
Khartoum, Sudan
Aprile 2023 – Gli scontri in Sudan sono scoppiati a metà aprile dopo settimane di tensione tra l’esercito sudanese, Sudanese Armed Forces (SAF), e il gruppo paramilitare, Rapid Support Forces (RSF). Insieme, presero il potere con un colpo di stato nel 2021. Le tensioni sono sorte durante i negoziati per integrare l’RSF nell’esercito governativo come parte del piano di ripristino del governo civile. Dunque, quale sarebbe stata la nuova gerarchia?
Le forze armate sudanesi sono guidate dal generale Abdel Fattah al-Burhan, governatore de facto del Paese, mentre i paramilitari delle RSF seguono l’ex generale Mohamed Hamdan Dagalo. Nell’ottobre 2021, al-Burhan e Dagalo orchestrarono un colpo di stato, ribaltando una fragile transizione al governo civile che era stata avviata dopo l’allontanamento, nel 2019, del sovrano Omar al-Bashir.
Attualmente i combattimenti sono concentrati nella capitale, Khartoum, ma si registrano scontri in tutto il Paese, incluse le città settentrionali di Merowe e Port Sudan, le città orientali di Kassala, Gadarif, Kosti e Damazin, le città del Darfur di El Fasher, Kabkabiya e Nyala.
Maggio 2023 – La violenza in Sudan continua a colpire l’assistenza sanitaria. I combattimenti hanno preso di mira i centri sanitari, il 60% delle strutture ospedaliere di Khartoum sono chiuse. Servizio sanitario a rischio di collasso a causa di una grave carenza di forniture mediche, acqua, carburante e elettricità.
Secondo i dati del Preliminary Committee of Sudan Doctors’ Trade Union, dei 130 ospedali pubblici e privati della capitale sudanese, solo il 16% è parzialmente funzionante e con una capacità molto limitata.
Il deterioramento della situazione in Sudan arriva in un momento in cui circa 15,8 milioni di persone nel Paese – un terzo della popolazione – dipendono da aiuti umanitari.
Decine di migliaia di civili sono fuggiti per cercare sicurezza in Repubblica Centrafricana, Chad, Egitto, Etiopia, Libia e Sud Sudan, spesso tra comunità già vulnerabili.