Macías Nguema, il braccio del lungo sfruttamento coloniale della Guinea Equatoriale

Nena News Agency – 04/08/2020

L’indipendenza non ha portato a una reale autodeterminazione. Il leader golpista ha governato il Paese con il pugno di ferro, nel silenzio dell’ONU e dell’Unione Africana mentre Spagna e Francia si accaparravano le sue risorse 

Francisco Marcias Nguema

Guinea Equatoriale, Francisco Marcias Nguema

di Federica Iezzi

Roma, 4 agosto 2020, Nena News – Isolata dalla lingua, dalla cultura e dalla geografia, la Guinea Equatoriale, nell’area tropicale dell’Africa occidentale, resta un Paese tanto anonimo e impoverito quanto il suo governo crudele e decadente. Ottenuta l’indipendenza dalla Spagna negli anni ’70, un terzo della popolazione della Guinea Equatoriale fu ucciso o fuggì in esilio, sotto la guida di Francisco Macías Nguema, un semi-letterato di corte, selezionato dai colonizzatori spagnoli in partenza, per preservare i loro interessi.

Nel ‘Golpe de la Libertad’ del 1979, suo nipote, comandante dell’esercito e capo della polizia Teodoro Obiang Nguema, usò truppe marocchine per prendere il potere, guidate dalle mani spagnole.

Gruppi per i diritti umani hanno continuato a segnalare per anni detenzioni senza processo, torture, scomparsa di attivisti dell’opposizione, di intellettuali, professionisti e politici e saccheggio delle vaste risorse petrolifere del Paese. Macías Nguema, come risposta rovesciò tutti i capi di accusa riguardanti gli abusi dei diritti umani su Obiang Nguema, con la storica frase ‘Non ero il capo della polizia’.

Un complotto commedia e un profondo serbatoio di petrolio hanno riscattato il Paese dall’anonimato, ma l’oppressione e la corruzione sono perpetrate ancora oggi. Né le Nazioni Unite né l’Organizzazione per l’Unità Africana hanno mosso un passo in anni di eventi catastrofici, i Paesi vicini così come l’Occidente hanno mantenuto il silenzio, per interessi legati al commercio di petrolio.

Quando Macías Nguema assunse l’incarico di primo presidente della Guinea Equatoriale, dopo una elezione-farsa pilotata da Madrid, il futuro economico della nazione sembrava decisamente promettente. I guadagni del cacao erano ai massimi storici, il commercio legato alla pesca era su una curva ascendente.

Gli aiuti spagnoli si sono concentrati sui settori dell’istruzione, della sanità e della cooperazione culturale del Paese, in cambio dell’egemonia sul petrolio. La Guinea Equatoriale si classificava come il terzo maggior produttore di petrolio nell’Africa sub-sahariana, con uno dei redditi pro-capite più alti del continente. Dati che oggi contrastano con la sua 141esima posizione su 189 Paesi inclusi dalle Nazioni Unite nel suo indice di sviluppo umano.

Presto Macías Nguema iniziò a smantellare il quadro costituzionale della nazione, sulle orme della dittatura spagnola di Franco. Soppresse tutti i partiti politici esistenti e decretò la formazione del Partido Único Nacional de Trabajadores (Punt). Sciolse l’Assemblea Nazionale e si dichiarò presidente a vita.

L’ingravescente instabilità del Paese divenne insostenibile per la Spagna. Il governo spagnolo allora impose sanzioni diplomatiche contro il duro regime di Macías Nguema e allo stesso tempo represse la stampa spagnola che tentava di raccontare gli eventi in Guinea. Petrolio e gas hanno messo a tacere la stampa. Il silenzio di Madrid su questo piccolo Paese africano è stato una costante che è durata 42 anni, dopo la revoca del veto di informazione.

Rivendicando il danno causato dalla dittatura macista, il governo militare guineano aveva un grande interesse nel consolidare le sue relazioni con la Francia, poiché gli aiuti francesi potevano contrastare l’influenza spagnola e rafforzare le relazioni della stessa Guinea con i paesi francofoni vicini.

La Guinea Equatoriale è ancora dominata da una brutale dittatura. Non è più afflitta dalla dittatura omicida e capricciosa di Macías Nguema, ma dalla più venale dittatura di Obiang Nguema. La società civile e l’economia non vengono più polverizzate e represse, piuttosto vengono sfruttate e saccheggiate. Nena News

Nena News Agency “Macias Nguema, il braccio del lungo sfruttamento coloniale della Guinea Equatoriale” di Federica Iezzi

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Burkina Faso: il “paese degli uomini integri”

Nena News Agency – 03 novembre 2014

Si sono conclusi con tumulti, proteste, incendi e devastazioni i 27 anni del Governo Compaorè. Il nuovo leader del Paese, in attesa delle elezioni, è il capo dell’esercito, il generale Honorè Traorè Nabèrè. Ma il popolo sogna un nuovo Sankara

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di Federica Iezzi

Ouagadougou (Burkina Faso), 3 novembre 2014, Nena News – “Le pouvoir au peuple. La révolution en marche” urlano ancora alla Place de la Nation di Ouagadougou i giovani rivoluzionari che hanno nel sangue l’essenza del “Président du Faso”, come viene ancora oggi ricordato dai burkinabè Thomas Sankara.

La disobbedienza popolare contro il regime eterno di Blaise Compaoré è diventata rivoluzione meno di una settimana fa quando l’Assemblée Nationale ha deciso di votare il progetto di legge di modifica della Costituzione.

Rettifica che, se riformata, avrebbe permesso a Compaorè – pilastro della Françafrique e uomo ricevuto con tutti gli onori anche nel nostro Paese – di concorrere per un altro mandato presidenziale.

La rabbia del giovane popolo della terra degli “uomini integri”, nella serata di ieri, ha decretato l’arresa di Compaorè. Dopo 27 anni di dominio indiscusso, dunque, si conclude il quarto mandato del padre padrone del Burkina Faso. Si conclude quel regime che ha dato lavoro, occupazione e privilegi soltanto ai pochi membri della classe signorile burkinabè. Si conclude il circolo vizioso di miseria ed ingiustizia dalle quali il Burkina Faso era uscito con il breve governo rivoluzionario di Sankara.

La storia del Burkina Faso ha inizio negli anni ottanta quando il capitano dell’esercito voltaico Thomas Sankara giunge al potere con un colpo di stato incruento che portò alla destituzione dell’allora presidente Jean-Baptiste Ouédraogo. Sankara divenne presidente e Compaoré il suo vice. L’ex colonia francese Alto Volta divenne Burkina Faso che nei dialetti locali moré e dioula significa “paese degli uomini integri”.

Una storia che sembra la mera ripetizione delle colonizzazioni occidentali in Africa e dei passi per la conquista dell’indipendenza.

Il colpo di Stato del 1983 rappresenta invece una caratteristica anomalia nel contesto africano.

Sankara trovò un Alto Volta assediato dalla desertificazione e dalla carestia. Ereditò un Paese che da decenni conviveva con colpi di stato, scioperi selvaggi, una miseria dilagante, analfabetismo, carenza di risorse e da un ripetuto intervento militare in politica. Un Paese con tasso di mortalità infantile del 187 per mille, di alfabetizzazione al 2%, speranza di vita di soli 44 anni, un medico ogni 50.000 abitanti.

In soli quattro anni il suo Governo portò avanti serrate campagne di vaccinazione contro morbillo, meningite e febbre gialla. Enormi apprezzamenti dall’UNICEF per l’immunizzazione del 60% dei bambini del Paese in meno di tre settimane. In ogni villaggio, nuove scuole. E la percentuale di bambini scolarizzati del Burkina Faso salì di un terzo.

Ad Addis Abeba Sankara, di fronte all’intera conferenza dell’Organizzazione per l’Unità Africana, invitò i Paesi africani a non pagare il debito estero per permettere alla politica economica di colmare il ritardo imposto da decenni di dominazione coloniale.

Nel 1987 Blaise Compaoré salì al potere grazie a un feroce colpo di Stato finanziato dalla Francia, dalla Libia e dagli Stati Uniti e sostenuto dai signori della guerra di Liberia e Ciad. Sankara fu ucciso e negli anni seguenti Compaoré fu accusato di essere coinvolto nel suo omicidio. Il complotto fu organizzato per consentire a Nazioni fortemente industrializzate di poter continuare ad attingere, a costo bassissimo, alle risorse naturali del Burkina Faso: oro, rame, nichel, piombo.

In 27 anni di Blaise Compaorè si è assistito al silenzioso sostentamento di gruppi ribelli ivoriani e maliani, al coinvolgimento del Burkina Faso nel traffico di diamanti provenienti dalla Sierra Leone, ad alleanze con il sanguinario liberiano Charles Taylor e con l’incontrastato presidente del Ciad, Idriss Déby. E dal 2007 Oagadougou è anche base militare statunitense.

Sotto Compaoré il Burkina Faso è stato uno dei Paesi con reddito pro capite più bassi del mondo e con un livello di disparità sociale tra i più elevati. Nena News

Nena News Agency – Burkina Faso: il “paese degli uomini integri” – di Federica Iezzi

Discorso sul debito dei paesi del terzo mondo di Thomas Sankara alla venticinquesima conferenza dell’Organizzazione per l’Unità Africana – Addis Abeba 29 Luglio 1987

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