IRAQ: chi sono gli Yazidi?

LiberArt Online – 15 agosto 2014

Iraq - Bajed Kadal refugee camp near Dohuk, in northern Iraq

Iraq – Bajed Kadal refugee camp near Dohuk, in northern Iraq

di Federica Iezzi

Baghdad (Iraq) – Continuano i raid aerei delle forze americane su Erbil, per tentare di arrestare la superba avanzata dei militanti dello Stato Islamico dell’Iraq e del Levante. In queste ore l’obiettivo del gruppo jihadista sunnita è lo sterminio del popolo Yazidi.
Dallo scorso giugno, a seguito della conquista dell’antica città di Mosul, in Iraq, le forze militari dello Stato Islamico dell’Iraq e del Levante, hanno intrapreso la missione raccapricciante di trasformare il loro dominio in un unico grande Califfato, sotto il feroce controllo della shari’a.
Le conquiste di Abu Omar al Baghdadi, tra Iraq occidentale e Siria, sono di circa 270mila chilometri quadrati, con una popolazione stimata in 18 milioni di persone.
I confini sono ben tracciati da est di Aleppo, in Siria, fino a Fallujah, a soli 60 chilometri a est di Baghdad. Presa dall’ISIL la città irachena di Jalawla, a nord-est di Baghdad, iniziando a minacciare anche i confini meridionali della regione autonoma del Kurdistan.
L’esercito ben organizzato conterebbe circa 10.000 combattenti, di cui tra i 3.000 e i 5.000 di nazionalità straniera, rafforzato grazie anche alle alleanze strette con le comunità sunnite irachene, avverse al premier sciita Nouri al Maliki.
Autorevole mossa strategica è stata l’unione ad Albu Kamal, principale località di frontiera tra Siria e Iraq. L’alleanza permette all’ISIL di controllare entrambi i versanti del confine, tra Albu Kamal in Siria e al-Qaim in Iraq.
I guerriglieri jihadisti, nel corso delle sanguinose occupazioni nella terra irachena, hanno costretto la conversione delle minoranze religiose, ucciso gli apostati e distrutto santuari.
Obiettivo dell’ISIL è in queste ore lo sterminio della comunità Yazidi. Gli Yazidi contano circa 70.000 membri, di cui la maggiorparte è concentrata nel nord dell’Iraq. Minoranze in Turchia, Georgia e Armenia.
La città di Sinjar, nel governatorato di Nineveh in Iraq, è il loro cuore. La città di Lalesh, il loro simbolo.
Da più di una settimana va avanti la pulizia etnica da parte degli estremisti islamici, entrati nella città di Sinjar. Uccisi almeno 500 Yazidi.
La popolazione in massa si è riversata e rifugiata sul monte Sinjar, affrontando estenuanti ore di cammino a piedi.
Attualmente sono circa 30.000 le famiglie sotto assedio sul monte Sinjar, senza cibo né acqua.
Fuggiti solo in queste ore 20mila degli almeno 40mila Yazidi intrappolati da giorni sui monti di Sinjar. Ancora critiche le condizioni dei civili circondati dall’esercito dell’ISIL. Senza cibo, senza acqua, senza cure.

Gli Yazidi hanno abitato le montagne del nord dell’Iraq per secoli. Luoghi sacri, santuari e villaggi ancestrali sono tutto il patrimonio posseduto da questa gente. Al di fuori di Sinjar, gli Yazidi sono concentrati nelle zone a nord di Mosul, e nella provincia curda di Dohuk.
Con l’avanzata dell’ISIL, ora a soli 40 miglia da Lalesh, gli Yazidi hanno tre scelte: la conversione, la fuga o la morte per esecuzione.
“Un’intera religione viene cancellata dalla faccia della terra” ha tuonato in modo straziante, nel parlamento iracheno, il leader Yazidi Vian Dakhil.
Per le loro credenze, gli Yazidi sono stati bersaglio di odio per secoli.
Lo yazidismo è una fede antica, con una ricca tradizione orale. Fondata da Adi ibn Musafir, nelle credenze dello yazidismo si mescolano Islam, alcuni elementi dello zoroastrismo, antica religione persiana, e mitraismo, religione misterica originaria del Mediterraneo orientale.
A partire dal XII secolo diversi leader musulmani hanno emesso fatwa contro gli Yazidi. Nella seconda metà del XIX secolo, gli Yazidi sono stati presi di mira dai leader dei principati curdi sotto controllo ottomano, e sottoposti a brutali campagne di violenza religiosa. Sono stati vittime di 72 tentativi di genocidio. Nel 1831, l’esercito turco uccise 100.000 Yazidi.
Nei primi anni del ‘900 iniziano i massacri di yazidi armeni. Alla fine degli anni ’70, il dittatore iracheno Saddam Hussein ha lanciato campagne di arabizzazione brutali contro i curdi nel nord.
Ha raso al suolo tradizionali villaggi, costringendo gli Yazidi a stabilirsi nei centri urbani, come Sinjar, interrompendo il loro modo di vita rurale.
Nel 2007, in centinaia sono stati uccisi in una serie di attentati da al-Qaeda. Oggi, dopo la comunità curda, sciita e cristiana, gli Yazidi sono nel mirino dell’ISIL.
Intanto nel nord dell’Iraq continuano i raid americani e dell’aviazione governativa a sostegno dei Peshmerga curdi contro i miliziani jihadisti.
Proseguono anche gli arrivi degli aiuti del governo regionale del Kurdistan iracheno, destinati alla minoranza Yazidi in fuga sulle montagne di Sinjar. 130 soldati americani vengono dispiegati in Iraq contro l’ISIL, mentre i combattenti dalle bandiere nere di morte, distruggono a colpi di mortaio il sacro tempio Yazidi a Lalesh.

LiberArt “IRAQ: chi sono gli Yazidi?” – di Federica Iezzi

“Iraqi Yazidi MP breaks down in Parliament: ISIL is exterminating my people”

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NIGERIA, violenze senza fine: Boko Haram fa strage a Jos

Nena News Agency – 23 maggio 2014

E’ di 120 morti  il bilancio dell’ultimo attentato firmato dalla setta islamista che sta seminando i caos nel Paese. Presi di mira mercati, stazioni dell’autobus, scuole, chiese, moschee, caserme. Dall’inizio dell’anno sono state uccise 1.500 persone 

 

Boko Haram rebels

Boko Haram rebels

 

di Federica Iezzi

Jos (Nigeria), 23 maggio 2014, Nena News – Davano tutti le spalle all’esplosione. Erano al Terminus Market di Jos. Non hanno fatto nemmeno in tempo a sentirla che erano già tutti riversi a terra, con le fiamme che scaldavano la torrida aria della primavera subsahariana. Corpi fumanti e resti dei passeggeri dei vicini autobus sulla terra bruciata. Scaraventati a faccia in giù venditori abusivi, le donne che cucinavano la manioca e il pesce arrostito, i bambini che mangiavano arachidi. 120 morti, forse di più secondo fonti nigeriane. Centinaia i feriti. Ritorna martellante lo spettro Boko Haram. Paure che incidono sugli aspetti più elementari della vita, appartenenza etnica, religione, diseguaglianze regionali.

L’organizzazione jihadista sta seminando il caos con rapimenti, attentati, violenze e soprusi. Abuja sta diventando teatro di attentati, incendi dolosi e conflitti a fuoco, che colpiscono stazioni di polizia, uffici statali, chiese, moschee, scuole e università e di omicidi di funzionari politici, religiosi e gente comune.

Contro il governo del presidente Goodluck Jonathan, cristiano del gruppo etnico Ijaw, Boko Haram mira al riconoscimento della Shari’a come legge di Stato.

Il gruppo fu fondato nel 2002 da Ustaz Mohammed Yusuf. L’organizzatore materiale del piano di destabilizzazione della Nigeria fu ucciso nel 2009, dal governo del Paese. Da allora prese piede pacatamente la figura di Abubakar Shekau. Boko Haram è un gruppo anti-occidentale che rifiuta e si oppone all’ingerenza straniera.

Oggi gli obiettivi del gruppo sono l’imposizione di un certo modo di vivere e pensare a tutta la popolazione cristiana nel nord della Nigeria, di contrapporsi al sistema di educazione nigeriana di ispirazione britannica e di introdurre la legge islamica in tutto il Paese.

La popolazione nigeriana è divisa quasi a metà tra musulmani e cristiani. Le bande di Boko Haram da tre anni vagabondano inosservate, nel paese più popoloso e ricco di petrolio del continente africano, assaltando chiese, scuole e villaggi, compiendo stragi alla cieca di cristiani e musulmani.

Dopo il barbaro sequestro delle 223 studentesse all’inizio del mese, la settimana di sangue è iniziata con l’uccisione di almeno 47 persone in due attacchi contro i villaggi nigeriani di Alagarno e Shawa, nello stato di Borno, a nord-est del Paese. Martedì l’attentato alla stazione di autobus in una delle vie commerciali più affollate di Jos, ha preceduto l’esplosione dell’autobomba al mercato centrale e  provocato centinaia tra morti e feriti.

Ogni giorno si vedono i gesti dei ribelli in azione, durante le esercitazioni o a riposo. Ma anche il cielo cobalto sopra la terra rossa, con le sagome nere dei combattenti dal volto incorniciato dalla folta barba, alla luce dell’alba o del tramonto e le nuvole polverose delle esplosioni.

A Boko Haram sono attribuiti circa 4mila morti, decine di migliaia di feriti, sfollati e senza tetto. Nena News

Nena News Agency “NIGERIA, violenze senza fine: Boko Haram fa strage a Jos” di Federica Iezzi

 

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