sono stati completamente distrutti, insieme alle strumentazioni essenziali e ai farmaci. L’unità pediatrica è stata quasi interamente distrutta e sette incubatrici sono andate perse. La terapia intensiva è meno danneggiata ma richiede comunque un grande lavoro per tornare in funzione.

Bombardato anche l’ospedale al-Dabbeet, nel quartiere di Muhafaza, nell’area di Aleppo controllata dalle forze di regime.

Russia e Stati Uniti hanno concluso un accordo per estendere la cessazione delle ostilità in Siria anche alla provincia di Aleppo. Dunque tregua di 48 ore a partire dal cinque maggio.


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Aprile 2016 – Raid aerei russi hanno ucciso almeno 2000 civili in Siria negli ultimi sei mesi. Continuano le violazione del cessate il fuoco in vigore in Siria da un mese.

Le truppe del governo di Damasco hanno riconquistato gran parte della città di al-Qaryatain, nel centro del Paese, respingendo i miliziani dell’ISIS.

Scontri tra ISIS e gruppi ribelli siriani nel nord di Aleppo. Scontri tra ISIS e governo di Damasco a Deir-Ezzor. I combattenti di al-Nusra avanzano sulla provincia ovest di Daraa, preso il controllo dei villaggi di Sheikh Saad, Tal Ashtra and Jellin.

Leader e personaggi di spicco della comunità alawita hanno reso noto un documento in cui prendono le distanze dal regime di Bashar al-Assad.

Aiuti umanitari della Croce Rossa Internazionale entrati a nord di Homs, nei villaggi di al-Dar al-Kabira e al-Ghantu.

Con il Programma Alimentare Mondiale sono state distribuite altre 20 tonnellate di forniture alimentari ai civili assediati nella città di Deir Ezzor.

Il Manifesto 01/04/2016 – “Gente di Idomeni” di Federica Iezzi

Nena News Agency “SIRIA. Assedio e fame a Deir Ezzor” di Federica Iezzi


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Marzo 2016 – Tregua attiva dal 27 febbraio in Siria, già contate almeno 339 violazioni. Previsti a Ginevra nuovi colloqui di pace tra il regime e di Bashar al-Assad, sostenuto da Russia e Iran, e le forze di opposizione, dal 14 al 24 marzo.

Continuano gli scontri ad Aleppo, in particolare nel quartiere di Sheikh Maqsood, a maggioranza curda e attualmente sotto il controllo dell’YPG.

I combattenti dell’ISIS prendono il controllo dell’al-Tanaf crossing, tra l’area di Homs, il confine con l’Iraq e con la Giordania.

Dopo tre mesi l’acqua del fiume al-Furat raggiunge Aleppo, tramite le stazioni di pompaggio di al-Neirab e Suleiman al-Halabi, nell’area di al-Khafsa.

Continuano gli sforzi delle organizzazioni umanitarie per portare soccorso alle popolazioni assediate approfittando della cessazione delle ostilità. In una dichiarazione congiunta le principali agenzie delle Nazioni Unite hanno affermato di non essere riuscite a raggiungere nemmeno il 20% dei civili interessati. Secondo ONU e Medici Senza Frontiere, gli abitanti delle aree assediate sono circa 1.9 milioni. In un rapporto dell’UNICEF sono 8.4 milioni, pari all’80%, i bambini colpiti in qualche modo dal conflitto. Sette milioni vivono in povertà, mentre 3.7 milioni sono nati dopo l’inizio della guerra, e quindi non conoscono altra realtà.

Vladimir Putin ha ordinato il ritiro della maggiorparte delle forze russe dalla Siria, motivando la decisione con l’intento di facilitare i negoziati ripresi a Ginevra tra governo e opposizioni.

Liberata dalle truppe di Damasco e dai raid aerei russi, la città di Palmira, già sito patrimonio dell’UNESCO, dopo 11 mesi di l’occupazione da parte dell’ISIS. Sfregiati rovine romane e i tesori archeologici della città.


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Febbraio 2016 – Secondo i dati diffusi dall’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani, nello scorso mese di gennaio sono morte nel conflitto siriano 4680 persone, tra cui 295 bambini. 54 le morti secondarie a tortura per il Syrian Network for Human Rights.

Crescenti scontri tra forze di regime e ribelli nei villaggi di Teir Maalah, Kafernan e Kinin, nella provincia di Homs.

Bombardamenti da parte delle forze governative sui villaggi di al-Ziyara, Tal Waset, al-Qarqour e Sahl al-Ghab, a nordovest di Hama, sui quartieri controllati dall’ISIS di Deir Ezzor.

L’esercito di al-Assad ha ripreso il controllo dei villaggi di Hardtnin, Dwyer al-Zayton e Tal Jbin, nella zona nord di Aleppo. Dopo quasi quattro anni ripreso il controllo dei due villaggi sciiti di Nubl e Al-Zahraa, a nord-ovest di Aleppo, dai qaedisti di Jabhat al-Nusra.

Continuano i bombardamenti russi sull’area di Latakia, al confine con la Turchia. L’esercito governativo riprende il controllo anche del villaggio di Kinsabba, nella provincia di Latakia.

Dopo tre anni di feroce assedio entrano aiuti umanitari nel villaggio di al-Mleiha, alla periferia orientale di Damasco. La Croce Rossa Internazionale entra anche nel villaggio di Muadamiyat al-Sham, nel Ghouta orientale. Convogli umanitari delle Nazioni Unite, con vestiti, cibo e altri materiali, entrano nel quartiere di al-Wa’er, nell’area di Homs.

A solo pochi giorni dal loro inizio, sospesi i colloqui tra regime e opposizioni, volti ad avviare il processo di pace del conflitto siriano, a Ginevra. Chiesta una nuova cessazione delle ostilità in Siria a partire dal 27 febbraio, non coinvolti ISIS e al-Nusra. Nuovi colloqui di pace previsti per il 14 marzo.

Almeno 35.000 rifugiati siriani sono rimasti bloccati sul border crossing di Kilis, al confine con la Turchia, dopo la fuga dalla violenta offensiva del governo siriano, spalleggiato dalla Russia, sulle aree controllate dai ribelli, nella città di Aleppo. 20.000 civili sono fermi al valico turco-siriano di Bab al-Salam. E altri 70.000 sono attesi al valico di Oncupinar. 350.000 civili sono ancora imprigionati nei quartieri di Aleppo in mano ai ribelli, che sono stati presi di mira nell’offensiva del regime. Già 40.000 persone sono state costrette a lasciare le loro case. 2.500 famiglie di Aleppo trasferite nella città curda di Afrin, nella regione autonoma del Rojava, sotto la protezione dell’YPG.

I combattenti dell’YPG prendono il controllo dei villaggi di Deir Jamal e Mar’anaz, a nord di Aleppo, di Ayn Daqna, Kafr Naya, Kafr Khasher e Tal Rifaat, prima sotto il comando di al-Nusra. Ripresi i bombardamenti turchi su postazioni YPG nei pressi di Azaz, nella provincia di Aleppo.

Colpiti da intensi bombardamenti dei caccia di Mosca, l’al-Ma’ra National Hospital, gestito da Medici Senza Frontiere, a Ma’arat al-Numan, e il DWB hospital a al-Hamidiye, nella provincia di Idlib. Colpito anche l’ospedale della città di Azaz, nella provincia di Aleppo, dalle truppe di Damasco.

Dopo otto mesi, aiuti umanitari dell’UNRWA sono entrati nei campi di Yarmouk, Yalda, Babila e Beit Saham. La Mezzaluna Rossa siriana distribuisce aiuti umanitari nei villaggi di Madaya, Zabadani, Moadamiya, Kefraya e al-Fu’ah.

Ancora nel mirino la comunità sciita siriana. 198 vittime nel quartiere di al-Zahraa di Homs e a Damasco dopo l’esplosione di autobombe dello Stato Islamico.

Nena News Agency “SIRIA. Entrati aiuti umanitari a Mleiha. Esercito libera Nubl e Al-Zahraa” di Federica Iezzi

Nena News Agency “La fuga dei siriani da Aleppo” – di Federica Iezzi

Nena News Agency “VIDEO. Al valico di Bab al-Salama tra Siria e Turchia” – di Federica Iezzi

Nena News Agency “SIRIA. I kurdi accolgono i rifugiati di Aleppo” di Federica Iezzi

Il Manifesto 25/02/2016 “Tra due fuochi, nel fango di Afrin” di Federica Iezzi


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Gennaio 2016 – Inizia un altro anno di guerra in Siria. Secondo i dati del Syrian Observatory for Human Rights, nel 2015 i morti sono stati 55.219, tra cui 2.574 bambini. Più di 1.600.000 feriti, molti con disabilità permanenti. Migliaia gli orfani e i rifugiati. Nello scorso mese di dicembre 4.633 morti, tra cui 288 bambini.

L’anno nuovo inizia con bombardamenti su Ein Laroz, Kensafra e al-Mozara, nella provincia di Idlib, su Hama e su Aleppo, da parte delle forze di regime.

Tregua ad Aleppo proposta dai combattenti di Jaysh al-Thuwar, coalizione ad ovest di Azaz che comprende varie fazioni arabe e curde.

Le forze di regime avanzano nella provincia di Hama, prendendo il controllo del villaggio di al-Faradis.

40.000 civili nella cittadina di Madaya, a 40 chilometri a nord-ovest di Damasco, da sei mesi protagonisti di uno dei più crudeli assedi da parte dell’esercito governativo e dal gruppo militante libanese Hezbollah. Almeno 300 civili hanno lasciato Madaya. Convogli di aiuti umanitari della Croce Rossa Internazionale e delle Nazioni Unite entrano dopo mesi nei villaggi assediati di Madaya, al-Fu’ah e Kefraya.

Entrano nel secondo anno di assedio dai combattenti dell’ISIS i 250.000 civili nei quartieri di al-Jora, al-Qosour, Harabish e al-Baghila, a Deir Ezzor. A causa dei violenti scontri tra forze di regime e ISIS hanno perso la vita 440 persone, in soli 5 giorni.

Nena News Agency “SIRIA. L’assedio di Madaya” di Federica Iezzi

Nena News Agency “SIRIA. Sotto assedio anche i villaggi di Fu’ah e Kefraya. 12.500 civili intrappolati” di Federica Iezzi


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Dicembre 2015 – Raggiunto l’accordo su una bozza di risoluzione dell’ONU per la crisi siriana che avvii negoziati sulla transizione politica a Damasco e aiuti così anche la lotta contro l’estremismo islamico dell’ISIS.

Bombardamenti governativi a nord di Hama, nella provincia di Lattakia, a nord-ovest di Daraa e a sud di Aleppo. Bombardamenti russi continuano nella zona di Idlib e Aleppo. Intanto anche l’aviazione militare tedesca ha iniziato la sua partecipazione nell’azione contro lo Stato Islamico in Siria.

Le forze di regime prendono il controllo dell villaggio di Khan Toman, nella provincia di Aleppo. I combattenti dello Stato Islamico avanzano nel sud-est di Homs.

La Croce Rossa Internazionale è entrata nel quartiere di al-Waer di Homs, portando aiuti umanitari a 40.000 persone. 

Saltato l’accordo tra governo di Damasco e Stato Islamico sull’evacuazione di 18.000 civili dal campo di Yarmouk, da al-Qadam e dal quartiere di al-Hajar al-Aswad, alla periferia di Damasco, in seguito all’uccisione di Zahran Alloush, leader della coalizione salafita Jaish al-Islam. L’accordo prevedeva inoltre che combattenti dei gruppi di opposizione avrebbero dovuto lasciare le aree sotto assedio intorno a Damasco, per raggiungere la città di al-Raqqa.

Nena News Agency “SIRIA. Il buio Natale di Aleppo” di Federica Iezzi


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Novembre 2015 – Secondo il Syrian Network for Human Rights, uccisi 1771 civili nello scorso mese di ottobre.

Raid aerei da parte delle forze di regime su Tal Antar, Kafar Shams e Om Awsaj, nella provincia di Daraa, su Kafar Nabboda e al-Latamnah, nella provincia di Hama, su Mahin, nella provincia di Homs, su MasHara, Om Batena, Samadaniyya e al-Hamidiyya, nella provincia di al-Quneitera.

Dopo la serie di attentati a Parigi di venerdì 13 novembre, che ha fatto contare 129 morti e 352 feriti, almeno trenta raid aerei hanno massacrato la città siriana di al-Raqqa, avamposto dell’ISIS. Dodici jet francesi, guidati da dati di intelligence USA e in coordinamento con gli americani, hanno colpito centri di comando, di addestramento e reclutamento dei jihadisti.

Dunque nuova roadmap della seconda sessione di colloqui internazionali a Vienna, che prevede l’avvio a gennaio di trattative tra il regime di al-Assad e i gruppi di opposizione, dopodiché dovrebbe essere avviata una fase di transizione con le necessarie riforme costituzionali.

Continuano i violenti scontri tra forze governative e militanti di Jabhat al-Nusra nell’area sud di Aleppo. 100.000 civili in fuga.

L’esercito russo ha dispiegato un battaglione di 1.500 uomini fra la base navale turca di Tartus e la base aerea di Hmeimim, nella provincia di Latakia. 42.234 raid aerei russi sull’area nord di Latakia, Homs, Hama, Idlid e Daraa.

A fianco dell’esercito di al-Assad 10.000 hezbollah dispiegati lungo il confine libanese, a Homs, nel sobborgo di Zabadani a Damasco e nell’area di Qalamoun. 20.000 combattenti al fianco di al-Nusra a al-Raqqa, Idlib, Aleppo, Palmyra, Deir Ezzor e nei sobborghi di Damasco.

Nena News Agency “Vita a Raqqa ai tempi dello Stato Islamico” di Federica Iezzi


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Ottobre 2015 – Secondo i dati pubblicati dal Syrian Observatory for Human Rights 250.124 persone sono state uccise in Siria, dall’inizio del conflitto armato nel marzo 2011, tra cui 12.517 bambini.

Le forze di regime avanzano nell’area sud di Aleppo, riprendendo il controllo dei villaggi di Ebtin, Huwaija e al-Sabiqiyya. Riprendono anche il controllo delle zone settentrionali delle città di Hama, Idlib e Latakia. 70.000 i civili in fuga.

Almeno 380 obiettivi dello Stato Islamico bombardati dall’aviazione russa, dall’inizio dell’offensiva del Cremlino a fine settembre. In realtà Mosca colpisce sistematicamente anche i ribelli anti-Assad per indebolire le opposizioni moderate. Violentemente colpite la città di Talbiseh, la zona nord di Homs, Jisr al-Shughour, alcune aree nella provincia di Idlib, al-Raqqa, Aleppo e di Hama. Colpiti anche obiettivi militari da navi lanciamissili della flottiglia del Mar Caspio. 370 le vittime.

Colpiti dalle forze governative l’ospedale di al-Tamane, nel governatorato di Idlib, l’al-Hader hospital e l’al-Eiss hospital, nel governatorato di Aleppo.

Da quando l’Ungheria ha chiuso la sua frontiera con la Croazia, a metà mese, le autorità slovene hanno registrato oltre 25.000 ingressi, ad un ritmo quotidiano di circa 5.000 rifugiati siriani ogni giorno.


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Settembre 2015 – Il Syrian Observatory for Human Rights ha documentato la morte di 4830 persone nel mese di agosto, in Siria, tra cui 252 bambini. 2.209 bambini uccisi dall’inizio del 2015. Secondo dati UNOCHA, dall’inizio del 2014, nel conflitto siriano, si contano 169 attacchi a strutture mediche e l’uccisione di 252 operatori sanitari.

Secondo i dati dell’UNHCR 4.088.099 rifugiati siriani sono registrati nei Paesi limitrofi, inclusi 1.938.999 in Turchia, 1.113.941 in Libano, 629.266 in Giordania, 249.463 in Iraq, 132.375 in Egitto e 24.055 in Paesi del Nord Africa. Solo il 12% di questi vivono in campi profughi ufficiali.

Distrutto dagli attacchi dei miliziani dell’ISIS l’antico Santuario di Baal, nella città di Palmira.

Presentato alle autorità e alle opposizioni siriane un piano per la transizione politica e la lotta al terrorismo. Prevede: formazione di una commissione di transizione composta da membri del regime e delle opposizioni e con poteri esecutivi; creazione di un consiglio militare congiunto tra governo e gruppi di opposizione; preparazione alle elezioni presidenziali e legislative sotto la supervisione dell’ONU.

Più di cinque milioni di siriani convivono con regolari interruzioni nella fornitura di acqua, maggiormente a Aleppo, Damasco e Dara’a. Particolarmente grave la condizione nel campo di Yarmouk, a Yalda, Babila e Beit Saham, nel distretto di Damasco. 422.000 persone non ricevono aiuti umanitari nelle zone sotto assedio, a Deir Ezzor, Eastern Ghouta, Daraya, Nubul e Zahra.

Continua il viaggio dei rifugiati siriani sulla ‘rotta dei Balcani occidentali’. Ogni giorno almeno 3000 persone attraversano ancora Macedonia, Serbia e Ungheria.

Scontri tra combattenti dell’ISIS e forze di regime per il controllo di Jazal, l’ultimo giacimento petrolifero sotto il controllo di al-Assad, nella provincia di Homs.

Anche i caccia francesi si uniscono ai droni britannici e iniziano sorvolare la Siria in voli di ricognizione, che preludono a raid aerei contro obiettivi scelti.

Combattenti di al-Nusra hanno preso il controllo della base militare di Abu Alduhur, nella provincia di Idlib, dopo due anni di assedio.

Il governo di al-Assad e il Fronte al-Nusra, si accordano sul cessate il fuoco in tre località: Zabadani, al confine con il Libano, Fuaa e Kafraya, nella provincia di Idlib.

Secondo i dati delle Nazioni Unite, in quasi tutte le regioni siriane l’elettricità è disponibile per 2-4 ore al giorno con estrema carenza di acqua potabile.

Un anno di bombardamenti da parte della Coalizione Internazionale su Stato islamico, Jabhat al-Nusra, Jaysh al-Sunnah e altre fazioni islamiche, hanno provocato la perdita di controllo di circa 15 chilometri quadrati di territorio tra Kobane, Tal Abyad e nord di al-Raqqa, le città di Sluk, Ras al-Ayn, Aalya, Mabroukah, Tal Tamer, Jabal Abdul Aziz, Tal Brak, Tal Hamis e l’area di  al-Ya’robiyya. 3550 civili hanno perso la vita.

Il capo del Cremlino, Vladimir Putin, ha criticato la politica di sostegno ai ribelli anti-regime, in Siria, messa in atto dall’amministrazione americana.

Primi attacchi aerei della Francia contro lo Stato islamico in Siria. I jet francesi hanno colpito e distrutto un campo di addestramento nella Siria orientale.


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Agosto 2015 – Secondo i dati del Syrian Observatory for Human Rights nel mese di luglio, durante il conflitto siriano, sono morte 4834 persone, di cui 1021 civili e 231 bambini. Torturate fino alla morte 58 persone. Sfiorano i quattro milioni i rifugiati siriani che hanno trovato riparo nei Paesi confinanti. Il numero sale a 11 milioni se vengono contati anche i rifugiati interni.  Dall’inizio del conflitto in Siria uccise 240.381 persone, tra cui 11.964 bambini. Sconosciuto il destino di circa 7.000 detenuti siriani e di circa 2.000 persone rapite dai gruppi jihadisti. Il numero di feriti e civili con disabilità permanenti si avvicina ai due milioni.

Nuovi raid aerei turchi contro le postazioni curde del Pkk (Partito dei lavoratori del Kurdistan). Dal 24 luglio, inizio degli attacchi, almeno 800 morti, nella regione delle montagne di Qandil, nel Kurdistan iracheno. Bombardamenti da Ankara anche su postazioni dell’ISIS nell’area di Tel Abyad, a nord di al-Raqqa, e su zone controllate dai peshmerga curdi, legati al Partito di Unione Democratica, formazione vicina al Pkk.

Bombardamenti del Califfato nero sull’area di Tal Hamis, nella provincia di al-Hasakah, controllata dai peshmerga curdi. Completo controllo da parte dell’YPG sulla zona nordest della città di al-Hasakah.

I combattenti dell’ISIS prendono il controllo del villaggio di Al-Qaryatain, nel sudest della provincia di Homs, punto di comunicazione della città di Palmira con le Qalamoun mountains, lungo il confine con il Libano.

Violenti scontri nell’area di Sahl al-Ghab, a nordovest della provincia di Hama, tra forze di regime, spalleggiate da Hezbollah, e ribelli di al-Nusra.

Colpiti da raid aerei governativi l’Orient hospital, a Kafr Nubel, e l’al-Shefaa hospital, a Ihsem, nella provincia di Idlib. Rimangono parzialmente danneggiati. In quattro giorni colpiti nella provincia di Idlib nove ospedali, fermi i servizi di dialisi, chirurgia, ortopedia e fisioterapia. Danneggiate cinque ambulanze, un generatore di corrente elettrica e un intero laboratorio analisi.

Aiuti umanitari dell’UNHCR entrano dal Nusaybeen-Qamishli crossing border, diretti a al-Hasakah. Eseguiti 2.3 milioni di vaccini antipolio, 1.6 milioni di vaccino contro rosolia, parotite e morbillo. Almeno 400.000 persone sono difficilmente raggiungibili per trattamenti medici nelle aree di Aleppo, Dara’a, Deir Ezzor, Homs e periferia di Damasco.

Attualmente le città sotto il controllo dell’ISIS sono: Palmyra, al-Ward, Taqba, al-Raqqah, Tishreen, Tel-Brak, Jarabulus, Manbij, Jisr al-Shughour. Aleppo resta ancora contesa tra forze governative, forze di opposizione e ISIS. Continuano gli scontri tra YPG e ISIS nelle aree di al-Ain, Tel Abyad, Kobane, Muhassan, mount Sha’er e al-Bab.

Aleppo continua a rimanere senza acqua potabile da due settimane, a causa del danneggiamento della stazione idrica di Zezon. In particolare difficoltà i quartieri di Suleiman al-Halabi e Bab al- Nayrab.

Secondo l’ultimo report di Amnesty International l’esercito di al-Assad e le forze di opposizione avrebbero commesso crimini di guerra nell’area di Eastern Ghouta. 163.000 persone vivono sotto assedio dall’esercito governativo da ormai due anni, con carenza di cibo e medicine. Nei primi sei mesi del 2015, 60 raid aerei su Eastern Ghouta hanno ucciso almeno 500 civili.

Dalla mattina del 12 agosto, tregua umanitaria di 48 ore tra i ribelli siriani e l’esercito governativo, spallegiato dai combattenti di Hezbollah, a Zabadani, al-Foua e Kafraya, nella provincia di Idlib. Ingresso di cibo e materiale sanitario nelle citta’ sotto assedio.

Sono almeno 300 le vittime e i feriti dei raid aerei governativi sul mercato popolare di Douma. Barili bomba sul mercato locale a Daraa al-Balad.

Raid aerei israeliani su postazioni militari siriane nel governatorato di Quneitera, dopo il lancio di mortai sulle alture del Golan occupate e sulle aree nord di Israele.

Fortemente condannati dall’UNESCO gli attacchi dei miliziani dell’ISIS che hanno distrutto il tempio del secondo secolo dopo Cristo di Baal Shamin, nella città di Palmira, e il monastero cattolico di Mar Elian, a Qaryqatayn.

Negli ultimi due mesi almeno 44.000 rifugiati siriani sono arrivati nella cittadina di Gevgelija, in Macedonia, al confine con la Grecia. 1.500-2.000 persone entrano in Macedonia ogni giorno dopo scontri con la polizia macedone, 42.000 in totale dalla metà dello scorso giugno, tra cui più di 7.000 bambini.

Al-Jazeera “Syrian refugee crisis in numbers”

Nena News Agency “Il nuovo Iraq che non ha posto per i cristiani” di Federica Iezzi

Financial Times “ISIS advance in Iraq and Syria”

Amnesty International “Syria: left to die under siege. War crimes and human rights abuses in Eastern Ghouta”

Al Arabiya “Welcome to Aleppo: movie shows 360 degree view of Syria”

Il Manifesto, 28.08.2015 “Macedonia di disperazione” di Federica Iezzi


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Luglio 2015 – Il Syrian Observatory for Human Rights, nel mese di giugno, ha documentato 5247 decessi nel conflitto siriano, tra cui 288 bambini. Durante i giorni del Ramadan 5026 vittime, tra cui 224 bambini. 3065 esecuzioni in Siria, nei 13 mesi, di Stato Islamico, tra cui 76 bambini.

I combattenti dell’YPG riprendono il completo controllo del quartiere di MashHur Foqani (ultimo in mano all’ISIS), a Tal Abyad, nella provincia nord di al-Raqqa. Ripreso il controllo anche dell’area di Sarrin, a pochi chilometri dal confine con la Turchia, tagliando canali di comunicazione con al-Raqqa.

Intanto continuano gli scontri tra i combattenti dell’YPG e i jihadisti dell’ISIS nel sud-ovest di al-Hasakah, a Tal Brak e Tal Hamis.

Violenti scontri tra forze governative, spalleggiate da Hezbollah, e ribelli del Fronte Islamico nell’area di al-Zabadani, nella provincia di Damasco.

Intensi bombardamenti da parte dell’esercito governativo su Daraa, Deir Ezzor, Lattakia, Aleppo, Homs e al-Raqqa.

Nei primi sei mesi del 2015 in Siria sono stati condotti 19.250 raid aerei dalle forze di al-Assad. Lanciate 10.433 barrel-bomb. Uccisi da tali attacchi 2916 civili, tra cui 665 bambini, e ferite più di 18.000 persone.

Per più di tre settimane interrotta la fornitura di acqua ad Aleppo, quando i miliziani del Fronte al-Nusra hanno bloccato il servizio ai quartieri in mano al regime, chiudendo la stazione di pompaggio, Sulayman al-Halabi water plant, e costringendo i residenti a bere acqua di pozzo non trattata o a ricorrere ad altri rifornimenti di emergenza.

Colpito dalle forze di al-Assad l’ospedale di Tall ShHab, nella provincia di Daraa.

Scontri sul confine turco-siriano tra combattenti dell’ISIS e YPG, dopo l’esplosione avvenuta davanti al centro culturale Amara a Suruc, nel sudest della Turchia. Attacchi aerei della Turchia di Davutoglu, contro basi dello Stato islamico e milizie curde in Siria, nei pressi di Aleppo, e contro postazioni del Partito dei lavoratori del Kurdistan nel nord dell’Iraq. Tra i timori principali della Turchia, vi è la disgregazione della Siria. Situazione che potrebbe comportare la creazione di uno Stato curdo nel nord-est, data la forte presenza delle milizie curde in diverse postazioni al confine turco-siriano. Accordo tra governo turco e statunitense di una ‘safe zone’, sul confine tra Turchia e Siria, dalle città siriane di Marea e Jarabulus, verso est per circa 90 chilometri. Davutoglu ha descritto la creazione della ‘safe zone’ con lo scopo di sostenere le forze anti-califfato e le frange moderate dell’Esercito Siriano Libero, in lotta da anni contro il regime di Bashar al-Assad. Ankara preme affinché dalla ‘safe zone’ si arrivi ad una vera e propria ‘no-fly zone’. Per giungere ad una tale decisione è necessario passare da un voto di formale approvazione da parte del Consiglio di Sicurezza dell’ONU. La Russia non sembra intenzionata a votare una risoluzione che potrebbe osteggiare al-Assad, alleato fedele del Cremlino. Stessa posizione quella della Cina, con cui Damasco è legata da solidi rapporti commerciali.

L’esercito siriano, appoggiato dalle Forze di difesa popolare, avrebbe circondato la quasi totalità del perimetro di Palmira, preparandosi alla liberazione totale della città, dai jihadisti dello Stato Islamico. Ma Palmira è solo una delle tante città che devono essere ancora liberate dall’esercito siriano con il sostegno logistico e militare di Hezbollah. Continuano i combattimenti, con l’ISIS a nord-est e con il Fronte al-Nusra a nord-ovest. A Zabadani, Daraa, Douma, Soueidaa, Quneitra, nelle periferie di Aleppo, Hama e Homs, nei villaggi di Radimeh Lioua e Lahthet.

Raid aerei israeliani su basi militari al confine tra Siria e Libano. Colpiti il Damascus-based Popular Front for the Liberation of Palestine-General Command (PFLP-GC), fazione palestinese filo-siriana che sostiene il presidente Bashar al-Assad, e milizie filo-governative nel villaggio di Hader, nell’area di Quneitra, nel sud-ovest siriano, al confine con le alture del Golan.


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Giugno 2015 – 6657 persone hanno perso la vita nel mese di maggio, nel conflitto siriano, di cui 1285 civili e 272 bambini, secondo i dati dell’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani.

Scontri tra YPG e combattenti dell’ISIS a Ras al-Ayn, nella provincia di al-Hasakah. Le forze di regime avanzano a sud e a est della provincia. I combattenti dell’ISIS continuano ad avanzare alla periferia sud di al-Hasakah.

Continuano gli scontri tra forze governative e ribelli nell’area dell’antica città di Palmyra.

Continuano i bombardamenti della Coalizione Internazionale e gli scontri tra forze di regime e combattenti dell’ISIS nella provincia di Deir Ezzor.

I combattenti di al-Nusra avanzano nelle aree di al-Allan checkpoint, Sahem al-Golan Dam e al-Qsei, a ovest della provincia di Dara’a.

Più di 23.000 siriani hanno attraversato il confine turco, in fuga dai bombardamenti contro l’ISIS della Coalizione Internazionale, nell’area di Akcakale, nella provincia di al-Hasakah. Intanto le forze curde continuano a combattere i militanti jihadisti dello Stato Islamico a Tel Abyad, città araba sunnita. I combattenti dell’YPG prendono il controllo completo della città di Tel Abyad, al nord di al-Raqqa.

Migliaia di civili dal nord di al-Raqqa hanno lasciato le proprie case a causa degli scontri in corso nella zona. Le forze YPG sostenute da Stati Uniti e Alleati Arabi respingono i combattenti del Califfato nero. L’YPG dopo 48 ore di assedio conquista il controllo della città di Salouk, a nord di al-Raqqa.

Il Fronte Islamico e al-Nusra prendono il controllo completo del villaggio di Mahambel, nell’area di Lattakia.

L’ISIS controlla la metà del territorio del paese. I combattenti dello Stato Islamico avanzano nell’area di Homs, a nord di Aleppo e nella provincia di al-Hasakah. Il gruppo ora controlla quasi 300.000 chilometri quadrati.

I combattenti dello Stato Islamico rientrano nella città curda di Kobane. In 24 ore uccisi 146 civili. L’ISIS attacca la città di al-Hasakah, nel nord-est siriano, prendendo il controllo  della periferia sud-ovest. Almeno 60.000 civili costretti a lasciare le proprie case da al-Hasakah e Amuda.

Al Jazeera “Syria: a country divided”

Il Manifesto 13/06/2015 “Siria, gli ospedali target della guerra” di Federica Iezzi

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Maggio 2015 – Secondo i dati del SOHR nel mese di aprile i morti del conflitto siriano sono stati 4458.

L’esercito siriano e i combattenti di Hezbollah prendono il controllo dell’area di Assal al-Ward, al confine tra Siria e Libano.

Continuano gli scontri ad Aleppo tra esercito governativo e Fronte Islamico. Raid aerei delle forze di al-Assad sull’al-Sakhour hospital, uno dei maggiori ospedali di Aleppo, costretto a bloccare l’attività. Era l’ospedale di riferimento per almeno 400.000 persone.

Le forze di regime tentano di riprendere il controllo dell’area di Jeser al-Shagour e del villaggio di Ariha, nella provincia di Idlib.

Al-Fateh Army prende il controllo dell’al-Mastomi camp, nella provincia di Idlib. L’al-Mastomi camp, insieme ai villaggi di al-Fo’ah, Kafraya, Abo al-Dohur e Ariha, erano l’ultima roccaforte delle forze di regime nell’area di Idlib.

Scontri tra YPG e ISIS a sud-est di Kobane, lungo l’Aleppo-Hasakah road, nei villaggi di Arna e Hadid. I combattenti curdi dell’YPG avanzano verso il villaggio di Tal Tamer e nell’area di Tal Hormoz, nella provincia di al-Hasakah.

L’ISIS avanza a sud-est di Deir-Ezzor. Prende il controllo dell’area di Hwayjet Sakar. Le forze del regime bombardano una clinica medica nell’area di al-Bolel e l’ospedale del villaggio di Boqros, nella provincia di Deir-Ezzor.

Bombardato dalle forze del regime anche l’Hama Central Hospital, nel villaggio di Hizarin, nel governatorato di Idlib. Danni all’edificio.

Almeno 300 persone hanno perso la vita durante l’attacco dei combattenti dell’ISIS, nell’antica città di Palmira e nel villaggio di al-Sikhni, nel governatorato di Homs. Le forze di regime riprendono il controllo dell’area nord.

L’UNHCR e il Ministro per gli Affari Sociali libanese, Rashid Derbas, cancella, dalla lista dei rifugiati siriani in Libano, 5500 civili entrati nel Paese dall’inizio dell’anno, in accordo con la decisione del governo libanese di permettere l’ingresso e di ottenere lo status di rifugiati, solo per casi umanitari.

I combattenti dell’ISIS prendono il controllo dei villaggi di Soran A’zaz, al-Tawqali, al-Bel e al-Hasila, nella provincia di Aleppo, dopo violenti scontri con i ribelli dell’area, a soli pochi chilometri da Bab al-Salama crossing, al confine con la Turchia.

I combattenti dell’YPG avanzano a nord della provincia di al-Raqqa. Inoltre l’YPG controlla almeno 4000 chilometri quadrati nell’area di al-Hasakah, attraverso Tal Tamir, al-Mabrouka e Abd al-Aziz mount.

Concluso l’assedio di 3 anni da parte dei gruppi di opposizione siriana, nella città di Homs. Ora deserta, contava 2 milioni di abitanti prima della guerra.

Documentati i bombardamenti sugli ospedali siriani, dall’inizio del conflitto armato, dall’ultimo report dell’associazione non governativa Physician for Human Rights.

Danneggiato da raid aerei il Central Hospital, nel quartiere di Hanano a nord-est di Aleppo. Colpiti anche il Zahi Azraq, il Farabi, l’al Kindi hospital. il Dar al Shifa Field hospital e l’al-Daqqaq hospital nel quartiere di al-Shaar, l’al-Zarzour hospital, l’Abu al Wafa field hospital, lo Shawki Hilal hospital nel quartiere di Jeb al-Qubbah e l’ospedale di Omar Bin Abdulaziz, nel quartiere di Maadi. Colpi di mortaio delle forze di opposizione sul centro cardiologico nell’ospedale universitario di Aleppo.
Nella provincia di al-Raqqa colpito il centro dialisi dell’al-Raqqa National Hospital e il Tall Abyad hospital.
Ad al-Hasakah bombardato il centro vaccinazioni al-Shadadi.
Nella provincia di Deir Ezzor colpiti l’al-Forat hospital, il presidio ospedaliero di Muhasan, l’al-Tub al-Hadeeth hospital, l’al-Khayri Women’s and Children’s hospital, l’Abu Kamal National hospital e il Deir Ezzor National hospital. Negli attacchi da parte delle forze governative distrutti generatori di corrente elettrica, respiratori automatici e unità di terapia intensiva neonatale.
Nella Homs sotto assedio fino a un mese fa, i gruppi armati dell’opposizione siriana hanno distrutto l’al-Qaryatayn hospital, il centro ospedaliero di Baba Amr, l’al Hikma hospital a Inshaat, l’al-Kindi hospital a al-Ghouta. Colpiti dalle forze governative l’Homs National hospital, l’al Walid Children’s hospital, l’Albir hospital e il Taldou National hospital.
A Dara’a danneggiate sale operatorie e equipaggiamenti medici nel Ma’arba Field hospital, nel centro vaccinazioni antipolio di Kahil, nel Martyrs of Hawran Field hospital, nell’Issa Ajaj hospital, nel Daraa National hospital, nel Tafas National hospital, nell’al Rodwan Field hospital.
Nel governatorato di Damasco bombardati dalle forze governative il Martyr Dr.Ziad al Baqa’ai hospital, il Fayiz Halwa hospital e l’al Basil hospital nel campo di Yarmouk, Hariri hospital, l’al Faransi hospital a Qassaa,l’al Othman hospital, l’al Fateh hospital, l’al Rajaa hospital dove venivano trattati I combattenti delle forze di opposizione, l’Ihsan hospital, l’al Kahf Surgical hospital, il Zahra hospital e l’al Amal hospital.
Ad Hama bombardati l’Aqrybat field hospital e l’al Hourani hospital.
Nella provincia di Latakia, colpiti il Martyr Basil al Assad hospital, l’al Haffah hospital e il Jebel Turkman hospital.
Distrutti dipartimenti di dialisi e di chirurgia nell’Orient hospital, nell’al Shifa hospital, nell’al Majana hospital, nell’al Ihsan hospital, nell’Idlib National hospital e nel Bab al Hawa hospital, nel governatorato di Idlib.

Physician for Human Rights “Anatomy of a crisis. A map of attacks on health care in Syria”


sinjar.jpg__800x600_q85_crop Aprile 2015 – Il Syrian Observatory for Human Rights nel mese di marzo ha documentato l’uccisione di 4973 persone, durante il conflitto siriano, di cui 1135 civili. 172 i bambini che hanno perso la vita. Dall’inizio del conflitto, nel 2011, il SOHR documenta la morte di 220.271 persone.

Continuano gli scontri tra le forze di regime e i combattenti del Fronte Islamico nelle aree di Hendarat, al-Brek, Karam al-Tarab, Nubol e al-Zahraa, nella provincia  di Aleppo.

Raid aerei delle forze governative sui villaggi di Ayash e al-Jenenia, nella provincia di Deir-Ezzor. Importanti scontri tra forze governative e ribelli nel quartiere sotto assedio da oltre nove mesi di Baba Amr, a Homs. Continuano gli scontri tra Fronte al-Nusra e forze di al-Assad nella città di Jisr al-Shughur, nell’area di Idlib, quasi interamente sotto il controllo dei ribelli.

Il SOHR ha documentato 3547 raid aerei e il lancio di 4425 barrel-bombs da parte delle forze di al-Assad, dall’inizio del conflitto siriano. I combattenti dell’ISIS prendono il controllo del 90% del distretto di Yarmouk, a sud di Damasco, mettendo a serio rischio la vita di 18.000 palestinesi, tra cui 3500 bambini. Violenti scontri tra ISIS e combattenti di Aknaf Bayt al-Maqdes e Fronte Islamico. Il fronte Akanaf Bayt al-Maqdes ha ripreso il controllo di alcune strade ed edifici a nordest del campo di Yarmouk. Circa 2000 civili hanno raggiunto le aree di Yelda, Beibla, e Bait Sahem, nella provincia di Damasco. SOHR riporta il lancio di 36 barrel bombs su Yarmouk da parte delle forze governative. Almeno 47 vittime palestinesi. Colpito da raid aerei anche il Palestine Hospital. Le parti non permettono l’ingresso di aiuti umanitari da parte dell’ICRC al al-Basil Hospital e l’evacuazione di palestinesi feriti. I combattenti dell’ISIS tornano nel quartiere di Hajar al-Aswad. Al-Nusra è attualmente la forza maggiore nel campo.

640.200 siriani vivono in zone sotto assedio: 235.000 nell’area di Aleppo, 26.500 nell’area di Homs e 378.700 nell’area di Damasco.

Il Fronte al-Nusra prende il controllo del Nasib border crossing, al confine con la Giordania. Combattenti dell’YPG riprendono il controllo del villaggio di al-Jalabiyyi, nella provincia di al-Raqqa, prima in mano all’ISIS.

Continuano senza progressione gli incontri a Mosca tra il governo di al-Assad e le forze di opposizione.

Scuole chiuse nell’area di Aleppo controllata dai ribelli. Notizia annunciata dal Ministero dell’Istruzione. Continuano i bombardamenti dall’esercito governativo. Raid aerei siriani sull’al-Watani hospital nel villaggio di Deir Hafer, nella provincia di Aleppo. 21 i morti.

I combattenti dell’YPG prendono il controllo di altri tre villaggi nelle vicinanze della città sotto assedio di Serrin Silos, punto di collegamento con Aleppo. Il numero dei villaggi strappati al controllo dell’ISIS, nell’area di Kobane, sale a più di 335. Durante gli scontri a Kobane, in sei mesi (dal 16 settembre al 16 aprile 2015), morirono 2077 persone. L’YPG avanza anche a nordovest di Tal Tamer, nella provincia di al-Hasakah.

Il governo di Bashar al-Assad accusa la Giordania di permettere l’ingresso in Siria di jihadisti. Accuse anche per l’ingresso di materiale bellico, acquistato da Arabia Saudita e transitato in Croazia, destinato ai combattenti ribelli.

Le forze di al-Assad continuano a danneggiare siti protetti dall’UNESCO. L’ultima città in ordine di tempo ad essere sotto le bombe è Palmyra. Colpiti il tempio romano di Bel, il Fakhreddine II citadel, l’al-Basateen e il Monumental Arch.

Esecuzione di 2154 civili in Siria, a partire dalla proclamazione del Califfato dello Stato Islamico (28 giugno 2014).

In visita in Iran il ministro della Difesa siriano Fahd al-Freij per discutere riguardo la cooperazione militare dei due Paesi.

Colpi di mortaio siriani hanno colpito le alture del Golan, occupate dall’esercito israeliano. Attacco in risposta ai raid aerei israeliani sull’area di Qalamun, sul confine tra Siria e Libano.


syrian_refugees Marzo 2015 – 1276 civili uccisi in Siria durante lo scorso febbraio.

Bombardamenti da parte delle forze del regime nei quartieri di Deir Ezzor.

I combattenti dell’YPG riprendono il controllo dei villaggi di Zor Maghar, Zyara, Khrab Ato e al-Bayyadeyyah, sul confine turco-siriano. Inoltre riprendono il controllo di 296 villaggi nei pressi di Kobane e della zona ovest della provincia di Kobane, fino ai villaggi di al-Shiokh Foqani e al-Shiokh Tahtani.

Le truppe di regime avanzano attorno alle Dorin Mountain, nella provincia nord di Lattakia. Il Fronte al-Nusra avanza su Handarat Hill e sul villaggio di Bashkoy nel nord di Aleppo.

Continuano gli scontri tra la “Fattah Army Coalition”, che comprende combattenti di al-Nusra, Jund al-Aqsa, Jaish al-Sunna, Liwa al-Haqq, Ajnad al-Sham e Faynad al-Sham, e le forze di al-Assad, nella città di Idlib.

Circa 4000 sfollati sono rimasti senza aiuti umanitari nei pressi di al-Shaddadi, nella provincia di al-Hasakah, dopo i violenti scontri tra YPG e ISIS.

Violenti scontri tra forze di regime e ISIS nell’area di Nahya Aqirbat, nella provincia di Hama, e nel villaggio di Msherfah a est di Homs, che hanno provocato la migrazione di migliaia di civili.

Più di 350.000 civili sono sotto assedio nella provincia di Deir Ezzor, controllata dall’ISIS. Vietato l’ingresso di aiuti umanitari. Secondo l’ultimo report della Syrian Medical Society, 640.200 siriani vivono in città sotto assedio. Nel febbraio 2015 l’OCHA (UN Office of the Coordination of Humanitarian Affairs) ha individuato 11 aree siriane sotto assedio, nelle quali erano intrappolati almeno 212.000 civili. La Syrian Medical Society ha documentato altre 38 aree aggiuntive tenute sotto assedio. Nel gennaio 2015, ha ricevuto aiuti umanitari solo una delle aree sotto assedio: il quartiere di al-Waer nella città di Homs. Nelle città sotto assedio i decessi sono stati almeno 560, in particolare a Damasco e Homs. Dopo tre mesi, distribuiti aiuti umanitari nel campo di Yarmouk, a Damasco.

ISIS perde l’accesso a importanti vie di comunicazione tra Siria e Iraq, tra le quali la route 47. A partire dalla città siriana di Tal Hamis, nel governatorato di al-Hasakah, liberati dalle mani dell’ISIS 94 villaggi.

Dopo cinque giorni di duri combattimenti contro le forze governative, i 10.000 ribelli del braccio siriano di al-Qaeda, il Fronte al-Nusra, prendono il controllo di Busra al-Sham, città a sud della Siria, al confine con la Giordania, dichiarata patrimonio dell’UNESCO.

I combattenti dell’ISIS continuano a reclutare bambini nel gruppo “Ashbal al- Khilafah”. Dall’inizio dell’anno almeno 400 bambini fanno parte delle file dell’ISIS.

Annunciate le date della prossima sessione di negoziati tra rappresentati del regime e dell’opposizione siriana, che si terranno a Mosca dal 6 al 9 aprile prossimi. Il Presidente della Coalizione Nazionale Siriana, Khaled Khoja, che rappresenta il gruppo di opposizione, ha annunciato che non parteciperà al prossimo turno di negoziati promossi dalla Russia, dopo la dichiarazione degli Stati Uniti, che vedono Bashar al-Assad come parte della transazione.

Physicians for Human Rights ha documentato 233 attacchi su strutture sanitarie e l’uccisione di piu’ di 600 membri del personale sanitario, nei quattro anni di guerra in Siria. Human Rights Watch ha documentato il lancio di almeno 1.000 barili bomba su Aleppo. La strategia delle barrel bombs continua a colpire la terra siriana, spesso si contano piu’ di 50 barili bomba lanciati ogni giorno su case, scuole e ospedali.

La Giordania annuncia la chiusura dei confini con la Siria. L’esercito americano ha annunciato di aver selezionato circa 400 ribelli moderati siriani, per un training militare di preparazione contro i combattenti dell’ISIS.


APTOPIX Turkey Syria Febbraio 2015 – Secondo i dati dell’Osservatorio siriano per i diritti umani, le vittime del conflitto siriano dello scorso gennaio sono 2683, di cui 94 bambini.

Scontri tra forze di regime e combattenti del Fronte al-Nusra nelle aree di Talbisa, al-Hawla e Masehara, nella provincia di Homs, a al-Faqi’ e Der al-Adas, nella provincia di Daraa. Scontri tra forze governative e ISIS nel villaggio di al-Jafra, nella provincia di Deir Ezzor.

Le forze di al-Assad avanzano nel nordovest della provincia di Deir Ezzor, nelle aree di al-Jafra e Qeta al-Madrasa. Scontri tra YPG e ISIS nel villaggio di Arja, nella provincia di al-Hasakah. I combattenti dell’YPG riprendono il controllo di 240 villaggi, su 350 in mano all’ISIS, attorno a Kobane. Le forze curde tentano di riprendere il controllo della città di Tal Abyad, nella provincia di al-Raqqa, al confine con la Turchia. YPG appoggiato da al-Raqqa revolutionaries e Shams al-Shamal battalions ha ripreso il controllo di 2000 chilometri quadrati nel nord-est della provincia di Aleppo, della strada Aleppo-al-Hasakah, di 7 villaggi nella provincia di al-Raqqa. Combattenti di Hezbollah prendono il controllo di Der Maker e delle colline di al-Sarja e al-Arous, a sud-ovest di Damasco.

Raid aerei delle forze governative su Kafar Zayta, Talb, Tal Salmo, al-Hamidiyyi, Eblin, Abo al-Dohur, Ihsem, al-Zaweyi mountain, al- Mazra’ah e al-Bshereyyi, nella provincia di Idlib, su Bosra al-Sham, nella provincia di Daraa, su Jbata al-Khashab e Mashara, nella provincia di Quneitra, su al-Jafra, nella provincia di Deir Ezzor. Pesanti raid aerei del regime su Kafar Batna, Erbin, Doma, Saqba e Ayn Terma, sobborghi a est di Damasco, dove i gruppi islamisti che combattono contro le autorità centrali hanno stabilito da tempo alcune delle loro roccaforti. Uccise almeno 70 persone, tra cui 12 bambini. Colpite due ambulanze. I raid aerei sono stati la risposta ai colpi di mortaio sulla capitale siriana del gruppo jihadista Jeish all’Islam, alleato dell’Esercito Siriano Libero.

Le forze di regime avanzano sull’area di al-Maysat, nella provincia di Aleppo e nel villaggio di al-Danaji, vicino Der Maker, nella provincia di Damasco.

Continuano i raid aerei sulla base militare di Kweres, a est di Aleppo, sotto assedio dai militanti dello Stato Islamico.

Scontri violenti nel nord di Aleppo tra forze del regime, appoggiate da Hezbollah, e combattenti del Fronte al-Nusra e del Fronte Islamico. I combattenti di al-Nusra riprendono il controllo dei villaggi di Retyan, Dwer al-Zaytoun, Herdetnin e al-Mallah, nel nord di Aleppo.

Secondo quanto emanato dall’Office of Health-Medical Management, nella provincia di al-Khayr, è proibito l’esercizio della professione a ostetrici e ginecologi di sesso maschile. ISIS perde il 20% delle sue capacita’ militari e 7000 combattenti dall’inizio dei raid aerei condotti dalle forze della Coalizione Internazionale.

I bombardamenti da parte della Giordania hanno rappresentato il 20% del totale.

Almeno 370 civili feriti e 143 uccisi, di cui 29 bambini, nell’operazione militare di cinque giorni delle forze di al-Assad a Eastern Ghouta.

Scontri tra esercito siriano, spalleggiato da Hezbollah e combattenti iraniani, e ribelli del Fronte al-Nusra e del Fronte Islamico, nelle aree a sudovest di Damasco, Deraa e al-Quneitra.

Secondo un report delle Nazioni Unite, il regime di Bashar al-Assad tiene sotto assedio una popolazione di 185.500 persone a Eastern Ghouta, Yarmouk e Darayya. Sotto assedio da parte delle forze di al-Qaeda 26.500 civili a Nabul e Zahraa.

Nena News Agency “REPORTAGE. Aleppo si aggrappa alla vita” – di Federica Iezzi


201492612553630743_8 syria Gennaio 2015 – Nel mese di dicembre morte 1851 persone in Siria, di cui 203 bambini. Il conflitto in Siria ha ucciso 76.021 persone, nel 2014. 17.790 civili, di cui 3501 bambini. 1.500.000 feriti, di cui molti con lesioni permanenti. Migliaia di bambini rimasti orfani. 10.380 persone arrestate, di cui 1100 minori. 2017 persone morte sotto tortura. 2100 detenuti uccisi dal regime, tra cui 27 bambini. Almeno 9500 persone scomparse. 214 persone morte nelle città sotto assedio, di cui 152 bambini. Uccisi 131 membri del personale sanitario. 17 giornalisti uccisi, 43 rapiti e 15 feriti. Nel 2013 i morti erano stati 33.278. Dall’inizio del conflitto nel 2011, le stime parlano di almeno 300.000 morti. Nel 2014, indiscriminati colpi di mortaio da parte delle forze ribelli hanno ucciso 987 civili, tra cui 282 bambini.

4775 bombardamenti e 1676 raid aerei da parte della Coalizione Internazionale in Siria e Iraq contro lo Stato Islamico. 5012 raid aerei in 90 giorni dal regime di al-Assad nelle aree di Damasco, Daraa, Aleppo, Idlib, al-Quneitra, Homs, Hama, Deir Ezzor, Lattakia, al-Hasakah. Uccisi 1057 civili.

Distrutti 244 moschee e luoghi di culto in Siria, durante il 2014. Durante il conflitto siriano, nel 2014, in 59 occasioni usati gas tossici e sganciate 92 bombe a grappolo, proibite dal Diritto Internazionale Umanitario.

Dopo 112 giorni di combattimenti contro i jihadisti dell’ISIS, le forze curde riprendono il completo controllo della città di Kobane, supportate dai 705 raid aerei della Coalizione Internazionale e dai peshmerga iracheni. I combattenti dell’YPG avanzano a Kobane, riprendendo il controllo di Mashta Nour hill, National hospital, Rash library, moschea di Sidan, area di Botan, del Souq al-Hal, della governmental square, delle scuole di al-Refia, al-Sena’a, al-Tharura, al-Banat e Sharia school, dei quartieri di al-Senaa, Kani Arbdan e Maqtala, delle strade per Aleppo e al-Raqqa. Ultimi violenti scontri tra YPG e ISIS sull’Aleppo-Kobane road, nel quartiere di Mashta Nour, a sud di Kobane, nelle aree della Rash library e della governmental square, nel quartiere di Maqtala. 1607 persone uccise dal 16 settembre nell’area di Kobane.

YPG riprende anche il controllo dopo 4 mesi dei villaggi di Termak, Helnej e Kolama, a sud di Kobane. Scontri tra YPG e ISIS continuano nei villaggi di Mojama Seran e Sheran, nelle aree a sudovest di Kobane.

Raid aerei da parte delle forze governative sui villaggi di al-Bashiriyyi e Balyon e su Ihsem, nell’area dell’al-Zaweyi Mountain, nella provincia di Idlib, su al-Zabadani, nella provincia di Damasco, su Bianon, nella provincia di Aleppo, sui villaggi di Rahoum, Om sHerij, Onoq al-Hawa, Mas’adah, Jazal, Sha’er, al-Msherfeh e Rahoum, a est di Homs, su al-Hrak, Otman, valle di al-Maftara, Da’el e Daraa al-Balad, nella provincia di Daraa, su Allatamneh, Morek, Qlib al-Thour, Jana al-Elbawi, al-Qasatel, Aqayrabat e Aqrab, nella provincia di Hama, su Ayash, al-Hawayej e al-Kharita, nella provincia di Deir Ezzor, su Abdul Aziz Mountain e al-Shaddadi, nella provincia di al-Hasakah, su Mashara, Om Batenah e Nabi al-Sakher, nella provincia di al-Quneitra.

Scontri tra forze di al-Assad, supportate da National Defence Force e Hezbollah, e ribelli del Fronte al-Nusra e del Fronte Islamico nel villaggio di al-Sheikh Meskin, nella provincia di Daraa, nell’area di al-Brej e nel campo di Handarat, nella provincia di Aleppo, a Zebdin, Eastern Ghouta, Western Jrud al-Qalamoun e nel campo palestinese di Yarmouk, nella provincia di Damasco, a Khnefis, nella provincia di Hama, nei villaggi di Terfawi e Abo Hawadid, nella provincia di Homs, a Ayyash e al-Jafra, nella provincia di Deir Ezzor.

Scontri tra ISIS e  forze del regime a al-Jafra, provincia di Deir Ezzor. Scontri tra combattenti dell’ISIS e al-Jabha al-Shameyya, nel villaggio di Soran, a nordest di Aleppo. Scontri tra forze governative e combattenti di al-Jabha al-Islameyyi e Jaysho al-Muhajereen wal Ansar, nell’area di al-Brej, a nordest di Aleppo.

Le forze di al-Assad prendono il controllo di Dalfa hill, a est di Khalkhalah, nella provincia di al-Suwaydaa.

Violenti scontri tra ISIS e combattenti YPG nel villaggio di Maqsomah e nell’area di Mafraq Seddiq, nella provincia di al-Hasakah.

Il Fronte al-Nusra avanza sull’area di Sifat, a nord di Aleppo. Il Fronte Islamico avanza sulle aree di al-Brej e Misat, nella provincia di Aleppo. Al-Nusra prende il controllo di basi militari governative nel sudovest della provincia di Daraa.

Colpito dalle forze del regime il checkpoint of Ayyash, nei pressi di Deir Ezzor. Le forze di al-Assad continuano a proibire l’entrata di aiuti alimentari a sud di Damasco via Babeela, attraverso il checkpoint di Seede Meqdad.

Aiuti umanitari entrano nel quartiere di al-Waer a Homs, dopo il raggiungimento di una tregua di 10 giorni tra forze di al-Assad e ribelli. Al-Waer e’ sotto assedio dal regime da quasi due anni.

Aperto il meeting a Mosca, per trovare un accordo di pace ai 4 anni di guerra civile siriana, tra il governo di Damasco e i maggiori gruppi di opposizione.  Il Free Syrian Army, la prima formazione composta da disertori delle forse armate siriane e combattenti volontari a levare le armi contro Bashar al-Assad. Il Fronte al-Nusra, guidato da Ayman al Zawahiri. Il Fronte Islamico finanziato dal Qatar e incentrato sulla cospicua forza combattente del gruppo Harar ash-Sham, sostenuto dall’Arabia Saudita.

600.000 mine antiuomo disegnano i 900 km del confine turco-siriano. Lo scorso mese a causa di esplosioni di mine hanno perso la vita 3 persone e ne sono state ferite almeno 9. Tentavano di attraversare il confine, fuggendo da Kobane.

Per la prima volta il Libano impone ai rifugiati siriani un visto di entrata, per accedere nel Paese. Ormai da ottobre i confini libanesi sono chiusi ai rifugiati siriani, tranne che per i casi umanitari. In Libano oggi vivono 1,1 milioni di rifugiati, provenienti dalla Siria. 660 attacchi da parte della Coalizione Internazionale su posizioni dell’ISIS, dallo scorso settembre.

Le aree sotto il controllo dei combattenti dello Stato Islamico sono: al-Ghouz, Akhtarim, Turkmen Bareh, Dabiq, al-Bab, Qabasin, Jarablus, Minbij, Sarrin, Deir Hafir, Maskana, Tabqa Dam, Ain Issa, al-Raqqa, Tebni, Ash Sholah, Tal Hamis, Meliebeh military camp, Shaddadi, Markada, Suwar, Hraiji, Jadeed al-Okeidat, Abu Hamam, Hajjin, Bukamal, al-Tabqah.

Gli Stati Uniti invieranno 400 truppe e personale di supporto. Programmato training per 5000 combattenti siriani ribelli per riprendere zone ad est della Siria sotto il controllo dell’ISIS.

Raid israeliani sull’area di al-Amal, nella provincia di al-Quneitra, sulle alture del Golan, uccidono leader militare di Hezbollah, Jihad Mughniyeh. Abu Bakr al-Baghdadi, ferito e sopravvissuto al raid aereo di al-Qaim, nel nordovest dell’Iraq, ora è tra Mosul e i territori siriani.

Le agenzie delle Nazioni Unite non riescono ad entrare a al-Raqqa e Deir Ezzor, sotto il controllo dell’ISIS, e nei villaggi sotto assedio dal regime di al-Assad o dalle forze ribelli. 4.8 milioni di sfollati siriani non sono raggiunti da aiuti umanitari. Nuovo incontro a Mosca tra governo al-Assad e gruppi di opposizione, per trattative di pace in Siria.

RaiNews24 “Dentro la città curda di Kobane” – Reportage di Lucia Goracci

RaiNews24 “Le drammatiche immagini dei combattimenti a Kobane” – Il racconto di Lucia Goracci

RaiNews24 “Kobane, il simbolo della resistenza” – Reportage di Lucia Goracci

RaiNews24 – Tra i curdi di Kobane “Molti jihadisti sono europei” – Reportage di Lucia Goracci

RaiNews24 – “I curdi contro l’ISIS in difesa di Kobane. I racconti dal fronte” – di Lucia Goracci

Al Arabiya “Kurdish refugees from the syrian town of Kobane”


Syrians suffering from winter at Zaatari refugee camp 08 gennaio 2015 – Scontri tra Fronte al-Nusra e forze di regime nel villaggio di al-Zahraa, al-Brej, al-Mallah, Hayyan e al-Misat, nella provincia di Aleppo.

Scontri tra Fronte Islamico e forze governative nell’area di Hteta al-Jeresh e Zabdin, nella provincia di Damasco.
Bombardamenti da parte delle forze di al-Assad su Zabadani e al-Teba, a ovest di Damasco, su Khan al-Sobol, Ma’arret e al-Nu’man, nella provincia di Idlib, su Alam e Kherbet Ghazala, nella provincia di Daraa.

A Syrian refugee peels potatoes at a refugee camp in Zahle in the Bekaa valley
09 gennaio 2015 – Morti 13 civili, di cui un bambino nel villaggio di Hayan.
 
Bombardamenti da parte delle forze governative a sud di Damasco, su Abo al-Dohur, nella provincia di Idlib.
 
Scontri tra regime e combattenti di Jabath al-Nusra e Fronte Islamico nei villaggi di Nobbol e al-Zahraa. Al-Nusra prende il controllo di strade a sud di al-Zahraa e edifici a est di Nobbol. 9 morti.
 
Scontri tra forze di al-Assad e combattenti del Fronte Islamico nei pressi del checkpoint di al-Zalaqiat, a nordest di Hama.

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10 gennaio 2015 – 78 morti, tra cui 32 civili.
 
Scontri tra forze del regime e Fronte al-Nusra a Talbisah, a nord di Homs.
 
Scontri tra forze di al-Assad e Fronte Islamico sul quartiere di al-Khaledia di Aleppo, nella zona dell’Old Aleppo, nelle aree di al-Brej, Meisat, Nubbol e al-Zahraa.
 
Bombardamenti delle forze governative su Jana al-Elbawi e Aqrab, nella provincia di Hama, su al-Baraghidi, Hmaymat, Sarmin e al-Majas, nella provincia di Idlib, su Deir al-Adas, Tafas e Inkhel, nella provincia di Daraa.
 
Le forze di al-Assad proibiscono l’ingresso di aiuti umanitari a sud di Damasco, via Babiela, attraverso il checkpoint di Sidi Meqdad, per il 27esimo giorno consecutivo.
 
Secondo SNHR in Siria 27 vittime delle basse temperature, di cui 16 bambini, in campi rifugiati nell’area di Aleppo e a Eastern Ghouta. 4 rifugiati siriani morti vicino il border crossing di Masnaa, in Libano.

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11 gennaio 2015 – Danneggiati aiuti umanitari nel quartiere di al-Waer, a Homs, sotto assedio dalle forze di regime da piu’ di 18 mesi.
 
Bombardamenti dalle forze di al-Assad su Taftanaz, nella provincia di Idlib, su al-Kharita, al-Jafrah, Hwayjet Sakar e Mo Hassan, nella provincia di Deir Ezzor.
 
Scontri tra forze governative e combattenti dell’ISIS a al-Jehef, Ayash area, al-Bukamal, al-Sayal e al-Mojawada, nella provincia di Deir Ezzor. ISIS perde il controllo dei villaggi di al-Jnayneh e al-Hsan, a est di Deir Ezzor.
 
Raid aerei da parte della Coalizione Internazionale sull’area di al-Hasakah.

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12 gennaio 2015 – Bombardamenti da parte delle forze di al-Assad su Nawa, Tafas, Otman, al-Yadodah e Ebtaa, nella provincia di Daraa, a nord di Homs, su Tal Brak, nella provincia di al-Hasakah, su Ayyash, nella provincia di Deir Ezzor, su Bianon, nella provincia di Aleppo, su Abo al-Dohor, nella provincia di Idlib.

Raid aerei della Coalizione Internazionale su al-Bo Omar, al-Tebni e al-Mayadin, nella provincia di Deir Ezzor.
Scontri tra forze governative e Fronte Islamico a Salameyyi, nella provincia di Hama.
Aiuti umanitari sono entrati nell’area di Yilda, a sud di Damasco.
 

Siria. Nelle strade di Kobane” – Reportage di Federica Iezzi

Dicembre 2014 – Secondo i dati del Syrian Observatory for Human Rights, documentate nel mese di novembre 4220 vittime, di cui 869 civili e 152 bambini. 237 morti sotto tortura. 10 vittime tra il personale sanitario.

Target dei bombardamenti in Siria, durante novembre: 16 scuole, 12 uffici, 10 mercati, 7 centri medici e 2 ambulanze, 3 ponti e acquedotti, 2 stazioni idriche e due elettriche, un museo, un forno.

I combattenti dell’YPG avanzano a sud di Kobane, sulla strada Aleppo-Kobane, vicino al villaggio di Tarmek. L’YPG riprende il controllo di edifici su Azadi yard, del quartiere di Botan Gharbi, a sud di Kobane, dell’area a nordovest di Mashta Nour Plain e del cultural center street. ISIS attacca YPG nel quartiere di al-Sena’ah, a est di Kobane. I peshmerga iracheni attaccano ISIS nell’area di Kikan, a ovest di Kobane. Scontri tra ISIS e YPG su Botan Azadi square, nell’area di Suq al-Hal e nei quartieri di Kani, Erban e Sofyan, nei pressi di Rash Bookstorea, a ovest di Kobane. L’YPG riprende il controllo del 70% della città. Scontri anche nel vicino villaggio di Momita. 1381 vittime dal 16 settembre scorso nell’area di Kobane, di cui 45 civili curdi, 431 combattenti dell’YPG e 905 dell’ISIS.

Dopo violenti scontri con l’ISIS, l’YPG prende il controllo di 8 villaggi nell’area di  al-Ya’rubia, sul confine turco-siriano. I combattenti dell’YPG riprendono anche il controllo del villaggio di Abo Qasayeb, nell’area di Tal Hamees, a sud della città di al-Qameshli. Scontri tra Fronte al-Nusra e Fronte Islamico nel villaggio di al-Fo’ah, abitato da sciiti, nella provincia di Idlib. Scontri tra forze del regime e Fronte Islamico a ovest della città di Talbise, nella provincia di Homs, nei villaggi di al-Sora al-Kobra e Braq, nella provincia di Al-Sawaydda, vicino il checkpoint di al-Jabin, nella provincia di Hama, nel villaggio di Jayrud, nella provincia di Damasco.

Il Fronte islamico avanza a Daraya, nei pressi  di Western Ghouta e prende il controllo di alcune zone.

Scontri tra forze del regime e ISIS su al-Rasafah, nella provincia di Deir Ezzor, su Bri Sharqi, nella provincia di Hama. Bombardamenti da parte dell’ISIS su al-Rasafah, Hwayjet Sakar e Foq al-Jabal, nella provincia di Deir Ezzor.

I combattenti dell’ISIS avanzano e prendono il controllo sui villaggi di al-Jafra e Hweja Saker, in provincia di Deir Ezzor. Permettono ai civili del villaggio di al-Keshkia di tornare nelle proprie case. Jabhat al-Nusra prende il controllo sui villaggi di M’arshorin, Misran, Dadikh, Kafarbatikh, Kafruma, Khan al-Sobol e dei campi militari di Wadi al-Deif e di al-Hamedia, nella provincia di Idlib. Sequestrati nella base di Wadi al-Deif, 2 milioni di litri di combustibile. Prende il controllo anche del compound militare della città di Deraa, nella provincia di Deir Ezzor. Avanza verso il villaggio di al-Sheikh Meskin, nella provincia di Daraa. Le forze del regime avanzano sull’area di Handarat, nella provincia di Aleppo, sull’area di Hwayjet Sakar e sul villaggio di al-Jafar, nella provincia di Deir Ezzor.

Scontri tra combattenti dell’ISIS e Fronte al-Nusra nei villaggi di Mare’, al-Brej, Manasher al-Brej, nell’area di Hendarat e al-Heydaria, nella provincia di Aleppo.

Bombardamenti della Coalizione Internazionale su al-Bukamal e al-Hesenia, sull’area di al-Sena’ah e al-Bokamal, nella provincia di Deir Ezzor, sull’area di Botan, a Kobane. Bombardamenti da parte delle forze di al-Assad sull’area di al-Za’farane e nei villaggi di Holi, Abo al-Alaya Rahum, al-Msherfeh, Aqrab, Rahum, Bet Rabe’ah e al-Soltaneyyi, nella provincia di Homs, a Jasim, Andan, al-Sheikh Meskin, al-Yadodah, Otman e al-Harra, nella provincia di Dar’a, sull’area di Maghloji e nelle Abdulaziz mountain, nella provincia di al-Hasakah, sul villaggio di Ayash e sul ponte di al-Seyasia, nella provincia di Deir Ezzor, su al-Nasha Beyyi, Ayn Terma, Kafar Batna, Hosh al-Zawahara, Bala, Eastern Ghota, Darayya e Hajar al-Aswad, nella provincia di Damasco, su Shnan, Ma’arret al-Nu’man, Saraqeb e sul campo militare di al-Hamedeyyi, nella provincia di Idlib, su Inkhel, Jasim e Yadouda, nella provincia di Dara’a.

Esplosioni nei checkpoint di al-Masasnah e Zor al-Hisa, nell’area a nord di Hama. Colpi di mortaio  di al-Maghesleh checkpoint, a ovest di Aleppo, e su al-Samad  checkpoint, nella provincia di Idlib. Colpi di mortaio nei pressi dell’ospedale di al-Abbaseyyin, a Damasco.

Bombardamenti sull’ospedale di al-Teb al-Hadith, nella città di al-Mayadin, nella provincia di Deir Ezzor e sull’ospedale di Ash-Shefaa’, nella città di Saraqeb, nella provincia di Idlib.

Secondo l’ultimo report del Syrian Network for Human Rights, 6500 donne sono in prigione per mano delle forze di al-Assad, 580 per le forze ribelli, 486 per l’ISIS, dall’inizio del conflitto siriano. Almeno 2500 persone, tra cui 250 bambini e 400 donne detenute nel campo di Der Shmiel. 225 arresti illegali nel mese di novembre. 215.000 detenuti dal governo siriano di Bashar al-Assad, dall’inizio del conflitto nel 2011. Richiesta di giudizio da parte dell’International Criminal Court.

Secondo il World Food Programme sono necessari 64 milioni di dollari per l’assistenza ai 1,7 milioni di rifugiati siriani in Giordania, Libano, Iraq e Turchia. Secondo il SNHR 1200 feriti e disabili siriani trasportati nel campo rifugiati di al-Zaatari, in Giordania.

Il Syrian Observatory for Human Rights ha documentato la morte di circa 300.000 persone in Siria dal marzo 2011. Di cui 63.072 civili e 10.377 bambini. 120.000 combattenti delle forze del regime uccisi in 45 mesi di guerra civile.

Raid aerei israeliani nei pressi dell’aereoporto di Damasco, vicino il confine con il Libano.

La Commissione esteri del Senato in Italia ha impegnato il governo a “sostenere in tutti i modi, incluso quello militare, l’azione della coalizione internazionale” contro i jihadisti dello Stato islamico.

Secondo l’ultimo report del Syrian Network for Human Rights, si contano 2,9 milioni  di bambini rifugiati. 4000 sono le scuole danneggiate  in territorio siriano. Più di 2 milioni  di bambini non vanno più a scuola.

Altri 230 membri del gruppo al-Shaitaat, uccisi dai combattenti dell’ISIS, nel deserto di al-Keshkeyyi, nell’est di Deir Ezzor. Morti salite a 900.

Almeno 300 siti storici distrutti o danneggiati dal conflitto siriano. Alcuni di loro patrimonio dell’UNESCO: l’old city di Aleppo, Bosra, Damasco, le città morte del nord, il castello di Crac des Chevaliers e l’oasi greco-romana  di Palmira. Seriamente danneggiato l’al-Madina souq.

Nella giornata di Natale più di 100 persone uccise durante raid aerei dell’ISIS, nei villaggi di al-Bab e Qbasin, nel nordest di Aleppo. Uccisi 75 civili dalle forze di al-Assad, tra cui 11 bambini. Raid aerei su al-Bab, Qabbaseen e Qbasin, nella provincia di Aleppo, su Taftanaz, Abo Dafneh, Ma’arret al-Numan, Binin, Eblin, Rebe al-Jour e al-Tamanah, nell’area di Idlib, su Daraa, sul villaggio di al-Saan, nella provincia di Homs, su Shahranaz, Abu al-Fashafeesh e Kafrzyta, nella provincia di Hama, su Douma. Scontri nel campo di al-Yarmuk, nei villaggi di Deir al Asafir e Zebdin, nell’area di Eastern Ghota, a al-Zabadani e Darayya, nella provincia di Damasco.

Nell’ultimo giorno dell’anno, uccise 152 persone, di cui 35 civili. ISIS apre un ufficio a al-Forat State, per permettere l’arruolamento come mujahedeen, dell’Emir al-Muemineen Abo Baker al-Baghdadi.

Il governo di Bashar al-Assad è pronto ad incontrare i leader dell’opposizione siriana, a Mosca, per trovare un accordo di pace, dopo i 4 anni di guerra civile, che continuano ad uccidere in Siria.

Circa 1200-1300 rifugiati palestinesi uccisi dal conflitto siriano. Secondo i dati dell’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani, dalla data di proclamazione del Califfato, il 28 giugno scorso, 1878 persone sono state uccise dall’ISIS, tra cui 1175 civili e 116 combattenti stranieri, che hanno chiesto di tornare nei loro Paesi. Sit-in curdo nella città di Aamoda, in provincia di al-Hasakah, contro il Democratic Union Party. 313 civili, di cui 101 bambini, morti a causa dell’assedio del regime di al-Assad a Homs e Daraa, nella provincia di Damasco. Continua l’assedio a Eastern Ghouta e nel quartiere di al-Waer, a Homs.

Secondo il SNHR, 265 cristiani arrestati dalle forze governative siriane.

Sciopero della fame dei detenuti della Central Prison di Homs, per maltrattamenti, assenza di processo, mancanza di cibo e medicine.

Nena News Agency “Siria. A Nowruz tra le tende degli yazidi” – di Federica Iezzi

Nena News Agency “KOBANE. Vita e lotta dentro la città assediata” – di Federica Iezzi

Il Manifesto 08/12/2014 “Deputati Israele confermano attacco aereo in Siria” – di Michele Giorgio

Nena News Agency “Il confine tra Siria e Turchia: la terra di nessuno” – di Federica Iezzi

Nena News Agency “FOTO. Vita nel villaggio siriano di Atmeh” – di Federica Iezzi

Nena News Agency – “Medio Oriente. Il Natale lontano” di Federica Iezzi


Syrian kurdish refugees in Kobane

Syrian kurdish refugees in Kobane

Novembre 2014 – 5772 vittime in Siria secondo il Syrian Observatory for Human Rights nel mese di ottobre, di cui 1064 civili, inclusi 251 bambini.

Iniziato l’ingresso, da Yumurtalik crossing, a Kobane di 150 peshmerga iracheni. I combattenti da Tal al-Shair, porta ovest di Kobane, sono entrati nella città per unirsi all’esercito YPG siriano contro i jihadisti dell’ISIS.

Scontri tra combattenti di ISIS e YPG nella parte ovest di Kobane, nei pressi dell’al-Amal hospital e sulle colline di Mashta Nour, sotto il controllo dei combattenti dell’YPG, nel villaggio di Kekan e a Kani Arban, a est della città e sulla Minas road nel sudovest di Kobane, nel villaggio di Tal Hamis, nei pressi di al-Qameshli, nella provincia di al-Hasakah.

Tre attacchi suicidi con blindati riempiti di esplosivi a Kobane.

Scontri tra YPG, supportati dal gruppo al-Karamah Army, e ISIS, nell’area di al-Jas’ah, nella città al confine iracheno di al-Ya’robeyyi e nel villaggio di Ras al-Ein, nella provincia di al-Hasakah.

I combattenti dell’YPG riprendono il controllo di strade ed edifici nel sud di Kobane, nell’area del Municipio e della moschea di al-Haj Rashad, a al-Hal Market e nell’area di Azadi Roundabout, nella zona est della città. YPG avanza sulla zona ovest di al-Baladia, prendendo il controllo di altri 6 edifici, e nella zona di Azadi. Raid aerei della Coalizione internazionale sull’area di Souq al-Hal e sulla piazza governativa. Ripresa anche la strada Halnaj-Kobani, a sud-est di Kobane. Inoltre riprendono il controllo dei villaggi di Eastern Kajo, Western Kajo, Asforeyyih, Swaydeyyih, Barqa e Kwashilah nell’area di Ras al-Ayn, nella provincia di al-Hasakah.

Le stime parlano di almeno 500-700 civili che hanno deciso di non lasciare Kobane. E sono per lo più anziani.

Secondo i dati del Syrian Observatory for Human Rights, dall’inizio dei combattimenti su Kobane (16 settembre) le vittime sono salite a 1153, di cui 27 civili curdi, 387 combattenti dell’YPG, 712 combattenti dell’ISIS.

Combattono a fianco dell’YPG: Suwar al-Raqqa, Suwar Umnaa al-Raqqa, Jabhat al-Akrad, Shams al-Shimal, Ahrar al-Suriya e Shukr al-Sefira. Almeno 200 combattenti del gruppo Jabhat al-Akrad e altri 100 del gruppo Suwar al-Raqqa, stanno combattendo contro l’ISIS a Kobane.

L’ISIS richiama combattenti dall’area nord-est di Aleppo, al confine turco-siriano, per Manbej e Kobane.

Dal 23 settembre scorso, 910 persone uccise dai raid della Coalizione Internazionale in Siria. 52 vittime civili, di cui 8 bambini, nei pressi delle raffinerie di petrolio di al-Hasakah, Deir Ezzor, al-Raqqa, Menbej (nella provincia di Aleppo) e Idlib. 72 vittime tra i combattenti affiliati ad al-Qaeda, nell’area a ovest di Aleppo e a nord di Idlib. Uccisi 785 combattenti dell’ISIS. Combattenti dell’YPG prendono il controllo di sei villaggi a sud di Ras al-Ein, nella provincia di al-Hasakah, dopo violenti scontri con i jihadisti dell’ISIS.

Raid aerei della Coalizione Internazionale nella zona est e sud di Kobane, a Jolbek e nell’area di al-Eza’ah, a ovest di Kobane, a Mosbaq al-Sono’, al-Tabani e nel deserto di Jdaydet Akidat, sull’oleodotto di al-Jafra, nella provincia di Deir Ezzor, nell’area di al-Ya’robeyyih, nella provincia di al-Hasakah, a Tal Abyad, nella provincia di al-Raqqa, nelle aree di Rif al-Mahamin e Manasher al-Brej e nel villaggio di Maskanah, nella provincia di Aleppo. Raid anche contro Jabhat al-Nusra, a Sarmada e Harim , sul confine turco-siriano, e contro i miliziani di Ahrar al-Sham islamic movement, nel villaggio di Basbqa, vicino Bab al-Hawa crossing.

Militanti dell’ISIS prendono il controllo dell’Hayyan Gas Company, nella provincia di Homs. Dopo giorni, le forze di al-Assad riprendono il controllo dei gasdotti di Jhar, al-Moher e dell’Hayyan Gas Company. Bombardamenti su Soran A’zaz, a nord di Mare’, roccaforte del Fronte Islamico, nell’area nord di Aleppo, su campo profughi nei pressi di Tal Sh’er, a ovest di Kobane.

Combattenti del Fronte al-Nusra hanno guidato i ribelli del Syrian Revolutionary Front, sostenuti dalle forze occidentali, dalla loro roccaforte alla provincia nord-occidentale di Idlib, dopo 24 ore di combattimento.

Il Fronte al-Nusra prende il controllo di Deir Sinbel e dei villaggi di M’arshorin, M’sran, Dadikh, Kafar Batikh, Kafruma e Khan al-Sobol, nell’area di Jabal al-Zawiya, nella provincia di Idlib, dopo combattimenti con membri dell’Hazem Movement. Inoltre avanza, con i ribelli del Fronte Islamico, sui villaggi di al-Sheikh Meskin e Da’el Town, nella provincia di Daraa. Preso il l’al-Zaffeh Bridge checkpoint. Il Fronte al-Nusra, supportato dai ribelli di Jund al-Aqsa, prende il controllo dei villaggi di Sfohen, al-Fterah e Hzarin, a sud di Idlib, e del villaggio di Flayfel, nei pressi delle Shahshabo mountain.

Bombardamenti del regime di Bashar al-Assad nell’area di Talbisa, nella provincia di Homs, a Hweja Saker, nella provincia di Deir Ezzor (almeno 90 vittime e 125 feriti), a Nahya Aqirbat, al-Qastal, Hamada Omar, Jana al-Albawi, al-Deqmaq, Atshan e Qaber Feddah, nella provincia di Hama, a al-Mzereb, Daraa al- Balad, Ebtaa e al-Sheikh Meskin, Nawa, Deir al-Adas, Enkhek e Zebdin, nella provincia di Dar’a, nel campo di al-Nazhen e in quello di Abdeen, a M’ar Tahrma, Jabala, Kansafra, Tabish, Khan Sheikho, Armanaz e Ma’arret Mesrin, nei pressi di Idlib, a Darayya, Marj al-Sultan, Khan al-Shih camp in Western Ghota, al-Helalia, Duma, Dahya al-Assad, nei pressi dell’ospedale militare di Harasta, Jrud al-Qalamun e Jesrin, nella provincia di Damasco, nel quartiere di Banyas City di Tartous, a al-Mansora, Mayer, Ma’er Seteh, al-Khan, al- Zyarah, Anadan, Yaqed al-Adas e nell’area di Toqad, nella provincia di Aleppo.

Almeno 581 raid aerei delle forze di al-Assad, con il lancio di 324 ordigni, su Damasco, Dara’a, Aleppo, Idlib, Homs, Hama e al-Hasakah. Almeno 115 civili uccisi, tra cui 19 bambini. Altri 370 feriti.

Scontri tra forze governative, supportate da Hezbollah, e Fronte Islamico a Hawsh al-Fara, in Eastern Ghouta, a Zamalka, Jaramana e Harasta, nella provincia di Damasco, a Siefat, Hendarat, Aziza  e in quartieri a sud di Aleppo, a al-Sheikh Meskin, nella provincia di Daraa, a al-Karim e Qabir Fedda, nella provincia di Hama, a al-Ramel, al-Ghraf e Kefrayyah, nell’area di Lattakia.

Le forze governative prendono il controllo del Gas Well 107, nell’area di Sha’er, a est di Homs. Scontri tra il Fronte al-Nusra, il Frnte Ansra al-Din, il Fronte islamico, contro le forze di al-Assad, supportate da National Defence Force, brigate Quds al-Filastini, Hezbollah e combattenti Shia da Iran e Afghanistan, nell’area di Handarat, vicino il villaggio di Sifat, nel nordest di Aleppo.

Scontri tra ISIS e forze governative a sud di al-Hasakah. I combattenti dell’ISIS impongono un coprifuoco, dalle 7 di sera all’alba, nel villaggio di al-Kharita, a ovest di Deir Ezzor.

Rilasciati almeno 93 detenuti curdi dalle forze dell’ISIS, nell’area di Aalya e 53 nella città di Manbej, nella provincia di Aleppo. Ancora nessuna informazione sul destino di 70 detenuti curdi.

Secondo il Syrian Network for Human Rights, dall’inizio del conflitto siriano, si contano 5514 vittime, morte sotto tortura, tra cui 95 bambini. 118 vittime solo nello scorso ottobre. Si contano 420 vittime tra il personale sanitario, di cui 20 ad ottobre.

300.000 abitanti di Aleppo minacciati con la stessa morte e distruzione che il regime di al-Assad ha inflitto a Homs e nei sobborghi di Damasco. Resistono, schiacciati tra le forze governative e quelle dell’ISIS.

L’Iran lavora ad un progetto per unire le milizie sciite straniere, provenienti da Afghanistan e Iraq, sotto la veste di un esercito parallelo a quello di Bashar al-Assad.

In un comunicato, Abu Baker al-Baghdadi, consente ai membri della minoranza al-Shaitaat, di tornare nelle proprie case, rispettando leggi e regole dettate dall’ISIS. Lo scorso agosto i jihadisti dell’ISIS hanno ucciso almeno 700 civili del gruppo al-Shaitaat, nei villaggi di Badeyat al-Shaitaat, Ghranij, Abo Hamam e al-Keshkeyyi, nell’area di Deir Ezzor.

Continua la difficoltà all’accesso di acqua potabile in alcuni quartieri della città di Hama e a Eastern Ghouta.

Raid aerei siriani sull’ospedale di Kansfra, nell’area di Idlib.

Chiuse la maggiorparte delle scuole nella provincia di Deir Ezzor dalle forze dell’ISIS. Iniziato l’insegnamento della Sharia nella moschea di al-Rawda, nella città di al-Mayadin. Chiuse le scuole anche nella città di al-Bokamal, sul confine turco-siriano.

08.11.2014 Secondo al-Arabiya, il leader dell’ISIS, Abu Bakr al-Baghdadi, è stato criticamente ferito da un raid aereo statunitense, nei pressi del villaggio di confine iracheno ovest di al-Qaim.

La presidenza di Obama invia 1500 soldati statunitensi in Iraq, con lo scopo di addestrare i combattenti curdi.

Arrivano aiuti umanitari dal Movimento della Croce Rossa e Mezzaluna Rossa nel quartiere di al-Waer, a Homs, sotto assedio dall’ottobre 2013, dove vivono 15.000 famiglie.

Secondo l’ultimo report dell’UN Commission of Inquiry on Syria, “Living under ISIS in Syria”, i jihadisti dello Stato Islamico hanno commesso e continuano a commettere crimini di guerra e crimini contro l’umanità.

Falliti i tentativi di alleanza tra Jabhat al-Nusra, al-Muhajren wa al-Ansar e Fronte Islamico. Raggiunto invece accordo tra i gruppi ribelli al-Muhajren wa al-Ansar e Amir of al-Quqaz.

Il Syrian Network fo Human Right ha documentato 4850 casi di violenza sessuale, dall’inizio del conflitto siriano. Uccise dal regime di al-Assad 15.372 donne, di cui 4.194 bambine, dal marzo 2011. Uccise dall’ISIS 81 donne tra le province di Deir Ezzor, Hama e al-Raqqa. Arrestate 6.500 donne, di cui 450 sono scomparse.

Secondo la documentazione del Damascus Center for Human Rights Studies, nel 2014 sono morti 3004 bambini in Siria, nel corso del conflitto civile. Sono 17268 i bambini morti dal marzo 2011, secondo il report del SNHR “Children of Syria..a lost dream”. Secondo i dati del SNHR, 4573 bambini orfani di madre e 18.273 orfani di padre, dall’inizio del conflitto siriano.

I jihadisti dell’ISIS sequestrano banche del sangue degli ospedali della provincia di Deir Ezzor, per avere rapido accesso alle trasfusioni, per i combattenti feriti.

Secondo il SNHR 1.300.000 bambini sono senza educazione scolastica dal marzo 2011, in Siria. 280.000 bambini feriti, dall’inizio del conflitto siriano. 2.900.000 bambini vivono come rifugiati dal marzo 2011.

Membri del gruppo al-Shaitaat iniziano a fare ritorno nelle proprie case nel villaggio di Granij, assediato dall’ISIS, a est di Deir Ezzor.

Da quando lo Stato Islamico ha preso il controllo della città di al-Raqqa, lo scorso gennaio, i raid aerei del regime di al-Assad hanno ucciso 307 persone, inclusi 31 bambini. Dal marzo 2011 nella provincia di al-Raqqa si contano 1802 vittime.

Al Jazeera “Aleppo: notes form the dark”

Nena News Agency “FOTO. La battaglia del popolo di Kobane” di Chiara Cruciati

Fai clic per accedere a HRC_CRP_ISIS_14Nov2014.pdf

Nena News Agency “FOTO. Nena News dentro Kobane” – di Federica Iezzi

Fai clic per accedere a Syria_Children_en.pdf

Nena News Agency “VIDEO. Nelle strade di Kobane” – di Federica Iezzi

Al Arabiya “Kurdish refugees from the syrian town of Kobani”

Syrian refugees

Syrian refugees

22 novembre 2014 – Dai dati del DCHRS nella giornata di oggi si contano 30 vittime, per la maggiorparte nell’aerea di Damasco e nella provincia di Aleppo.

Scontri tra forze del regime e ISIS nell’area di Shaer, nella provincia di Homs. Scontri tra ISIS e YPG a Ras al-Ein, al-Qadisiyyi, al-Saghira e al-Ya’robesyi, nella provincia di al-Hasakah, nel villaggio di al-Qanafez, a est di Hama, nell’area di Hwayjet Sakat, nella provincia di Deir Ezzor. Scontri tra Islam Army e Ahraro al-Sham Movement nel border crossing di Bab al-Hawa e nel villaggio di Khan al-Sobol, nella provincia di Idlib. Scontri tra forze del regime, appoggiate dai combattenti di National Defence Forces e Hezbollah, e Jabhat al-Nusra, nelle aree di Zabdin, Basima, al-Salam, nella provincia di Damasco, a Nubol e al-Zahraa, nella provincia di Aleppo.

Bombardamenti dalle forze di al-Assad a Der-Maqran, nella provincia di Damasco, nei villaggi di Nubol e al-Zahraa (abitati da sciiti), nell’area di Mallah, nella città di Hraytan, nei villaggi di Babis e al-Mansora, nella provincia ovest di Aleppo, nei villaggi di al-Hrak e Alma, nella provincia di Daraa. A Syrian refugee girl stands outside a tent at a refugee camp in Zahle in the Bekaa valley 23 novembre 2014 – Dai dati del SOHR nella giornata di oggi si contano 31 vittime, di cui 2 bambini.

Scontri tra forze governative e ISIS nell’area di Hweja Saker, nella provincia di Deir Ezzor.

Bombardamenti dalle forze di al-Assad a Kha al-Sobol, Abo Maki, M’ara, al-Nu’man e Abo al-Bohor, nella provincia di Idlib. Jabhat al-Nusra e Fronte Islamico riprendono l’area di al-Ma’anel a sud del villaggio di Al-Zahraa, nella provincia di Aleppo. Scontri tra forze governative e Fronte Islamico con Jabhat al-Nusra, nelle aree di al-Zalaqiat, al-Sathiat, Nahia, Aqirbat, al-Sa’n, Kafar Zita e al-Latamina, nella provincia di Hama.

Aiuti umanitari entrano nei quartieri di al-Qadam e al-Esali, a sud di Damasco, dopo 9 settimane di assedio. Syrian refugees are seen at a refugee camp in Zahle in the Bekaa valley 24 novembre 2014 – Dai dati del SOHR nella giornata di oggi si contano 26 vittime, di cui 2 bambini.

Scontri tra forze governative, appoggiate da Hezbollah, e combattenti del Fronte Islamico e di Jabhat al-Nusra, nell’area di Hendarat e Maysalon, nella provincia di Aleppo, a Wadi Barada e Eastern Ghota, nella provincia di Damasco.

Bombardamenti delle forze del regime su Ein al-Feza e Zadin, nella provincia di Damasco, sui villaggi di al-Herak, al-Mjedel, Qerata, Kom al-Roman, Busra al-Sham, Shekh Meskin, al-Jeza e Othman, nella provincia di Dar’a, nell’area di Tadmor, nella provincia di Homs, nei villaggi di Hamada Omar, Abo Hbilat, Qaser Iben Wardan e al-Zellaqeyyat, a est di Hama.

Scontri tra le forze di al-Assad e ISIS nell’area di Sha’er, a est di Homs.

Nena News Agency 24/11/2014 “FOTO. Siria, gli yazidi di Nowruz” – di Federica Iezzi


Syrian children image Ottobre 2014 – Secondo i dati del Syrian Network for Human Rights nel mese di settembre si sono contate in Siria 2375 vittime, di cui 294 bambini.

Continuano violenti scontri tra i miliziani jihadisti dell’ISIS e i combattenti dell’YPG a poche centinaia di metri da Ayn al-Arab e nel villaggio di Qura Henj, a sud di Kobane. Assediati dall’ISIS almeno 350 villaggi, nell’area di Kobane. L’ISIS prende il controllo del villaggio di Zerek, importante sito curdo. I combattenti curdi riprendono il controllo della città di Rabia, al confine con l’Iraq. I curdi siriani respingono gli attacchi del gruppo jihadista da Mishtenur hill. Almeno 70 raid aerei della coalizione internazionale colpiscono siti ISIS a sudovest di Kobane. Una combattente dell’YPJ irrompe e si fa esplodere in un sito controllato dall’ISIS nella periferia orientale di Kobane. L’ISIS entra nell’area di Old Maqtalah, quartiere orientale di Kobane. I jihadisti dell’ISIS controllano il 40% della città di Kobane. 1.3 km dal confine turco-siriano. Oltre 800 le vittime dall’inizio dei combattimenti a Kobane (16 settembre scorso), di cui 313 combattenti dell’YPG e almeno 20 civili. 481 combattenti dell’ISIS morti a Kobane. 300.000 i rifugiati curdi siriani dell’area di Kobane, di questi 186.000 sono entrati in Turchia. Chiuso il crossing tra Ayn al-Arab e i territori turchi, permesso di entrata in Turchia soltanto ai feriti. Oltre 13.000 i profughi rimasti nei pressi del confine turco-siriano.

Supporto all’ISIS da parte dei talebani pakistani. Già inviati almeno 1000 combattenti.

Ankara non vuole che Kobane cada nelle mani dell’ISIS. Il premier turco Ahmet Davutoglu ha autorizzato l’intervento delle forze armate contro i jihadisti dello Stato Islamico. Almeno 4000 combattenti dell’esercito turco impegnati al confine con la Siria, contro l’ISIS.

Non si arrestano i bombardamenti da parte della coalizione internazionale sulle aree ad est e sud di Ayn al-Arab (almeno 90 raid aerei), su Tal Abyad, al-Tabaqa e Ein Essa, nella provincia di al-Raqqa, su Manbej, Jarablos e Tishreendan, nella provincia di Aleppo, su al-Mayadin, al-Shmeteyyi e al-Sor, nella provincia di Deir Ezzor, su al-Shaddadi, nella provincia di al-Hasakah.

Due esplosioni nei pressi della scuola Ekrima al-Makhzum, nel quartiere di Ekrima a Homs, abitato da alawiti, hanno provocato la morte di 48 civili, tra cui 42 bambini. Almeno 40 i feriti.

Scontri anche tra ISIS e YPG nell’area di Jaz’a, al-Ya’rubia, al-Dahma, Zagher Shamia, Tal Melih e al-Kharita, nella provincia di al-Hasakah,  al confine con l’Iraq. L’ISIS prende il controllo di 3 giacimenti di gas nell’area di Sha’er, nella provincia di Homs.

Scontri tra il gruppo sciita Hezbollah e i combattenti del Fronte siriano di al-Nusra nella città di Arsal, al confine con il Libano.

Proteste e dimostrazioni pro-curdi nel sud-est della Turchia. Almeno 21 vittime.

Violenti scontri tra le forze di Bashar al-Assad e i ribelli di Ahraro al-Sham: inizia la battaglia di “Za’er al-Ahrar”. Il gruppo di Ahraro al-Sham prende il controllo per alcune settimane dei villaggi di Qashotah, al-Barzaneyyi, Diman, al-Zera’ah al-Tehtaneyyi, al-Zera’ah al-Foqaneyyi, Abotbeh e Sad’ayya.

Il Fronte Islamico prende il controllo del villaggio di Saifat e dell’area di Suleiman al-Halabi, nella provincia di Aleppo. 

Scontri anche tra l’esercito governativo, appoggiato dai combattenti di Hezbollah, e il Fronte al-Nusra e il Fronte Islamico nei villaggi di Sefat, Handarat, al-Maslamia, Thakana Hanano, Hendarat, al-Adnania, Nobbol e al-Zahraa, nella provincia nord e est di Aleppo, nei villaggi di Bri al-Sharqi, Morek e al-Kassarah a est di Hama, a Jobar, Darayya e Erbin nell’area di Damasco, a Rahoum e Talbise, nella provincia di Homs, a al-Hamideyyi, nell’area di al-Qunaytera, nel villaggio di Om al-Mayazen, nella provincia di Daraa. I combattenti di Jabhat al-Nusra e di Jund al-Aqsa hanno preso il controllo dei villaggi di Balyon, Kesafra, Eblin, Ebdita, Mashon e Maghara nei pressi della Zawiya mount, nel governatorato di Idlib.

Bombardamenti da parte delle forze del regime su Eastern e Wester Ghouta, sul campo di Yarmouk, a Doma e Ein Terma nell’area di Damasco, nei villaggi di Tramla, Ma’arret Mesrin, Tal Mennes, al-Rami, Khan Sheikhon, Jerjenaz, al-Taman’ah, Kafar Sejneh, Abo al-Dohur, Saraqeb, al-Nqir, Ma’er Shorin, al-Amodeyyi, Ma’arret al-Nu’man, Tal al-Nabi Ayyoub, Bennesh, Kafroma, alTaman’a, al-Hebet e le montagne di al-Arba, nella provincia di Idlib, nei villaggi di Aqayrabat, Salba, Allatamneh e Kafar Zayta, Morek, Soha, Kafar Batna, al-Latamina e Latmin, nella provincia di Hama, nei villaggi di Ankhel, Ghabagheb, Deir al-Bakht, Wared, al-Boq’ah, al-Sheikh Sa’ed, Western Gharya, al-Sarweyyat, Enkhel, Semlin, al-Yadoda, Jasem, al-Sheikh Meskin, Da’el e Om al-Mayazen, nella provincia di Daraa, nei villaggi di Kafar Hamra, Anadan, Handarat e Hretan, nell’area di Aleppo.

Le truppe di regime riprendono il controllo dell’area di Morek, nella provincia di Hama. Il governo di Ankara concede il passaggio delle forze peshmerga irachene curde vero la città di Kobane, per contribuire a fermare l’avanzata dell’ISIS. Il governo curdo iracheno autorizza 150 peshmerga ad entrare in Siria.

Almeno 80 combattenti curdi sono arrivati a Kobane da Erbil, altri 70 sono fermi sul confine turco-iracheno.

L’aviazione americana inizia il lancio di rifornimenti medici e militari ai curdi a Kobane.

L’ISIS bombarda il border crossing di Mursitpinar, al confine tra Siria e Turchia, per fermare l’arrivo a Kobane dei peshmerga curdi dall’Iraq. Attaccato anche il distretto di al-Jemrok, a nord di Kobane. Tra Siria e Iraq 632 raid aerei da parte della Coalizione Internazionale. Più di 1700 bombe sganciate.

Al Jazeera “Interactive: countries countering ISIL”

Nena News Agency – 11 ottobre 2014 “SIRIA. Nei campi profughi” – di Federica Iezzi

“Nei campi profughi siriani” – Reportage e immagini di Federica Iezzi

Nena News Agency 30 ottobre 2014 “Abdel Basset Sayda: assicurare aiuti continui a combattenti kurdi” – di Federica Iezzi

Al Jazeera “Fear grow as ISIL tightens grip on Kobane”

Al Arabiya “Syria’s internally displaced”

Rai News 24 “Kobani, l’ultima disperata resistenza dei curdi siriani” – di Lucia Goracci

RaiNews24 “ISIS, la Turchia consente il passaggio dei peshmerga curdi diretti a Kobani” – Diretta di Lucia Goracci

Il Manifesto 21/10/2014 “Nusra e islamisti pronti all’offensiva prima dell’inverno” – di Michele Giorgio


Syrian refugees in Turbide, Bekaa Valley camp (Lebanon) 533583ede 30 settembre 2014 – Scontri violenti tra forze di al-Assad e miliziani del Fronte al-Nusra e del Fronte Islamico a Morek e al-Masasena, a nord di Hama, e Aqrab, a sud di Hama; vicino il campo profughi di Daraa; a Jobar, Arbin, al-Dokhania, Eastern Ghouta, Darayya, nel campo di Yarmouk e nel quartiere di Tishreen, a Damasco; a Tal Kerdi e al-Qatari, nei pressi di Douma; nel quartiere est di Aleppo di Suleiman al-Halabi e nella città di Aziza, a sud di Aleppo.

Nella notte scontri tra ISIS e forze governative nei villaggi di al-Mafkar e Fraytan, nella provincia di Hama.

Scontri tra ISIS e miliziani di Jabhat al-Akrad e Fronte islamico nell’area di al-Madajin, vicino Dabeq, a nordest di Aleppo, controllata dalle forze dell’ISIS. Violenti scontri tra ISIS e YPG a sudest e sudovest di Ayn al-Arab, a Dahmaa e al-Raweyyi, nella provincia di al-Hasakah.

Assediati dall’ISIS 325 villaggi, nell’area di Kobane. Almeno 200.000 rifugiati siriani della zona di Kobane. Bombardamenti governativi sui villaggi di Kafar Zayta e Allatamneh, nella provincia di Hama.

Colpi di mortaio sulla città di Mharde, abitata da cristiani. Bombardato dalle forze del regime il quartiere di al-Jbeleh, a Deir Ezzor Bombardamenti su al-Shekh Kheder e al-Sakhour, a est di Aleppo; nei quartieri di al-Qatana, Jabba al-Quba, Bab al-Hadid e Qarliq di Aleppo.

Raid aerei statunitensi su Tabos Hill, nella città di al-Shmeteyyi, nella provincia di Deir Ezzor, colpiscono un campo di addestramento dell’ISIS. Raid anche su al-Kharita e al-Hawayej a ovest di Deir Ezzor. Continuano i raid aerei americani su Tal Abyad, a nord di al-Raqqa.

“Syria – Fighting around Kobane” 30 sept 2014


20149261255484546_8 29 settembre 2014 – Nella notte raid aerei americani a Tal Abyad e Tabka, nell’area di al-Raqqa; a Manbej e Jarblis, nel governatorato di Aleppo; sul Koniko Gas Plant, a Khasham, sul villaggio di al-Mre’eyyi, e sulla città di Mo Hasan, nella provincia di Deir Ezzor; a Markadah, nell’area di al-Hasakah; a Maharda, un’area abitata da cristiani, nella provincia di Hama.

10 raid aerei statunitensi a Ma’ar Tamasrin, Taftanaz, M’ara al-Nu’man, al-Taman’a, Telmins e Jarjanaz, nella provincia di Idleb. Riportate almeno 5 vittime civili, compreso un bambino, a Telmins.

Non si fermano gli scontri tra miliziani dell’ISIS e combattenti dell’YPG a Ayn al-Arab. L’ISIS avanza da est verso la città di Ayn al-Arab, il gruppo jihadista è lontano solo 2-3 km dalla città. Sotto il controllo dell’ISIS almeno 70 villaggi dell’area di Kobane.

Da ieri schierati carri armati delle forze turche sul confine tra Siria e Turchia.

Scontri anche a al-Ya’robeyyi, nell’area di al-Hasakah, sul confine iracheno.

Mentre almeno 200.000 rifugiati siriani, sono in Turchia, molti curdi siriani della zona di Kobane, aspettano, all’aperto da giorni, sul confine turco-siriano, le autorizzazioni per poter entrare in territorio turco.

Scontri tra forze governative, affiancate da Hezbollah, e Fronte al-Nusra e Brigate al-Quds, a Khan Toman, Kafar Naha e Karaj al-Hajez crossing, nell’area di Aleppo; nel quartiere di Jam’eyyet al Zahraa ad ovest di Aleppo; a al-Dokhania, Douma, Jobar, al-Zabadani nell’area di al Qalamun, Jaramana e Eastern Ghouta, nella zona di Damasco; a Om Sharshoh, nella zona di Homs.

Scontri tra ISIS e miliziani del Fronte islamico, Fronte al-Nusra, Brigate di Jabhat al-Akrad, nella città di Dabeq, sotto il controllo dell’ISIS.

Bombardamenti governativi su al-Harra, nella provincia di Daraa; su Om Hojayrah, a nordest di al-Hasakah.

Nena News Agency 29 settembre 2014 – “SIRIA. Cos’è l’ISIS per la gente comune” – di Federica Iezzi

Al Jazeera “Kurdish refugees flood Turkey”


20149261255237619_8 28 settembre 2014 – Si contano 114 morti nella giornata di oggi.

1500 combattenti curdi si sono uniti agli uomini dell’Unità di Protezione Popolare, mentre continuano gli scontri nel governatorato di Aleppo.

200.000 rifugiati siriani sono stati costretti dall’avanzata dell’ISIS a lasciare le proprie case, nell’area di Kobane.

Gli scontri tra ISIS e YPG non si fermano a Alishar e Ayn al-Arab.

Forze governative bombardano i quartieri di Ashrafeyyi, Sabe’ Bahrat, Karm al-Tarrab e Bani Zeid, a nord di Aleppo; il villaggio di Mefelseh, a sud di Aleppo; il campo di Khan al-Shish, a Western Ghouta, nella provincia di Damasco; Otman, al-Harak, Jamrin, nella provincia di Daraa; i villaggi di al-Hamedia e al-Samdania, nell’area di al-Quneitra; a al-Taman’a, nella provincia di Idlib; a Zafrzyta, nel governatorato di Hama.

Scontri tra combattenti di al-Assad e miliziani del Fronte al-Nusra a Dokhaneyyi, nell’area di Damasco. Il controllo di Dokhaneyyi è stato ripreso dalle forze del regime.

30 raid aerei statunitensi colpiscono 3 raffinerie di petrolio a Hajj e Balo e 6 a Tal Abyadh, a nord di al-Raqqa, in Siria settentrionale, sul confine turco. 4 raid aerei su Bawabat Tal Abyadh, sul confine iracheno; 3 sul dipartimento di polizia e la scuola di agricoltura, 2 sulla fabbrica di plastica e 3 sui campi di addestramento dell’ISIS della città di Slook.

Nell’area di Tabny, a est di Deir Ezzor, altri raid aerei: 4 a Khosham e 2 a Kisra.

Bombardamenti americani su Minbej, nel governatorato di Aleppo. Colpito anche campo di addestramento dell’ISIS di al-Zarqawi a al-Raqqa. Raid americani sul villaggio di al-Fedghmi, nell’area di al-Hasakah.


201492612553927457_8 27 settembre 2014 – Bombardamenti aerei e offensiva via terra da parte del regime di al-Assad a Holi, Ad-Dukhaniya, nella provincia di Damasco; a al-Latamna, nella provincia di Hama; a Abo al-Dohur e al-Debsheyyi, nell’area di Idlib; nel villaggio di Aqraba, a Jemrin, Otman, Nawa, Deir al-Adas, Bosra al-Sham, Ankel, nella provincia di Ankel; a Qara, Jobar e Adra al-Balad, nella provincia di Damasco. Le forze di al-Assad riprendono il controllo del villaggio di Adra al-Balad, prima in mano ai ribelli di al-Qaeda.

Bombardamenti governativi anche nella città di Darayya, nei quartieri di Sayyedah, Sokaynah Shrine, Taman’ah, al-Hbet, Hafsarjeh, Ma’arret, N’man, nella provincia di Idlib; Masasnah, Kafar Zayta, Allatamneh, nella provincia di Hama. Colpita dal regime la base aerea e il villaggio di Jnayneh, nell’area di Deir Ezzor. Scontri tra forze governative e gruppi islamici (Jabhat al-Nusra, Fronte islamico) a Zellin.

Scontri tra forze di al-Assad, appoggiate dal gruppo Hezbollah, e Fronte al-Nusra a Jobar, nell’area di Damasco. Continuano gli scontri tra ISIS e YPG a Eleshar, ad est di Ayn al-Arab; nella base aerea di Kwayres, a al-Bab, a Manbej, Sitalab, Masakeh Hanano, ad est di Aleppo; a al-Ashara, nella provincia di Deir Ezzor; Tal Kojar, vicino il confine iracheno.

Per il quinto giorno consecutivo, non si fermano i raid aerei americani su al-Ashara, a est di Deir Ezzor e ad al-Qaim. Si contano circa 40 raid aerei contro l’ISIS in meno di una settimana. 31 raid a al-Tala’e, al-Maqas, al-Keren, al-Tabaqa, nella provincia di al-Raqqa. Bombardamenti anche su al-Hammad, ad est di Tadmori, nel governatorato di Homs; a Menbej, nella provincia di Aleppo; a al-Fadghami, nella provincia di al-Hasakah. Tra le vittime civili. Intanto a Kaer Daryan, nell’area di Idlib, e a Taraq, nell’area di Aleppo, iniziano le prime proteste contro i bombardamenti americani in Siria, che colpiscono i gruppi di ribelli del Fronte al-Nusra e la popolazione civile.

160.000 rifugiati siriani sono entrati in territorio turco. Erdogan annuncia il dispiegamento di forze turche contro l’ISIS, per proteggere i profughi siriani in Turchia.

Secondo i dati dell’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani si contano 139 vittime nella giornata di oggi.


scarred - 2 26 settembre 2014 – Scontri tra combattenti di Jabhat al-Nusra e forze governative nelle aeree di Wadi Ayn Terma, Dokhaneyyi e Bet Sahem, nella provincia di Damasco.

Bombardamenti dalle forze di al-Assad a Deir al-Adas, Ankhel, Otman, Eastern Karak, nella provincia di Daraa; a al-Qalamun e Jobar, nella provincia di Damasco; nei quartieri di Aleppo al-Sharafeyyi, al-Meleh, Masaken, Hanano, Bab al-Nayrab e Eza’a; a Samadaneyyi, nella provicnia di al-Quneytera; a Saraqeb, Khan Sheikoun e Kafr Nabl, nella provincia di Idlib. 5 raid aerei delle fore governative colpiscono ribelli jihadisti a Rahwah, nell’area di Arsal, in Libano.

Scontri tra miliziani dell’ISIS e esercito turco, al confine con la Turchia, ad est di Kobane. Raid statunitensi a Mosbaq al-Sono e al-Mayadin, nella provincia di Deir Ezzor.

Nella notte raid aerei a Badeyet al-Qureyyi, a est di Deir Ezzor. Colpite raffinerie di petrolio nei territori ad est della Siria, al confine con l’Iraq. Colpite basi dell’ISIS nella città di Mayadeen. Raid aerei americani a al-Khama’el, a sud di al-Hasakah, vicino al confine iracheno, contro ISIS, Fronte al-Nusra e altri ribelli. Dall’inizio dell’offensiva degli Stati Uniti sul territorio siriano, 160 combattenti si sono uniti al gruppo di jihadisti, nel nord-est di Aleppo.

Secondo i dati dell’UNHCR 48.400 siriani hanno presentato richiesta di asilo in Germania, Stati Uniti, Francia, Svezia, Turchia e Italia.


Syrian refugees flee conflict to Turkey25 settembre 2014 – Continuano i raid aerei delle forze statunitensi sulla città siriana di Kobane, assediata dai combattenti jihadisti dell’ISIS. Al momento l’ISIS domina il 75% della regione di Kobane e i curdi hanno solo il controllo della città di Kobane, del villaggio di Shera e di altri piccoli 15 villaggi.

Scontri tra miliziani dell’ISIS e combattenti dell’YPG ad al-Rewaya, Mabroka, al-Dahma e Thamad, ad ovest della città di Ras al-Ein.

Dopo i bombardamenti americani, i miliziani del braccio armato siriano di al-Qaeda, il Fronte al-Nusra, hanno evacuato le loro basi e le loro posizioni nella provincia nordorientale di Idlib.

Raid aerei hanno colpito raffinerie di petrolio, controllate dall’ISIS, nei territori a est della Siria. 3 raffinerie di petrolio nell’area di al-Houl colpite nella provincia sud di al-Hasakah.

Raid aerei nella notte sull’area di Deir Ezzor (a Mosbaq al-Son, al-Myadin, Ein Ali, Hajin, al-Hrejia, al-Ashara) e sull’area di al-Hasakah (al-Shadadi). Scontri tra le forze di al-Assad e il Fronte al-Nusra nell’area di Morek, nella provincia di Hama, ad Aleppo, a Doma, Adra, al-Sahli, al-Mqelibe, Wadi Barada  e nell’area di al-Dokhaneyyi, nella provincia di Damasco, a Nawa, nella provincia di Daraa.

Le forze governative siriane, spalleggiate dal movimento libanese Hezbollah, hanno ripreso il controllo della città di Adra al-Omalia, a 30 km da Damasco, dopo violenti scontri contro i ribelli affiliati al Fronte al-Nusra.

Intanto almeno 200 raid aerei americani hanno colpito postazioni dell’ISIS in Iraq.

Manifestazioni in Siria, a Idlib e Houla, nella provincia di Homs, contro gli attacchi aerei condotti dagli Stati Uniti.

Dai dati del Syrian Network for Human Rights i raid aerei americani nella provincia di Idlib avrebbero ucciso 11 civili, tra cui 4 bambini.


529f3d066 24 settembre 2014 – Distrutte posizioni strategiche dell’ISIS attorno alle città di al-Raqqa, Deir Ezzor, al-Hasakah (Tel Hamis e Shadadih), e su Albu Kamal, al confine con l’Iraq. 13 raid aerei su checkpoint dell’ISIS a al-Senaha e al-Hejana, nei pressi della città di al-Bokamal. Altri raid aerei nella notte su posizioni dell’ISIS nel nord-est di Aleppo, nei villaggi di Sarrin, Qubah, Ilajaj, Qara Quzak, Khrab Ashak.

Scontri tra ISIS e YPG a sud-ovest di Kobane.

Il numero di rifugiati siriani in Turchia sfiora i 150.000.

Bombardamenti dal regime di al-Assad nell’area di al-Brej, nel governatorato di Aleppo, attorno alla valle di Ein Terma, a al-Dokhania, Jobar e Eastern Ghota, nella provincia di Damasco, a al-Qunaytera, nell’area di al-Husayneyyi, nella provincia di Deir Ezzor, a Gharya e al-Harra, nella provincia di Daraa.

Nena News Agency – 24 settembre 2014 – “Come è cambiata la vita dei bambini in Siria?” – di Federica Iezzi

“I bambini della Siria” – Reportage di Federica Iezzi. Immagini di Alan Ali


10639730_10204704428360890_7527647114421694698_n 23 settembre 2014 – Le forze statunitensi iniziano a bombardare posizioni dell’ISIS in Siria. Circa 50 raid aerei, iniziati alle 00.30, sulle aree di al-Raqqa (Tal Abyad, al-Tabaqa e Ein Essa) e Deir Ezzor. 3 raid aerei su centri di addestramento e di controllo dell’esercito jihadista a al-Hasakah, al-Houl e al-Shadadi. 22 raid aerei a al-Bokamal.

Intanto continuano gli scontri tra combattenti dell’YPG e uomini dell’ISIS ad est di Kobane. Violenti scontri anche ad ovest di Ras al-Eyn e nel villaggio di al-Raweya.

Reuters 23 sept 2014 “Aftermath of US airstrike in Idlib, Syria”


10352958_10204701090957457_8910757545735977067_n 22 settembre 2014 – I combattenti dell’YPG hanno arrestato l’avanzata dell’ISIS sull’area di Kobane, vicino il confine turco.

Ancora violenti scontri tra YPG e ISIS nelle zone a sud e a ovest della città di Ayn al-Aran, nei villaggi di Abo Serra e Arshaf.

Più di 130.000 curdi siriani hanno lasciato le loro case e hanno attraversato il confine con la Turchia a Mursitpinar, unico punto di passaggio ancora aperto.

Secondo i dati del Syrian Network for Human Rights sarebbe stato colpito dalle forze governative l’ospedale di Al-Mantouma At-Tabiya, ad Hama, nell’area sud di Idlib.


slide_261180_1719132_free 21 settembre 2014 – Almeno 70.000 curdi siriani sono rifugiati oltre il confine turco, per la violenta avanzata delle forze dell’ISIS, che hanno assediato 64 villaggi nell’area di Ayn al-Arab.

Continuano gli scontri con artiglieria pesante, carri armati, fucili da assalto e kalashnikov, nei villaggi di Qarah Mog e Abajoq. 

Target dell’ISIS anche il villaggio di Kafarnan, abitato da alawiti, nella provincia di Homs. Intanto continuano gli scontri tra i combattenti jihadisti e le forze dell’ YPG vicino il villaggio di al-Thamad, ad ovest della città di Raas al-Eyn, e nel villaggio di Jabhat al-Akrad, nel governatorato di Aleppo.

Collassato il ponte di al-Syasia, considerato l’unico punto passaggio tra le zone controllate dall’ISIS nella provincia di Deir Ezzor e la riva orientale del fiume al-Furat. Così Deir Ezzor rimane totalmente sotto assedio. Impossibilità anche di far arrivare aiuti umanitaria alla popolazione.

Da almeno 10 giorni, 20.000 rifugiati palestinesi nel campo di Yarmouk, a sud di Damasco, sono senza acqua potabile.

Le forze di al-Assad colpiscono l’ospedale di Ash-Shefa, nella città di Ihsim, nel governatorato di Idlib.


Syria 19sept2014 - Syrian Kurds wait behind the border fence to cross into Turkey near the southeastern town of Suruc in Sanliurfa province

Syria 19sept2014 – Syrian Kurds wait behind the border fence to cross into Turkey near the southeastern town of Suruc in Sanliurfa province

20 settembre 2014 – Secondo gli ultimi dati del Syrian Observatory of Human Rights le forze curde hanno perso il controllo di circa 60 villaggi, nell’area di Kobane. Continua l’avanzata degli uomini dell’ISIS. Almeno 100 villaggi sono stati evacuati, per la protezione dei civili.

Violenti scontri tra YPG, Unità di Protezione Popolare, e combattenti dell’ISIS nel villaggio di Qarah Mog.

Circa 45.000 curdi siriani hanno attraversato il confine turco, da Akcakale a Mursitpinar.

Nena News Agency 20/09/2014 – “SIRIA. La battaglia per la conquista di Kobani” – di Federica Iezzi


10685592_10204679978549660_4531187255824248630_n 19 settembre 2014 – Continua l’assedio da parte dei combattenti dell’ISIS di 24 villaggi curdi nell’area di Kobane (Ayn al-Arab), nel nord della Siria, vicino al confine con la Turchia. Gli attacchi nelle ultime 48 ore hanno coinvolto carri armati e artiglieria pesante, fucili d’assalto, kalashnikov e granate.

Pesanti bombardamenti dell’ISIS nei villaggi di Barkel e Qihida a sud di Kobane. Questa notte presi altri 3 villaggi nei pressi del fiume al-Forat, ad ovest di Kobane. Per ora nessuna informazione sul numero di vittime. Il violento assalto ha spinto i civili ad abbandonare le proprie case nel timore di ritorsioni da parte dei jihadisti. Circa 3.000 rifugiati tra uomini, donne e bambini sono arrivati al confine turco nella notte.

Al Arabiya “Syrian kurds flee to Turkey”


10712732_10204659964689326_5895825497447858346_n 18 settembre 2014 – I combattenti dello Stato Islamico dell’Iraq e della Siria hanno assediato 21 villaggi curdi nel nord della Siria, nei pressi della città di Ayn al-Arab, al confine con la Turchia.

Violenti scontri tra i ribelli siriani e i miliziani dell’ISIS a Dabeq, nel governatorato di Aleppo.

Bombardamenti delle forze governative sui villaggi di Nahya Aqirbat, Hamada Omar, Kafar Zita, Demo e Tal al-Meleh, nella provincia di Hama e sui villaggi di al-Bab, Balat e al-Jaboul, vicino ad Aleppo, tutti sotto il controllo del gruppo jihadista.


Syrian family lives on scrap collection Il conflitto siriano inizia nel 2011 con le prime rivolte e le prime sommosse civili. Si respirava da lungo tempo un’aria carica di risentimento.

Al-Jazeera “Syria’s war”

Scoppiarono una sequenza sterminata di dimostrazioni pubbliche contro il regime di Bashar al-Assad da parte del gruppo salafita Ahrar al-Sham, guidato dal precetto della Shahada. Ad appoggiare i ribelli islamici, contro il governo siriano, entrarono il fronte Al-Nusra, un gruppo vicino all’ideaologia di Al-Qaeda e i jihadisti iracheni, con il fine ultimo di portare la legge coranica della Shari’ah in territorio siriano. Si schierano a fianco dei miliziani anche Turchia, Arabia Saudita e Qatar. Le forze armate siriane reprimono furiosamente le rivolte. Il governo di al-Assad viene supportato dai miliziani libanesi sciiti di Hezbollah, appoggiati dall’Iran, e dalla Russia. Secondo il Syrian Observatory for Human Rights oggi si contano quasi 250.000 vittime nel conflitto siriano, di cui almeno 17.000 sono bambini.

Liberart Online 20 marzo 2014 – “SIRIA: tre anni di guerra civile” di Federica Iezzi

In Siria il 60% degli ospedali è danneggiato o completamente distrutto. La metà dei medici ha lasciato il Paese. La medicina e gli ospedali diventano improvvisati.

Si amputano arti ai bambini per mancanza di cure alternative. Si muore come negli anni ’20 di morbillo, diarrea o polmonite. Non ci sono antibiotici. Non ci sono anestetici per gli interventi chirurgici.

I pochi medici rimasti, lavorano in scantinati bui. Possono solo centellinare farmaci dalle loro irrisorie scorte. A volte li ottengono dopo lunghe contrattazioni e scendendo a vili compromessi con soldati del governo di Damasco.

Sono passati tre anni dall’inizio del conflitto e l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani ha smesso di contare le vittime. Le stime parlano di più di 150.000 morti. 600.000 feriti.

Frontiere News 30 maggio 2014 – “SIRIA, senza cibo e senza medicine nelle città assediate” – di Federica Iezzi

Decine di migliaia di siriani sono nient’altro che ostaggi stretti tra l’esercito siriano, che impedisce a chiunque di entrare e uscire, e i gruppi islamici più integralisti, che hanno fatto di aree come Yarmouk, Jaramana, Hajar al-Aswad, sobborghi della periferia sud di Damasco, la loro roccaforte.

Nena News Agency 11 giugno 2014 – “ALEPPO, civili senza scampo tra le parti in lotta” – di Federica Iezzi

Secondo i recenti report dell’ONU, nella Siria in preda alla guerra civile ci sono almeno 250.000 persone che si trovano in zone difficilmente raggiungibili dall’assistenza umanitaria e che sono quindi a rischio fame.

Nena News Agency 14 giugno 2014 – “SIRIA. Ad uccidere è anche la fame” – di Federica Iezzi

Secondo i recenti dati pubblicati dalle agenzie delle Nazioni Unite UNRWA (United Nations Relief and Works Agency for Palestine Refugees in the Near East) e UNDP (United Nations Development Programme) e secondo il Syrian Centre for Policy Research, 61 dei 91 ospedali siriani sono stati gravemente danneggiati e quasi la metà, il 45%, sono fuori servizio. Scarseggiano i farmaci salvavita e i pazienti con malattie croniche possono contare solo su un accesso limitato e carente alle strutture sanitarie, secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Nena News Agency 23 giugno 2014 – “SIRIA. Due ospedali su tre sono distrutti” – di Federica Iezzi

La pratica di arruolare al jihad bambini e ragazzi, di età inferiore ai 14 anni, di trascinarli in prima linea con le armi in spalla, era già stata documentata da Human Rights Watch già nel novembre 2012, in brigate affiliate all’Esercito Siriano Libero nelle città di Daraa e Homs. Ora nell’ultimo rapporto dell’organizzazione  a tutela dei diritti umani, pubblicato il 23 giugno, si documenta come i gruppi jihadisti dello Stato Islamico dell’Iraq e del Levante, l’Esercito Siriano Libero, il Fronte Jabhat al-Nusra, i gruppi armati di Yekîneyên Parastina Gel e le forze di polizia curde di Asayish,  reclutino sistematicamente ragazzi sopra i 15 anni, addestrandoli all’uso delle armi. Anche i bambini sotto i 14 anni vengono impiegati in ruoli di supporto, come tenere posti di blocco, spiare, occuparsi dei feriti o portare munizioni al fronte. Daraa, Aleppo, Damasco e il governatorato di Idlib sono le aree maggiormente coinvolte. La mancanza della vita scolastica è una delle motivazioni per cui i ragazzini si avvicinano agli oppositori di Assad.

Nena News Agency 26 giugno 2014 – “SIRIA. Human Rights Watch: gruppi ribelli reclutano bambini” – di Federica Iezzi

Dagli ultimi report del Syrian Network for Human Rights, sono stati documentati un milione e centomila feriti dal marzo 2011, data di inizio del conflitto siriano. Il 45% sono bambini. 120.000 persone sono costrette a vivere con una disabilità permanente e con complicanze dovute all’amputazione di arti.

Il numero di morti è salito a 133.586, di cui 15.149 bambini. La maggior parte delle morti e dei ferimenti sono stati causati da ordigni esplosivi improvvisati e ordigni inesplosi.

Nena News Agency 08 luglio 2014 – “SIRIA, il dramma dei milioni di feriti” – di Federica Iezzi


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