Haiti in stato d’urgenza permanente

Il Manifesto – 08 giugno 2022

REPORTAGE – DI CATASTROFE IN CATASTROFE. Un Paese tra i più poveri e densamente popolati al mondo. Dove fame e malattie sono solo uno dei tanti modi per morire e l’escalation violenta delle gang che tiene in ostaggio la popolazione diventa anche un problema di salute pubblica per l’impatto rovinoso che ha sull’accesso alle cure. Unitamente a corruzione, instabilità politica, governi falliti e disastri naturali. Prima e dopo l’assassinio del presidente Jovenel Moïse. Unica salvezza, lo spirito del kombit creolo

Federica Iezzi, PORT-AU-PRINCE

Il traffico di Port-au-Prince è maledettamente disorganizzato come quello delle grandi città dei Paesi più poveri e dimenticati da Dio. Ma allo scattare della sirena di un mezzo di soccorso che taglia l’aria, l’ingorgo diventa improvvisamente mansueto. E tutti, in strada, piccoli e grandi, aiutano per permettere al mezzo di passare in spazi improbabili.

FRASI E SIMBOLI della religione cattolica sono impressi a fuoco sulle carrozzerie delle macchine, delle autocisterne di carburante, sui muri e sugli ingressi dei piccoli negozi.Per la carenza di carburante, affiora cronicamente in città il pericoloso spettro dell’arresto dei taxi comuni. Ormai unico mezzo che permette alla maggior parte della popolazione di spostarsi per lavorare, per andare a scuola o per raggiungere un ospedale. Di ogni forma e dai colori più sgargianti, sfrecciano nella polvere delle strade brecciate, con a bordo le più variegate coorti di persone. Dalle studentesse adolescenti in uniforme e con le mollettine bianche a fermare le treccine, alla donna incinta che deve correre in ospedale, ai ragazzi che cercano senza fortuna un lavoro. Conservano sempre la stessa espressione, senza mostrare alcun turbamento. Uno stato di urgenza quasi permanente nel quale vive il Paese. Inutile crudeltà della storia che molti hanno combattuto, ma molti altri hanno solo subito.

Anche prima dell’assassinio del presidente Jovenel Moïse, la violenza, in gran parte perpetrata da gruppi criminali finanziati da potenti élite di imprenditori e politici, l’insicurezza, la corruzione straripante e l’impunità giudiziaria avevano marchiato la vita sociale e l’economia di un Paese in cui la sopravvivenza di più della metà della popolazione è legata a meno di 2 dollari al giorno.

Il vuoto di potere del Paese si trasforma in una lotta modellata da: pretendenti al governo, passioni delle fazioni rivali, bande di strada e una crisi costituzionale in corso. E le stesse debolezze istituzionali incoraggiano un comportamento non democratico.

LA VIOLENZA È DIVENTATA un problema di salute pubblica ad Haiti per migliaia di persone che vivono in aree controllate o influenzate dalle gang, con un impatto rovinoso sull’accesso alle cure mediche. Le gang fanno parte del panorama politico haitiano da decenni, spesso schierate dai leader per raccogliere sostegno o reprimere l’opposizione.

L’escalation della violenza delle bande armate ha causato lo sfollamento interno di centinaia di famiglie che oggi sono costrette a vivere in condizioni di estrema vulnerabilità, principalmente nell’area metropolitana di Port-au-Prince, storicamente segnata dalle disuguaglianze economiche e sociali causate dalla globalizzazione.

La difficoltà delle persone che vivono nei quartieri della capitale assediati di Cité Soleil, Carrefour, Croix-des-Bouquets, a soddisfare i propri bisogni vitali, è direttamente influenzata dalla privazione dei servizi di base, come salute, acqua, cibo, riparo. La fame e le malattie sono solo un altro modo di morire che si aggiunge a quelli che già travolgono la gente ogni giorno.

CON GLI ULTIMI SCONTRI ARMATI che stanno devastando la città, si teme che la vasta area di Croix-des-Bouquets, che collega la capitale all’altopiano centrale e al confine con la vicina Repubblica Dominicana, possa diventare la prossima terra di nessuno di Haiti dopo Martissant, il quartiere sud totalmente sotto il controllo di gang. Se Croix-des-Bouquets cadesse completamente nelle mani delle bande armate, lascerebbe Port-au-Prince con un solo accesso, quello settentrionale.

Strade bloccate, mancanza di trasporti, mancanza di soldi per pagare le spese sanitarie: rimangono queste le sfide maggiori per l’accesso alle cure. E per chi le vince, a causa delle zone sempre più ampie in mano alle gang, per raggiungere alcuni quartieri di Port-au-Prince si è costretti a circumnavigare la città. La mostruosità che cambia la vita.

Gli indicatori sanitari e sociali riflettono l’instabilità politica e la profonda crisi economica subita dal Paese. Con una popolazione di oltre 9 milioni di abitanti, di cui l’80% vive al di sotto della soglia di povertà, Haiti è uno dei Paesi più densamente popolati e più poveri dell’emisfero occidentale.

L’ALTO TASSO DI MORTALITÀ è il risultato della diffusa povertà, delle scarse infrastrutture sanitarie e della mancanza di assistenza sanitaria accessibile. Nel 2022, almeno 4,9 milioni di haitiani avranno bisogno di assistenza umanitaria. L’agitazione politica, le tensioni sociali, il diffuso senso di insicurezza hanno contribuito a ridurre la capacità delle famiglie di soddisfare i propri bisogni e di accedere ai servizi essenziali.

L’istantanea di Haiti come stato in perenne bisogno è un correttivo all’idea di stato fallito. Non si tratta solo di aiuti in sé, ma di interferenze e interventi stranieri, in un continuo barcollare di catastrofe in catastrofe, tra golpe, governi falliti e disastri naturali. I governi recenti sono stati in gran parte lontani dalla condizione di povertà degli haitiani, nominati all’interno della stessa casta ristretta di oligarchi, politicamente collegati alle potenze straniere, che hanno perseguito la stabilità a breve termine rispetto alla sostenibilità a lungo termine.

«On l’a dans les yeux, la peau, les mains» (Ce l’abbiamo negli occhi, nella pelle, nelle mani). Cosi Jacques Roumain portava il mondo dentro le case di Haiti. Oggi si vendono caricabatterie per telefoni a ogni angolo di Port-au-Prince. E per rafforzare il concetto che trattasi di oggetto sacro, la gente i caricabatterie li porta al collo come fossero un ciondolo.

LA RESILIENZA, LA RESISTENZA, l’aiuto tra vicini, amici e parenti che si riassumono nel concetto del kombit creolo, fanno annegare gli occhi in una disperazione che ha i suoi traffici. La vita della strada, fatta di odori e puzze, di voci e grida, sotto il sole che cuoce la pelle. E d’improvviso le strade deserte si animano e compare l’immagine di una bambina, con un vestitino intero e infradito colorate, che si lava i piedi sotto le perdite d’acqua di un’autocisterna delle Nazioni Unite. Si può leggere tutta la sua purezza d’animo. Qui si diventa grandi anche da piccoli.

Il Manifesto – ‘REPORTAGE. Haiti in stato d’urgenza permanente’, di Federica Iezzi https://ilmanifesto.it/haiti-in-stato-durgenza-permanente

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Byenvini an Ayiti

-Bienvenue dans ma réalité-

Médecins Sans Frontières

Adattamento. È una parola che ti segue in tutte le missioni umanitarie.
È come riniziare ogni volta da capo – Salam alaikum, kaif al hal? Ana Federica. I’m a surgeon. Je viens de l’Italie.
Ogni risposta è un nuovo percorso, ogni risposta è una nuova persona.
E così inizia il viaggio. Ti adatti agli orari – dopo voli, cambi e corse. Inizi non solo a parlare un’altra lingua ma addirittura pensi in un’altra lingua, scompare il concetto di traduzione. Nulla, risparmi energie pensando la frase direttamente in francese, inglese, arabo. Ti adatti a dormire ovunque, che sia un letto o una panchina in aeroporto. Ti adatti alla cucina colorata caraibica, a quella africana, al ramadan dei Paesi arabi. E alla doccia fredda. Appoggi i tuoi vestiti nei nuovi armadi e ti accorgi di quanti passi hanno fatto con te. Riconosci i rumori della guerra, delle strade, dei generatori di corrente.
E ti adatti alla vita nel nuovo ospedale. Nuove regole, nuove linee guida, nuovi interventi chirurgici, nuovi tempi.
‘Dov’è la sala operatoria?’ E dopo mesi di missione, non ti sembra reale aver fatto questa domanda quando hai messo piede per la prima volta in ospedale, perché è come se quella strada l’avessi calpestata da sempre. È come se fosse scritta sulla tua linea della vita.
Ma il vero elemento straordinario sono le persone. Tutte. Quelle che ti riempiono le giornate con diecimila domande, quelle che ti osservano e hanno la grande capacità di imparare così, quelle che non vogliono che vai via, quelle per le quali rimani una guida anche dopo anni di distanza.
-Hic et nunc-


Port-au-Prince, Haiti

Gennaio 2022 – Dalla metà del 2018 Haiti è alle prese con una grave crisi politica ed economica.

In seguito ad un’escalation di proteste contro corruzione e peggioramento delle condizioni di vita, il presidente Jovenel Moïse è stato assassinato lo scorso luglio nella sua residenza a Port-au-Prince, dopo un precedente sventato tentativo di colpo di stato, peggiorando l’instabilità nel Paese.

Il potere legislativo è decaduto ormai da gennaio 2020 e il 2022 si preannuncia un anno estremamente complicato, a causa delle scadenze politiche successive all’assassinio del Presidente.

Il terremoto dello scorso agosto ha provocato oltre 2.200 morti e più di 10 mila feriti. E la memoria è andata subito al catastrofico terremoto del 2010, che fece contare più di 200.000 vittime.

La successiva tempesta tropicale Grace si è abbattuta sulle zone meridionali dell’isola, complicando notevolmente le operazioni di soccorso, rendendo molte aree inaccessibili, danneggiando strutture provvisorie utilizzate come riparo e pronto soccorso per cure mediche urgenti.

Il sistema sanitario e l’accesso negli ospedali sono condizionati dall’insicurezza generale. Le urgenze si sono sommate a enormi problemi strutturali: la fragilità cronica del sistema sanitario e l’insicurezza per i continui scontri tra le gang. Secondo le Nazioni Unite, più di 90 bande armate operano in tutto il Paese, controllando oltre la metà della capitale Port-au-Prince.

La Repubblica Dominicana ha riavviato le deportazioni di haitiani privi di documenti.
Nel maggio 2021, gli Stati Uniti hanno esteso di 18 mesi lo status di protezione temporanea per gli haitiani. Lo scorso settembre l’amministrazione Biden ha decretato l’espulsione di migliaia di migranti haitiani entrati a Del Rio, cittadina di confine tra il Texas ed il Messico. Nonostante la crisi umanitaria ad Haiti, decine di richiedenti asilo, sono stati brutalmente allontanati dagli Stati Uniti.

Lo scorso ottobre esplode la crisi del carburante, con bande criminali che hanno bloccato il Varreaux terminal a Port-au-Prince. A rischio l’operatività di strutture sanitarie. Difficile anche il trasporto di aiuti umanitari.

A dicembre, l’esplosione di un’autocisterna che trasportava carburante a Cap-Haitien, nel nord di Haiti, ha provocato decide di morti e feriti gravi.
Le bande armate controllano la distribuzione di carburante nel Paese. Haiti non ha un vero esercito, dopo il suo smantellamento nel 1995 a seguito dell’ennesimo colpo di stato militare. Inoltre deve far fronte alla debolezza delle forze di polizia composte da uomini mal armati, scarsamente addestrati, spesso corrotti e totalmente inadeguati a rispondere al crescente potere delle gang.


Febbraio 2022 – Haiti è entrata in una nuova fase di transizione politica. In scadenza il mandato ad interim del primo ministro Ariel Henry, la cui legittimità è stata contestata fin dall’inizio.
Ariel non lascerà il suo incarico prima di poter cedere il potere a un nuovo presidente democraticamente eletto. Ma per poter prendere in considerazione lo svolgimento di elezioni nel Paese, è necessario risolvere il problema dell’insicurezza.
Di fronte a un tale vuoto istituzionale, le fazioni politiche e i gruppi della società civile si contendono la legittimità per proporre una via d’uscita dalla crisi.
Intanto le gang hanno trasformato Haiti in una prigione a cielo aperto per i suoi cittadini. Il Paese è controllato da bande armate che impediscono la libera circolazione di persone e merci.
La situazione politica e umanitaria di Haiti continua a essere discussa al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Il mandato di BINUH (United Nations Integrated Office in Haiti) è stato prorogato fino al luglio 2022, per rafforzare la stabilità politica, tutelare e promuovere i diritti umani.

Precipitazioni intermittenti di varia intensità hanno provocato allagamenti in decine di comuni nei dipartimenti del nord, nord-est e Nippes. L’accesso alle aree colpite rimane molto difficile a causa dello stato delle strade e delle infrastrutture danneggiate dalle forti piogge.

Secondo l’ultimo report di Human Rights Watch, oltre un terzo della popolazione non ha accesso all’acqua potabile e due terzi hanno servizi igienici limitati o inesistenti. 4,4 milioni di haitiani vive con insicurezza alimentare e 217.000 bambini soffrono di malnutrizione da moderata a grave.


Marzo 2022 – Poco meno della metà degli haitiani di età pari o superiore a 15 anni è analfabeta. Il sistema educativo del Paese è altamente diseguale. La qualità dell’istruzione pubblica è generalmente molto scarsa e l’85% delle scuole sono private e applicano tasse che escludono la maggior parte dei bambini provenienti da famiglie a basso reddito.
Oltre 3 milioni di bambini non sono stati in grado di frequentare la scuola per mesi negli ultimi due anni, per motivi di sicurezza e restrizioni.
Il terremoto del 2021 ha distrutto o gravemente danneggiato 308 scuole, colpendo 100.000 bambini. Già prima del terremoto, l’UNICEF stimava che 500.000 bambini fossero a rischio di abbandono scolastico.

La violenza politica e i rapimenti legati alle bande continuano nonostante i gruppi haitiani si siano incontrati in Louisiana, negli Stati Uniti, per discutere delle prossime elezioni. Nel quartiere di Martissant, ovest di Port-au-Prince, dove un violento conflitto tra bande infuria da oltre sei mesi, i civili continuano ad essere mirati deliberatamente e indiscriminatamente.


Aprile 2022 – Sospensione temporanea delle attività nel centro di Drouillard di Medici Senza Frontiere, nell’agglomerato di Cité Soleil a Port-au-Prince, a causa della violenza tra gang. Aperto nel 2011, il centro di Drouillard ha fornito cure di emergenza e di stabilizzazione alla popolazione. Il centro rimarrà chiuso, finché non saranno garantite le condizioni di sicurezza, per consentire un accesso imparziale alle cure e non sarà violato il rispetto della neutralità delle strutture sanitarie.

Rimangono alti i livelli di insicurezza alimentare e malnutrizione. Secondo le ultime stime dell’Integrated Food Security Phase Classification (IPC), circa 4,5 milioni di haitiani (45% della popolazione totale) fronteggeranno la fame nel 2022. Di questi, più di 1,3 milioni saranno in emergenza (fase 4 IPC).

Pesanti colpi di arma da fuoco a Butte Boyer, nella zona di Croix-des-Bouquets, comune nell’area metropolitana di Port-au-Prince. Il gruppo armato 400-Mawozo combatte ancora contro bande rivali, guidate dal gruppo Chen Mechan, per controllare la zona di Croix-des-Missions e Bon-Repos. Decine di feriti sono stati accolti nel Centre de traumatologie d’urgence et de grands brûlés de Tabarre nella capitale Port-au-Prince, mentre l’insicurezza sta tornando ad essere un serio ostacolo all’accesso alle cure.

Si teme che la vasta area di Croix-des-Bouquets, che collega la capitale all’altopiano centrale e al confine con la vicina Repubblica Dominicana, possa diventare la prossima terra di nessuno di Haiti dopo Martissant, il quartiere sud totalmente sotto il controllo di gang. Se Croix-des-Bouquets cadesse completamente nelle mani delle bande armate, lascerebbe Port-au-Prince con un solo accesso, quello settentrionale.

Le conseguenze dello stoccaggio improprio di carburante, alimentato dallo spettro della penuria del mercato, continuano ad essere causa di preoccupanti esplosioni. Ultimi gravi incidenti a Milot, zona Barrière Battant (département du Nord) e a Montrouis, St Marc (département de l’Artibonite). Decine di feriti sono stati trasportati in condizioni critiche presso il Centre de traumatologie d’urgence et de grands brûlés de Tabarre, a Port-au-Prince.

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