YEMEN. Sanità al collasso per bombardamenti sauditi

Nena News Agency – 05 novembre 2015

Devastate da mesi di raid aerei almeno 90 strutture sanitarie nel Paese tra ospedali, poliambulatori, farmacie, centri trasfusionali e laboratori. Il 23% degli ospedali del Paese non è più funzionante

Photo UN yemen

di Federica Iezzi

Roma, 5 novembre 2015, Nena News – E’ stato solo l’ultimo in ordine di tempo. Bombardamenti della coalizione contro i ribelli houthi, guidati dall’Arabia Saudita, hanno colpito un ospedale di Medici Senza Frontiere, nel distretto di Heedan, nel governatorato di Sa’da, nel nord dello Yemen. Negato così l’accesso alle cure mediche a 200.000 civili.

Devastate da mesi di raid aerei e combattimenti almeno 90 strutture sanitarie nel Paese tra ospedali, poliambulatori, farmacie, centri trasfusionali e laboratori. Il 23% degli ospedali del Paese non è più funzionante.

I dati dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani parlano di 5.564 morti, tra cui 410 bambini, e 26.568 feriti. 2,3 milioni gli sfollati interni.

La situazione sanitaria in Yemen è catastrofica. 400 membri del personale sanitario hanno lasciato lavoro e Paese dall’inizio del conflitto. Gli ospedali hanno cercato di compensare le mancanze aumentando i turni dei medici fino a 24 ore. 15,2 milioni di civili non hanno libero accesso all’assistenza medica di base. Registrata una diminuzione del 15% nella copertura di immunizzazione pediatrica; colpiti dai mortai anche centri di vaccinazione. Riportati 8004 sospetti di febbre dengue in sei governatorati. 144 persone sono già morte. Solo 2447 bambini sotto i 5 anni, donne incinte e giovani madri hanno beneficiato di supporti nutrizionali. Più di mezzo milione di bambini soffre di malnutrizione. Documentato un aumento del 150% di ricoveri ospedalieri per malnutrizione dallo scorso mese di marzo.

All’inizio di ottobre, distribuite dall’Organizzazione Mondiale della Sanità 15,7 tonnellate di farmaci essenziali e forniture mediche alle 40.000 persone, nelle aree di al-Moka, al-Hodeida e Taiz. Per garantire una continua fornitura di acqua potabile nell’ospedale di al-Jumuri, nel governatorato di Hajja, usati impianti con 2.800 metri di tubi di collegamento. La carenza di acqua è strettamente connessa alle interruzioni di elettricità e alla insufficienza di combustibile per i generatori.

Forti difficoltà di approvvigionamento nei maggiori ospedali yemeniti sono causati dai continui combattimenti tra ribelli houthi e forze fedeli al presidente Abd-Rabbu Mansour Hadi. Il Ministero della Salute yemenita gestisce con estrema difficoltà l’importazione di merci.

L’al-Sabeen hospital, il principale ospedale della capitale Sana’a, con più di tre milioni di utenze, continua a lavorare con un ritmo minimo di attività, a causa dell’accesso limitato ai farmaci di base e alle attrezzature. Blocco del 90% dell’approvvigionamento di forniture mediche dal porto di al-Hodeida, imposto dai combattenti pro-Hadi. Mancano i comuni farmaci per il trattamento dell’ipertensione, del diabete e delle malattie psichiatriche.

A Sana’a, il Comitato Internazionale della Croce Rossa ha invece iniziato la distribuzione di beni essenziali all’al-Thawra hospital, dopo settimane in cui i posti di blocco houthi avevano negato l’ingresso di aiuti umanitari. Completamente fermi pronto soccorso, radiologia, reparto di maternità e servizio dialisi. Giace in frantumi il Republic hospital, nel quartiere di Dar Saad di Aden, gravemente danneggiato dai bombardamenti. Secondo quanto dichiarato dall’associazione non-profit Save the Children, gli ospedali a Taiz sono sotto assedio dai ribelli houthi.

Chiusi, nella Taiz assediata dai combattenti houthi, lo Yemen international hospital, il military hospital e l’al-Safwa hospital per totale assenza di materiale sanitario. L’al-Rawdah hospital attualmente accetta solo casi di emergenza. Più di 1400 persone sono state trattate nell’ospedale nel solo mese di agosto. Per una popolazione di circa 600.000 persone, a Taiz erano attivi 20 ospedali, prima dell’inizio dei combattimenti. Solo sei di questi, oggi continuano la loro attività. Nena News

Nena News Agency “YEMEN. Sanità al collasso per bombardamenti sauditi” di Federica Iezzi

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Siria, senza cibo e senza medicine nelle città assediate

Idlib (Siria) – Il primo venerdì di Ramadan all’ospedale da campo di Sarmeen dopo pesanti bombardamenti

 

Frontiere News – 30 maggio 2014

 

Nelle città siriane assediate, da mesi la guerra causa silenziosamente migliaia di vittime per la drammatica mancanza di cibo e di farmaci. 6,8 milioni di persone aspettano improrogabile aiuto, senza elettricità né riscaldamento, con gli occhi freddi di chi ha visto troppa sofferenza

 

Douma (Syria) - A little bit of food but a lot of hope - by Abd Doumany

Douma (Syria) – A little bit of food but a lot of hope – by Abd Doumany

 

di Federica Iezzi 

Douma (Siria) – I penosi anni di ostilità hanno fatto a pezzi ospedali, laboratori e farmacie. Il 60% degli ospedali è danneggiato o completamente distrutto. La metà dei medici ha lasciato il Paese. La medicina e gli ospedali diventano improvvisati.

Dagli ultimi dati divulgati da Save the Children, i neonati scompaiono nel vuoto delle incubatrici a causa della mancanza di elettricità. I più fortunati dispongono di elettricità solo per un’ora e mezzo al giorno. Si amputano arti ai bambini per mancanza di cure alternative. Si muore come negli anni ’20 di morbillo, diarrea o polmonite. Non ci sono antibiotici. Non ci sono anestetici per gli interventi chirurgici.

I pochi medici rimasti, lavorano in scantinati bui. Possono solo centellinare farmaci dalle loro irrisorie scorte. A volte li ottengono dopo lunghe contrattazioni e scendendo a vili compromessi con soldati del governo di Damasco.

Nelle città sotto assedio dei governativi non entra e non esce nessuno. Non entra e non esce niente. Alle organizzazioni umanitarie non è concesso portare nemmeno sciroppi per la tosse ai bambini che vivono nell’instabilità senza fine delle città assediate. Homs è sotto assedio da 716 giorni di fila. I bambini uccisi sono 14.000. Secondo l’UNICEF più di 250.000 persone sono tagliate fuori dagli aiuti all’interno della Siria.

Nelle zone sotto assedio, il governo al-Assad ha tagliato la corrente e le comunicazioni, impedendo l’afflusso di cibo e medicine. Palazzi distrutti, case rase al suolo, quartieri fantasma, isolati e assediati, senza nessun collegamento con il resto dell’umanità, senza che i convogli umanitari riescano a penetrare all’interno.

Secondo le stime dell’UNICEF 2,8 milioni di bambini non vanno a scuola da quasi due anni. Le scuole insieme agli ospedali sono stati convertiti in alloggi collettivi delle forze di al-Assad.

Disattesi regolarmente gli accordi per l’apertura di corridoi umanitari per l’arrivo di beni di prima necessità alla popolazione civile. Falliti miseramente gli accordi di Ginevra I e Ginevra II.

Le pattumiere hanno sostituito il negozio sotto casa, dove i bambini si precipitavano con poche lire strette tra le mani, per comprare pane e frutta. La gente è affamata. Il regime di al-Assad ha strappato il cibo a 500.000 persone.

Sono passati tre anni dall’inizio del conflitto e l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani ha smesso di contare le vittime. Le stime parlano di più di 150.000 morti. 600.000 feriti. Tutti nel paese sembrano aver perso qualcuno. Il drammatico bilancio è stato diffuso dall’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria, una piattaforma dell’opposizione anti-regime che dal 2007 monitora le violenze nel Paese. Un terzo delle vittime è costituito da civili e di questi almeno ottomila sono bambini.

Il mondo continua a guardare disorientato i crimini di guerra, le accanite torture, l’arbitrario sterminio di Bashar al-Assad. Vane e timide sanzioni su scambi economici e militari, su rapporti politici e quelli bancari. Intanto miliziani qaedisti antigoverantivi della Jabhat al-Nusra hanno privato di acqua potabile i quartieri occidentali di Aleppo, controllati dalle forze lealiste, ormai da settimane. Chi vive sotto assedio non ha elettricità da più di 18 mesi. La gente continua a non avere voce.

Frontiere News “Siria, senza cibo e senza medicine nelle città assediate” di Federica Iezzi

ANA Press – 01 agosto 2014 – “Children eating from the streets of Hajr al-Aswad in Damascus”

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